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“L’uomo dagli occhi glauchi” di Patrizia Debicke: uomini e le donne del XVI secolo

La Delos, nella collana Odissea curata da Franco Forte, pubblica quest’anno la versione digitale de “L’uomo dagli occhi glauchi” di Patrizia Debicke, già vincitore del secondo premio assoluto al IV Festival Mediterraneo del giallo e del noir di Sassari.

L’uomo dagli occhi glauchi” è un romanzo storico la cui trama si sviluppa tra l’Inghilterra, Venezia e Roma e vede come protagonisti gli uomini e le donne del XVI secolo con le loro personali vicende, emozioni, vicissitudini pubbliche ma soprattutto private.

La Debicke conduce il lettore nell’Inghilterra di Enrico VIII,nella Venezia di metà Cinquecento, nella Roma dei Farnese e in un tempo tutto dominato dalle ombre e dalle speranze che gravitano intorno al Concilio di Trento. Lo porta a conoscere la campagna inglese di allora con le sue fattorie, i cottage, il gelo, il forte vento e la fitta vegetazione. Luoghi apparentemente senza tempo che sembrano rimasti immutati da allora.

Quasi con prepotenza dopo il prologo la scena si sposta tra le calli della Serenissima, tra i ponti e i palazzi che ospiteranno i protagonisti nel periodo più singolare dell’anno: il Carnevale.

I cardinali Alessandro Farnese e Reginald Pole, Lord Templeton e la cortigiana Angela Gradi, pur di appartenenze lontane si ritroveranno uniti dal fitto intreccio e dall’intricato rebus la cui soluzione l’autrice è stata ben attenta a celare, lasciando scivolare tra le righe del libro solo piccoli indizi e labili tracce che aiuteranno il lettore a scoprire le carte del misterioso ‘uomo dagli occhi glauchi’ solo fin quasi alla conclusione.

In questo come del resto in altri suoi scritti, l’autrice racconta di personalità realmente esistite e di personaggi di fantasia, di luoghi e ambientazioni reali  e situazioni che vorremmo non esistessero più.

Toccanti le pagine in cui fa riferimento ai ‘bambini del Chiurlo’, orfani comprati a pochi denari e costretti e delinquere per sostentare il protettore. Come Puccio che ne ha viste e vissute troppe per la sua giovane età e stenta finanche a crederlo quello che poi sarà.

«-Li hanno buttati via- dicevano gli altri ragazzi più grandi e induriti. Lui finora era stato fortunato, ma qualche volta la sera, quando era così stanco da non sentire le gambe e non riusciva ad addormentarsi dalla fame, sognava la zia Ebe. La invocava col pensiero e sperava di morire anche lui, come era morta lei

La società contemporanea è caratterizzata da una copiosa produzione e circolazione di immagini, oltre che di notizie e informazioni. Basti pensare alla moda largamente diffusa di postare i selfie sui social o agli archivi anche digitali stracolmi di foto che ritraggono volti e paesaggi. In qualunque momento possiamo guardarle e riguardarle e renderci conto dei cambiamenti. Non è sempre stato così. Prima le foto erano cosa rara e legata ad avvenimenti e ricorrenze e prima ancora, nel periodo di cui ci narra la Debicke, il ‘ritratto’ bisognava commissionarlo ai ‘mastri’ del pennello.

Ne “L’uomo dagli occhi glauchi” sarà il grande Tiziano Vecellio a ritrarre la ‘Danae’ di Alessandro Farnese e il misterioso lord inglese dagli ‘occhi glauchi’ che si rivedrà dopo trent’anni e rammenterà ogni istante di quei giorni con un velo di orgoglio misto a nostalgia.

«-Come avrei potuto dimenticarlo.- Studiò ancora il ritratto a carboncino e dichiarò: – Quanto tempo… Come eravate giovane, Milord

“L’uomo dagli occhi glauchi” di Patrizia Debicke: uomini e le donne del XVI secolo

 

 

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