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Irma Loredana Galgano

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Archivi Mensili: aprile 2015

“La banda degli amanti” di Massimo Carlotto (Edizioni E/O, 2015)

27 lunedì Apr 2015

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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EdizioniEO, Labandadegliamanti, MassimoCarlotto, recensione, romanzo, thriller

La banda degli amanti, Massimo Carlotto, recensione

Con La banda degli amanti (Edizioni E/O, 2015) Massimo Carlotto scrive un altro capitolo della serie dedicata all’investigatore ‘senza licenza’ Marco Buratti, detto l’Alligatore. Un nomignolo che sembra dirla lunga sull’uomo che lo ‘indossa’ come una seconda pelle ma che in realtà sorprende il lettore esattamente come accade ogni volta che si scorrono le pagine scritte dalla penna di un grande maestro.

Ancora una volta Carlotto ci porta a elaborare considerazioni amare sulla società odierna, sui suoi mali, le degenerazioni, le perversioni che sembrano non voler risparmiare alcuno. Ci porta a conoscere ‘il nuovo crimine’ che ben si adatta ai tempi e si scontra con quello ‘classico’ zeppo di regole e codici d’onore, sconosciuti alle bande criminali improvvisate e spietate che agiscono seguendo la sola legge del profitto. Uno sfruttamento infinito che non risparmia niente e nessuno, neanche donne e bambini.

«Eravamo consapevoli che la nostra fosse una delle ultime. Faceva parte di un mondo criminale che andava scomparendo, di cui eravamo stati protagonisti a vario titolo per un ventennio. Ora stava andando in pezzi, sostituito da organizzazioni e personaggi che ci facevano ribrezzo e con cui non volevamo avere nulla a che fare. La modernità, in quel settore, era ormai mafiosa, multinazionale, trasversale a ogni forma di corruzione del potere e delle istituzioni. E nociva. Quando arricchirsi illegalmente significa avvelenare la gente e i territori, concepire la schiavitù, mescolarsi con politici, imprenditori e boss della finanza, gli uomini liberi e con una coscienza abbandonano la festa.»

L’Alligatore si è rifugiato in Sardegna, per cercare di affogare dolore e disperazione e scomparire lentamente ma nella maniera più dolorosa possibile, quando viene raggiunto e avvicinato da una donna ricca e straniera che vuole il suo aiuto per ricostruire i tasselli della sua esistenza ‘perfetta’, minata da una ‘ombra’ che lei non vede l’ora di chiarire e far scomparire. Per risolvere il caso Buratti sarà costretto a collaborare con l’ispettore Giulio Campagna, il quale crederà per tutto il tempo di avere ogni diritto di maltrattarlo perché privo di regolare licenza ed ex galeotto.

Anche se non vuole ammetterlo neanche a se stesso, Campagna sa benissimo che non sono quelli come l’Alligatore il vero problema della società e così, fingendo reticenza, lo aiuta volentieri.

«Finse di guardare una vetrina dell’ennesimo negozio di calzature cercando di calmarsi. La commessa annoiata sfogliava una rivista. Attività come quelle crescevano a dismisura in quel periodo. Erano perennemente vuote e battevano decine di scontrini. Il miracolo dei periodi di crisi. Ma il riciclaggio sosteneva l’economia e ormai tutti chiudevano gli occhi. Anche lui.»

L’Alligatore, Max la Memoria e Rossini, tormentati dai fantasmi della spiaggia di Beirut, si tuffano a capo fitto nel caso della ‘banda degli amanti’ non solo e non tanto per aiutare ‘la svizzera’ ma soprattutto per vedere se possono ancora farcela a ricostruire delle vite, le proprie. La storia e l’epilogo ricompensano abbondantemente il lettore che cerca nell’intreccio la suspense di un noir premiandolo anche con gli indizi che lasciano facilmente sperare nel prosieguo delle ‘avventure letterarie’ dell’investigatore ‘senza licenza’ Marco Buratti.

