Agnès Martin-Lugand , La gente felice legge e beve caffè

Agnès Martin-Lugand, psicologa di professione, decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla scrittura e nel 2012 auto-pubblica il suo romanzo La gente felice legge e beve caffè. Il successo è tale che nel giro di pochi mesi il libro è in testa alle classifiche. Tanto clamore attira l’attenzione dell’editoria internazionale e La gente felice legge e beve caffè viene pubblicato in tutto il mondo; a breve potremo vedere anche la sua trasposizione cinematografica. In Italia è edito dalla casa editrice Sperling&Kupfer, nella versione tradotta daMargherita Belardetti.

La gente felice legge e beve caffè in sostanza è la narrazione intima dell’elaborazione del lutto della protagonista Diane, la quale improvvisamente si ritrova sola a dover affrontare la perdita dei suoi cari, ma soprattutto la vita di tutti i giorni. Realizza da subito di non essere in grado di fare entrambe le cose e si chiude sempre più in se stessa, nella speranza vana di scomparire anche lei come è successo ai suoi affetti: «Volevo dormire, il sonno concilia l’oblio».

Per un intero anno dopo la tragedia automobilistica in cui hanno perso la vita il marito Coline la figlia Clara, Diane desidera solamente eclissarsi, eppure: «[…] il mio cuore continuava a battere con ostinazione. E mi teneva in vita. Per mia grande disgrazia». Diane tenta disperatamente di combattere anche contro il tempo che inesorabilmente scorre e cancella ciò che lei vorrebbe conservare per sempre. «Salii sopra e mi avvolsi nelle coperte. Il mio naso, come accadeva ogni volta che mi rifugiavo lì, cercava il profumo di Colin. Alla lunga era sparito, eppure non avevo mai cambiato le lenzuola […]».

Spaventata più dall’insistenza dei suoi familiari di volerla riportare alla vita che non dal dolore, Diane decide di allontanarsi da Parigi per trasferirsi nell’unico posto in cui si era rifiutata di andare con Colin, la verde Irlanda, scegliendo a caso una località dalla cartina. Così, lontana dal suo mondo, comincia una nuova vita che, almeno inizialmente, non è molto differente da quella che conduceva rintanata nel suo appartamento parigino. Ma il fatto di essere sola e di non avere più familiari o amici su cui poter contare la costringe a lasciare il guscio protettivo del capanno in riva al mare che è diventato il suo nuovo rifugio e, lentamente, ricominciare a vivere. Trascorrerà così quasi un altro anno tra alti e bassi fino al momento in cui si renderà conto che non è lì che può ricominciare a vivere e in nessun altro posto che non sia il luogo dove ha smesso di farlo.

Agnès Martin-Lugand

Ritorna a Parigi e si dedica instancabilmente alla “rinascita” del suo caffè letterario che aveva già chiamato La gente felice legge e beve caffè e del quale si occupa in coppia col suo migliore amico,Felix. Giorno dopo giorno Diane imparerà a gestire il dolore e il locale; ricomincerà pure ad assaporare i piccoli piaceri della vita, come un raggio caldo di sole o il profumo di un fiore e ritroverà la vita che l’ha richiamata a sé. «Eccomi davanti al mio caffè letterario. Di Felix non c’era traccia, ovviamente. Ma il cielo azzurro non mancava mai all’appuntamento. Sorrisi, chiudendo gli occhi. Ero finalmente in grado di godermi le piccole gioie quotidiane. Era già qualcosa, era già molto. Toccai la mia fede. Un giorno, me la sarei tolta. Forse per Edward. Sentii suonare il telefono. Bisognava mettersi al lavoro. Prima di entrare guardai l’insegna. La gente felice…».

Si rivela una lettura strana La gente felice legge e beve caffè. Il testo è strutturato bene: la storia scorre senza particolari intoppi e anche lo stile della narrazione è fluido, con pochi cambi di registro, che comunque sono ben orchestrati; ma fin dalle prime pagine si avverte come la sensazione che manchi qualcosa. Il romanzo di Agnès Martin-Lugand sta per diventare un film e in effetti questa sembra essere la sua vocazione. In diversi punti, leggendolo, manca la profondità richiesta alla scrittura, l’impeto delle parole che avviluppano l’intreccio e lo rendono appetibile, a volte indimenticabile, per il lettore. Spesso si ha come l’impressione di leggere delle scene preparate per la cinepresa, con la descrizione degli ambienti, delle pose degli attori e dell’insieme ma dopo poche battute, che per lo più sono riflessioni intime della protagonista, si cambia scenario: magari all’aria aperta, sulla spiaggia o in macchina ed ecco una nuova descrizione dettagliata dell’ambiente circostante, del cielo e del mare; di nuovo qualche riflessione o un breve dialogo e si ricomincia con una nuova location.

Un romanzo, sia esso di genere rosa, giallo, noir o fantasy, è amato anche perché dà al lettore la possibilità di viaggiare con la mente in posti e tempi lontani, di assaporare e vivere mille esperienze accanto ai protagonisti e soprattutto di farlo ognuno con i propri ritmi, al contrario delle produzioni cinematografiche che concentrano tutto o quasi sulla rappresentazione visiva, su un bombardamento di immagini che lascia poco spazio alla fantasia e all’immaginazione. La gente felice legge e beve caffè della Martin-Lugand dà l’impressione di essere nato dalla volontà di raccontare una storia e di vederla poi trasposta al cinema.

http://www.sulromanzo.it/blog/la-gente-felice-legge-e-beve-caffe-di-agnes-martin-lugand

 

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