Allarmanti i dati emersi da una ricerca congiunta di Censis e Polizia Postale e delle Comunicazioni su cyberbullismo, sexting e adescamento online.
Il 10 marzo, presso la Scuola Superiore di Polizia a Roma, sono stati presentati i risultati della prima fase dell’indagine Verso un uso consapevole dei media digitali che rientra nel progetto di ricerche e approfondimenti riguardanti tematiche sociali connesse all’uso dei nuovi media da parte di minori e adulti nato dalla collaborazione tra il Censis e la Polizia di Stato.
Per 1727 presidi delle scuole secondarie italiane, corrispondente al 77%, è internet l’ambiente dove si contano i casi maggiori di bullismo, seguito dai luoghi di aggregazione (47%), dal tragitto tra casa e scuola (35%), dalla scuola (24%).
Oltre la metà dei dirigenti (52%) ha dovuto gestire personalmente casi di cyberbullismo, il 10% episodi di sexting e il 3% tentativi di adescamento online. Tutti ritengono di aver affrontato un vero e proprio reato tanto che in più del 50% dei casi si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
L’identikit del cyberbullo
Il profilo stilato dalla Polizia di Stato vede il cyberbullo come un ragazzo o ragazza di età compresa tra i 10 e 16 anni, un’immagine da bravo studente, una competenza informatica superiore alla media, incapacità di valutare la gravità delle azioni compiute online.
Usa internet per realizzare ciò che non ha il coraggio di fare nella vita reale. Si sostituisce ai compagni più timidi sui social network, a nome di altri diffonde immagini e informazioni riservate tramite mms sui telefonini, racconta dati personali o dichiara disponibilità sessuale a nome delle compagne.
Il 90% dei dirigenti coinvolti nell’indagine ritiene il fenomeno del cyberbullismo più grave del bullismo, in quanto più doloroso per chi ne subisce le conseguenze e più rapido e duraturo negli effetti negativi sulla reputazione personale.
Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli tendono a colpire ragazzi psicologicamente più deboli.
Fenomeno in crescita ma sottovalutato dai genitori
I casi denunciati di cyberbullismo e sexting sono in continuo aumento, ma è probabile che molti giovani mantengano il riserbo sulle prepotenze subite, sia perché non sanno di poter essere tutelati dalla legge sia perché essere insultato online diventa motivo di vergogna, una debolezza che non si vuole confessare.
Per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più di uno scherzo tra ragazzi. Il 93% ritiene che l’esempio dei genitori influenzi molto o abbastanza il comportamento dei cyberbulli. Per l’89% dei presidi il cyberbullismo è più difficile da individuare, rispetto al bullismo tradizionale, perché in genere gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti.
5 segnali per riconoscere le vittime del cyberbullismo
generazioniconnesse.it ha stilato un elenco di 5 punti per riconoscere le vittime del cyberbullismo:
- Cambiamento improvviso del comportamento con gli amici, a scuola o in altri luoghi di socializzazione.
- Reticenza a frequentare luoghi o eventi che coinvolgono altre persone.
- Reticenza nell’uso di computer, telefonini o altro per comunicare.
- Reazioni di forte stress alla ricezione di nuovi messaggi.
- Mostrare scarsa autostima, depressione, disturbi alimentari o del sonno.
Il sexting ignorato
Lo scambio di messaggi dove ragazzi e ragazze si mostrano nudi o seminudi, in palesi atteggiamenti provocatori, è un fenomeno in forte aumento sebbene i genitori sembrano non accorgersi di nulla.
Cosa spinge i giovani verso il sexting?
- Mandare messaggi spinti è una manifestazione della volontà di scoprire la propria sessualità, di sperimentarla.
- Una foto di nudo spesso viene interpretata come un regalo divertente per un fidanzato o una fidanzata e non si pensa alle conseguenze del gesto.
- Molti adolescenti associano la sessualità con la maturità e quindi ritengono che mostrare un’immagine provocante di sé stessi serva a costruirsi un’identità forte.
- La velocità e la semplicità degli strumenti tecnologici possono indurre ad azioni impulsive, frettolose, fatte solo per seguire o imitare gesti altrui.
La prevenzione in tre punti
- Parlare in maniera aperta e corretta della sessualità con i propri figli.
- Far loro capire il concetto che “internet è per sempre“.
- Educare al rispetto della privacy propria e altrui.
Sono questi i tre punti fondamentali da cui partire per la prevenzione di episodi o manifestazioni di sexting.
L’adescamento invece fa paura
Ciò di cui i genitori hanno maggiore consapevolezza e timore è l’adescamento online da parte di criminali, pedofili, maniaci…
Presi con le dovute cautele, perché potrebbero essere comportamenti legati all’ordinario processo di crescita, ci sono dei segnali che potrebbero essere la manifestazione di problemi legati all’adescamento, come la dipendenza:
- Uso eccessivo del computer o del telefonino associato alla minimizzazione e al fatto di cambiare schermata all’avvicinarsi di un adulto.
- Aggressività e nervosismo quando si è impossibilitati a usare computer e telefono.
- Attitudine improvvisamente più sessuata nel modo di vestire, nel comportamento e nel linguaggio.
- Auto-isolamento dalla vita reale.
- Regali come webcam o cellulari ricevuti da parte di sconosciuti.
Le iniziative delle scuole
Il 39% delle scuole ha già attuato le misure specifiche di prevenzione del cyberbullismo previste dalle linee guida del Miur e il 63%intende farlo nell’anno in corso. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione riguarda solo la metà dei genitori e nel 59% il numero scende notevolmente.
Solamente il 10% delle scuole ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti ad alunni e genitori. Mentre quasi la metà degli istituti ha avviato un programma di informazione, rivolto sempre ad alunni e genitori. Il 43% ha anche istituito uno sportello di ascolto.
http://www.sulromanzo.it/blog/cosa-accade-ai-nostri-studenti-dal-cyberbullismo-al-sexting-allarme-web-delle-scuole
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