La banda degli amanti – Massimo Carlotto

© 2015 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

“L’esigenza di unirmi ogni volta con te” di Tonino Zangardi (Imprimatur, 2015)

15 mercoledì Apr 2015

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Imprimatur, Lesigenzadiunirmiognivoltaconte, recensione, romanzo, thriller, ToninoZangardi

“L’esigenza di unirmi ogni volta con te” di Tonino Zangardi: un libro che si legge in poche ore

L’esigenza di unirmi ogni volta con te di Tonino Zangardi (Imprimatur, 2015) è il romanzo da cui è stato tratto il film, in lavorazione, interpretato da Claudia Gerini e Marco Bocci.

Secondo quanto sosteneva Luigi Pirandello «l’uomo non ha personalità unica, ma varia, complessa e in ininterrotta metamorfosi; è costretto perciò dalle convenzioni e norme sociali e dai suoi interessi ad assumere per gli altri un ‘forma’ fissa, determinata, rigida, legata a un aspetto e a una circostanza particolare della sua vita».

Questa ‘forma’ che l’uomo assume spesso diventa una vera e propria gabbia e così, alla stregua di un qualsiasi essere che si sente braccato,  finisce col desiderare solamente la libertà. Quando si è giovani, adolescenti, il tentativo di uscire dalla ‘gabbia’ viene etichettato come ‘ribellione’, ma quando si è adulti facilmente si tira in ballo la follia.

È esattamente da questo punto che parte il romanzo di Zangardi, dal desiderio ‘folle’ di Giuliana di liberarsi dalla ‘gabbia’ nella quale improvvisamente si sente prigioniera, dopo aver volontariamente ma inconsciamente per anni gettato ogni chiave offertale dalla vita per aprire i lucchetti del suo destino. Un gesto ‘folle’ che ne attira altri sempre più estremi in un crescendo di tensione e passione che tengono incollato il lettore alle pagine del libro.

La scelta di raccontare la vicenda da due diversi punti di vista che poi equivalgono ai due protagonisti, Giuliana e Leonardo, si rivela efficace in quanto aiuta a entrare con più incisività negli accadimenti, a condividere i sentimenti, le emozioni e, leggendo, ci si sente talmente partecipi da arrivare a criticare alcune delle scelte fatte dai personaggi immaginando così un ipotetico quanto diverso epilogo.

L’esigenza di unirmi ogni volta con te di Tonino Zangardi sembra essere stato scritto in vista della sua trasposizione cinematografica e se in generale ciò rappresenta un limite criticabile della letteratura e della narrazione nel caso specifico non lo è. La grande capacità descrittiva dell’autore, il quale riesce con brevi passaggi a ben rappresentare ‘la scena’ del narrato, aiuta chi legge a figurarsi personaggi e luoghi con una tale intensità da apparirgli in alcuni tratti reali.

È un libro che si legge in poche ore e non solo per la sua breve lunghezza che va poco oltre le 150 pagine ma per il forte coinvolgimento nella vicenda che porta il lettore a dure riflessioni su temi caldi della società attuale, da un originalissimo punto di vista.

«Mi ricordo che anni fa, quando mi mettevano di servizio allo stadio, passavo tutto il tempo della partita non a vedere quei poveri stronzi dare calci alla palla ma a osservare le facce contorte e urlanti dei tifosi: alcuni erano vere bestie che avevano riposto ogni briciola di umanità. Come se, uscendo coi loro bandieroni, avessero lasciato a casa cervello e razionalità. Ci urlavano “servi dello Stato”, senza sapere che lo Stato erano loro.»

http://oubliettemagazine.com/2015/04/15/lesigenza-di-unirmi-ogni-volta-con-te-di-tonino-zangardi-un-libro-che-si-legge-in-poche-ore/ 

 

© 2015 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

“La Repubblica del selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi” di Marco Damilano (Rizzoli, 2015)

