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Lei vive in Italia da diversi anni ormai. Che idea si è fatta di questo Paese?

È un paese che adoro e, allo stesso tempo, mi fa disperare. Ho visto la caduta del vecchio sistema politico di fine anni ‘90, le stragi del ‘92-‘93, l’ascesa di Berlusconi e la seguente decadenza dell’Italia. Lo sviluppo politico degli ultimi vent’anni è stato un disastro. E il governo attuale mi sembra lo stesso piatto riscaldato in un’altra salsa. L’unica cosa positiva per me è la  nascita del Movimento 5 Stelle. Almeno adesso c’è un’opposizione vera e credibile, non quella finta del PD contro Berlusconi.

Mi fa disperare, in Italia, la mancanza di senso civico. E questo riguarda non solo le immondizie lasciate lungo le strade ma anche la classe politica che sfrutta lo Stato. Contemporaneamente adoro l’Italia perché è un paese pieno di eroi, gente impegnata in varie lotte: contro la mafia, contro le grandi navi, in difesa dei beni culturali. L’Italia è la patria dell’arte e della creatività – in tutti i sensi – e poi sono maestri di autoironia – qualità che manca spesso ai tedeschi.

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In “Santa mafia. Da Palermo a Duisburg: sangue, affari, politica e devozione” (Nuovi Mondi Edizioni, 2009) affronta il tema scottante dell’espansione delle mafie che, come ha dichiarato lei stessa in un’intervista, «non è un problema esclusivamente italiano né un affare di coppole e di realtà arretrate del sud Italia, ma un problema europeo». Molti faticano ancora ad ammettere che sia un problema italiano e non circoscritto al solo Sud figuriamoci considerarlo europeo. Quali sono state le principali reazioni al libro?

In Germania sono stata minacciata, querelata e diffamata. Dunque le reazioni non mi mancavano. La legge tedesca rende molto facile a chiunque querelare un giornalista e far annerire le pagine di un libro. In Germania ci sono delle lacune nella legislazione che sono, come lo hanno sottolineato anche magistrati italiani, un invito a nozze per i mafiosi: la confisca preventiva dei beni non è possibile, intercettare quasi impossibile, il riciclaggio è un gioco da bambini e l’associazione mafiosa non esiste nella legislazione tedesca. Ho trovato particolarmente interessante osservare che la mafia riesce, sia in Italia che in Germania, a scatenare un processo di repressione, ci si racconta delle bugie da soli:  “la mafia” sono sempre gli altri.

Quello che i lettori, sia italiani che tedeschi, possono visionare è una versione censurata del libro. Come ha affrontato la cosa?

Per me è stata un’esperienza umiliante. Non avrei mai pensato di trovarmi in un tribunale tedesco a difendermi e, quando ero lì, non avrei pensato neanche per sogno che un giudice potesse ignorare ben tre rapporti riservati della polizia federale, il BKA, sull’attività della ‘Ndrangheta in Germania, oltre che pile di documenti relative a  indagini di investigatori tedeschi e italiani. Eppure è stato così. L’unica cosa che mi ha consolato è stato l’enorme sostegno e l’ondata di solidarietà che ho sentito quando il libro è uscito in Italia. In Germania regna un’enorme ignoranza in materia di mafia, molto spesso stimolata anche da giornalisti che forniscono un’immagine molto folcloristica della mafia.

In un articolo del 2013 lei ha affermato: «il grande perdente delle elezioni italiane è il giornalismo (italiano e tedesco!)».  I World Press Freedom Index 2014 vedono la Germania in salita di 3 posizioni raggiungere il 14° posto mentre l’Italia con un recupero di 9 posizioni sale alla 49° posizione. È davvero una situazione che ha dell’incredibile. Qual è la sua opinione in merito?

Come giornalista tedesca ho trovato molto deprimente vedere cosa hanno scritto tanti corrispondenti tedeschi sulle elezioni parlamentari italiane del 2013 e su quello che è successo in Parlamento durante le elezioni del Presidente. Per me è stato una specie di piccolo colpo di Stato. Ma nessuno l’ha scritto in Germania, perché gran parte dei corrispondenti tedeschi non fanno altro che dei copia&incolla da «Repubblica», «Corriere della Sera», «La Stampa» (e mai dal «Fatto Quotidiano») senza però citare la fonte è senza spiegare ai lettori tedeschi che gran parte dei giornali italiani sono in mano ai partiti oppure a industriali vicini ai partiti. Il copia&incolla viene invece venduto come una profonda analisi dell’attuale situazione politica italiana. Così è arrivata tutta la propaganda anti-M5S anche in Germania. Questo mi dispiace perché priva i lettori tedeschi della possibilità di farsi un’idea reale di quello che succede in Italia e influenza anche le scelte politiche in termini europei. Ancora oggi sono scioccata dal sentire quanto poco si sa dell’Italia in Germania, sembra un paese lontano quanto la Papua Nuova Guinea.

Lei pensa che i governi nazionali e quello europeo stiano procedendo nella direzione auspicabile, ovvero quella dell’attuazione di risoluzioni che finalmente giovino alla popolazione?

Mah! Sinceramente lo dubito. Vedo anche un crescente disagio in Germania, dove la classe media è quella che ha sofferto di più. Credo che, al di là degli intrecci politici dei partiti, ci troviamo in una situazione storica molto fragile: i sistemi sociali ed economici non funzionano più, la globalizzazione ha cambiato i parametri, lo sviluppo tecnico ha cambiato il mondo, tra l’altro anche per noi giornalisti. L’importante è, secondo me, guardare avanti e non guardarsi l’ombelico continuamente.

Sta lavorando a qualche progetto in particolare in questo periodo?

Ho appena pubblicato un romanzo, un noir dal titolo “Palermo Connection” (Hoffmann u Campe Vlg GmbH, 2014) in cui racconto la storia di una donna-magistrato antimafia di Palermo e di un giornalista tedesco che viene in Italia in cerca di un’intervista con un boss…

 

© 2014 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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