09 giovedì Apr 2015

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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Italia, italiani, LaRepubblicadelselfie, MarcoDamilano, recensione, Rizzoli, saggio

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Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Sembra essere la domanda che si è posto Marco Damilano quando ha iniziato ad analizzare la situazione politica e sociale dell’Italia contemporanea, che è l’argomento principale de La Repubblica del selfie (Rizzoli, 2015). E per trovare le risposte è partito dalle origini, da quando la nostra Italia repubblicana è nata, apparentemente risorta dalle ceneri devastanti di una guerra e di una monarchia che si è cercato di scacciare e tenere lontane il più possibile dal ‘Nuovo Stato’.

«Il mio ideale politico è l’ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua personalità e nessuno deve essere idolatrato. Per me l’elemento prezioso dell’ingranaggio dell’umanità non è lo Stato ma è l’individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità. È questa che crea il nobile e sublime, mentre la massa è stolida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti». Così Albert Einstein definisce il suo ideale politico e il come i politici sfruttino la massa stolida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti per affermare la propria personalità ben lo descrive Damilano ne La Repubblica del selfie. Per il fisico tedesco nessuno deve essere idolatrato invece la storia politica della Repubblica italiana è piena zeppa di ‘idoli’ i quali indistintamente hanno cercato di captare i bisogni e i malesseri della massa per propagandarli come obiettivi e finalità. Destra, sinistra, centro-destra e centro-sinistra senza distinzione alcuna e se c’è un punto in cui tutte le forze politiche si sono sempre incontrate è proprio nell’aver ‘sfruttato’ il popolo per le personali scalate ai vertici del potere.

Damilano in più punti e per più personaggi evidenzia le analogie come le differenze dei vari leader ma ciò che tristemente emerge dal suo resoconto è la reazione pressoché invariata della gente che immancabilmente ha finito con il credere alle parole del Ciceronedi turno, piena di speranze e aspettative, immancabilmente deluse. E succede anche questa volta con un vero e proprio assalto alla diligenza nel tentativo di salire quanto prima sul carro del vincitore e ciò accade non solo tra gli elettori.

«Dall’uno contro tutti, come appariva Renzi nel 2012, al tutti per uno attuale, quando nella Roma dei palazzi è diventato impossibile trovare un emergente, o un consumato gattopardo, che non si dichiari preventivamente renziano.»

Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? «La Prima Repubblica era la Repubblica dei partiti. Con l’ossessione della rappresentanza. Nessuno doveva sentirsi escluso dal gioco: nessuna ideologia, nessuna categoria. Tutti dovevano sentirsi coinvolti nella partita. […] La Seconda Repubblica è stata la Repubblica della rappresentazione. Il suo simbolo è stata la tv commerciale che già negli anni Ottanta, prima che il berlusconismo prendesse forma politica, proponeva modelli di vita, rappresentazioni cui uniformarsi. […] La Terza Repubblica, la Repubblica di Renzi, sarà la stagione dell’auto-rappresentazione. Saltare i canali di comunicazione del passato. La Prima Repubblica aveva la Rai, la Seconda la tv commerciale, la Terza Twitter.»

Damilano riprende e ripercorre la storia delle ‘origini politiche’ di Matteo Renzi, dei suoi amici, collaboratori, dei presunti finanziatori e presumibili recruiter. Passaggi importanti, determinanti per analizzare ciò che è stato e soprattutto ciò che sarà, tappe fondamentali della sua ascesa politica che sembrano non interessare alcuno dei suoi fan o followerimmancabilmente pronti a ritwittare ogni cinguettio del selfie-made-man nazionale, come lo ha definito il giornalista Marco Travaglio scrivendo la prefazione a L’Intoccabile. Matteo Renzi. La vera storia di Davide Vecchi (Chiarelettere, 2014).

«Il renzismo è figlio del berlusconismo? Per provare a rispondere bisogna recuperare un documento destinato a restare segreto e rivelato dall’Espresso nell’estate 2012. Il progetto denominato “Rosa tricolore” era stato preparato da esponenti del cerchio magico che circonda Berlusconi vicini al toscano Denis Verdini, il potente padrone dell’apparato forzista. Si prevedeva in breve tempo l’azzeramento di tutto il gruppo dirigente del Pdl (Verdini escluso) e l’ingresso sulla scena di un nome nuovo. Il solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi, si leggeva nel titolo.»

D’altronde che Renzi sia ben visto e ben voluto dalla cerchia filo-berlusconiana ben lo si evince dalle dichiarazioni di Giuliano Ferrara: «E volete che un vecchio berlusconiano pop, come me, non si innamori del boy scout della Provvidenza?». Un ‘amore’ così forte da sopravvivere anche al ‘tradimento del Patto’ perché, scrive Damilano, «Renzi per Ferrara è qualcosa di più del semplice prediletto del berlusconismo: è il discendente di una cultura che vede l’essenza della politica nella Realpolitik, nell’analisi feroce e spietata dei rapporti di forza, nel cinismo dei patti traditi e dei capovolgimenti di pensiero».

Non dovrebbero stupire e trovare largo consenso a questo punto le accuse di chi punta il dita sul ‘vuoto’ creatosi negli ideali tanto professati dalla Sinistra italiana, la mancanza pressoché assoluta di politiche che rimandano al welfare, al sociale, al collettivo, le accuse di chi vede completamente svuotati di valori e di ideali questi partiti diventati a tutti gli effetti degli uffici di collocamento del business della politica e invece sono veramente pochi gli italiani che ammettono il fallimento e ancor di meno sono gli operatori del settore dell’informazione che scrivono o dicono esattamente come stanno le cose e perché, quelli che il Presidente del Consiglio in carica chiama i “gufi”. Meglio non dire, meglio non riflettere, senza analisi e senza critiche profonde si va avanti a colpi di tweet e selfie che sono o sembrano dei veri e proprio lanci pubblicitari. «Un selfie moltiplicato per milioni di italiani. Auto-scatto, auto-promozione sui social network, auto-identità, auto-referenzialità. Auto-rappresentazione, appunto».

Ne La Repubblica del selfie Marco Damilano scava a fondo nella storia politica contemporanea illuminando quei personaggi o quegli eventi apparentemente distanti, lontani, volutamente o casualmente passati nel dimenticatoio collettivo e li riporta in prima fila, allineando pensieri e riflessioni e regalando al lettore uno spaccato della nostra Repubblica che invita molto alla riflessione e perché no all’autocritica, come italiani ma soprattutto come elettori e, nella «Repubblica di Renzi», anche come follower. L’autore non manca di ricordare che alle scorse elezioni europee il partito democratico ha superato il 40% e ottenuto un consenso che neanche Berlusconi aveva raggiunto, eguagliando la popolarità dei tempi d’oro della Democrazia cristiana.

Per tutte le 270 pagine che compongono il libro Damilano racconta, da giornalista e narratore, una considerevole mole di fatti, accadimenti, riportando dati, informazioni, nomi e luoghi ma lo fa con un linguaggio molto discorsivo, non pesante che, unitamente alla curiosità che nasce nel voler saperne ancora, conduce il lettore voracemente fino alla conclusione che in realtà rappresenta solamente l’inizio di un qualcosa che, nonostante tutto, non si è riusciti a definire fino in fondo.

«“Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retro pensieri: basta una sera alla tv e finalmente capisci la crisi dei talk show in Italia” scrive mentre sta guardando Piazza Pulita. “Dobbiamo cambiare modo di raccontare l’Italia e la politica” aggiunge. Cambiare il modo di raccontare l’Italia per cambiare l’Italia. Proposito vagamente inquietante, se a esprimerlo è il presidente del Consiglio.»

Mahatma Gandhi sosteneva che «l’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici».

Marco Damilano, “la repubblica del selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi”

© 2015 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Anne Brasseur al Parlamento italiano, diritti umani, corruzione e terrorismo

03 venerdì Apr 2015

Posted by Irma Loredana Galgano in Articoli

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Il 30 marzo il presidente del Senato, Pietro Grasso, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, hanno ricevuto a colloquio la presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, Anne Brasseur. Nella nota diffusa da Palazzo Madama si legge che al centro del dibattito sono stati i temi de «la minaccia del terrorismo, la lotta alla corruzione, le tematiche dei diritti umani e dell’immigrazione, con particolare riguardo al problema dei richiedenti asilo».

Anne Brasseur ha aggiornato «il Parlamento italiano circa l’azione del Consiglio relativamente alle principali questioni dei diritti umani nei 47 paesi che ne fanno parte» indicando nei «conflitti storici e nei nuovi gruppi estremisti la causa del crollo delle democrazie europee». Il portavoce alla Camera per il Movimento Cinque Stelle e membro della III Commissione affari esteri e costituzionali, Manlio di Stefano, dissente dal punto di vista della Brasseur e diffonde online e sui social il video della sua ‘replica’ in cui spiega il suo punto di vista.

Per il deputato 5 stelle innanzitutto i «conflitti storici e i nuovi gruppi estremisti non sono la causa del crollo delle democrazie europee ma la conseguenza». «Abbiamo vissuto molto male le sanzioni date alla Russia non perché non condividessimo la necessità di stigmatizzare un atteggiamento che non era adeguato a una Democrazia ma perché  riteniamo che il Consiglio d’Europa sia un’Istituzione che debba incentrarsi sul dialogo. Inoltre riteniamo che il Consiglio debba interrogarsi sui reali bisogni e necessità degli europei in questo momento, anzi per tutti i 47 paesi che ne fanno parte».

«In Italia siamo oggi al 43% di disoccupazione giovanile, il dato storico peggiore di sempre, siamo il primo Paese in Europa per livello di corruzione, quella percepita dai cittadini verso la politica nell’ultimo dato era al 92%, cioè il 92% dei cittadini pensa che la politica sia corrotta… e questo succede in tanti paesi europei non soltanto in Italia. Abbiamo 9 milioni di poveri assoluti, cioè che vivono al di sotto della soglia di povertà secondo l’Istat, io credo che il Consiglio d’Europa debba farsi promotore di questo tipo di battaglie.»

«Soltanto Italia, Ungheria e Grecia non hanno il reddito di cittadinanza in Europa, ad esempio, e il Consiglio d’Europa dovrebbe spingere su queste cose perché nel momento in cui tu risolvi il problema endemico dei cittadini, che oggi è la crisi, è la disoccupazione, è l’assenza di reddito… riduci anche quell’astio, quella forma di odio, di idea che si possa risolvere tutto con la violenza.»

«Non abbiamo più le condizioni sociali per poter reggere la crisi e questo crea estremismi. Il diritto umano oggi è quello di vivere bene, serenamente, di arrivare a fine mese e questo automaticamente riavvicinerebbe i cittadini anche alla politica, se questa attuasse delle Leggi a favore del loro benessere. Oggi abbiamo in discussione al Senato la norma sull’anticorruzione in Italia fortemente carente ancora di quei reati che vengono indicati come i reati dei colletti bianchi, i reati della politica. Questo allontana o avvicina i cittadini alla politica? Li allontana e crea ancora una volta quell’odio verso la politica che è sì oggi causa di problemi sociali.»

«Il Consiglio d’Europa deve includere nei diritti umani i diritti primari, che sono quelli al reddito e alla percezione di una Democrazia sana anche nei paesi che si sentono immuni da questo rischio, come l’Italia e altri paesi del ‘vecchio continente’… non ci sono più oggi democrazie veramente consolidate perché c’è un abuso continuo da parte dei governi.»

http://www.articolo21.org/2015/04/anne-brasseur-al-parlamento-italiano-diritti-umani-corruzione-e-terrorismo/

© 2015, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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