Splendore di Margaret Mazzantini, edito dalla Mondadori in formato cartaceo e digitale, è un romanzo che parla dell’amore ma soprattutto del dolore. È un libro intenso, profondo, a volte impegnativo come vuole da sempre la scrittura dell’autrice che indaga fin nel profondo dei suoi personaggi, scovando il loro lato segreto, nascosto, celato alla vista dei più ricoperto com’è dalle innumerevoli maschere di pirandelliana memoria che indossano per omologarsi, integrarsi, accettarsi in società, come la nostra, dove troppo spesso l’apparenza conta più della sostanza.
Guido e Costantino sono due ragazzi che nascono simbolicamente sotto lo stesso tetto, abitando entrambi nello stesso palazzo, ma mentre per andare a casa del primo bisogna salire, nel secondo caso bisogna scendere. Il primo è romano con una madre cresciuta in Belgio, il secondo è di origini pugliesi. Guido è figlio di un medico, Costantino del portiere dello stabile.
Servi di una volta, svelti a pulire, discreti a fare e andare. […] Mi dissero che erano andati in pensione, erano tornati giù. In quel generico giù, riconobbi l’Italia, il suo spirito, quella sua cronica divisione interna per ogni cosa. Un Paese abituato ad avere un sopra e un sotto, un attico e una cantina.
Non si capacitava da bambino Guido della rassegnata tranquillità della famiglia di Costantino, non riusciva a capire come potessero essere felici in quei locali umidi, poco illuminati, poco areati quando lui era un completo tormento interiore pur essendo circondato da ambienti, mobili e suppellettili di pregio. Avrebbe voluto incolpare di tutto sua madre che lo lasciava sempre solo, in compagnia di governanti invisibili, ma l’atteggiamento venerante del padre gli impediva di provare questo genere di sentimenti nei riguardi di Georgette.
Mi sembrava normale che lei non sentisse il desiderio di spendere il suo tempo con me in quelle attività mediocri, ripetitive. La immaginavo a scalare ben altre meraviglie, colmo di devozione come mio padre. Vivevo ai piedi di un altare, di un simulacro incendiato di promesse, mi specchiavo beato per riverberare un goccia del suo splendore.
È una continua lotta quella che devono affrontare Guido e Costantino, contro se stessi prima, l’uno contro l’altro poi e in ultimo contro la società che vuole a ogni costo imporre le proprie ferree regole e non concede sconti, neanche in nome dell’amore.
I loro impulsi sono generati da violenze subite, ma poteva anche non essere così, e il loro sarebbe stato semplicemente desiderio di vivere e condividere un sentimento con la persona con la quale senti di poter vivere una vita insieme, la tua vita, sulle cui scelte pensi di avere diritto di veto e di voto fino a quando non realizzi che non è tanto semplice fuggire dal dolore e dal male che lo accompagna, soprattutto quando questo veste i panni di un aggressore che ti prende alle spalle e scarica sul tuo corpo inerme la sua rabbia.
La paura è la più grande memoria dell’uomo.
Costantino questa paura non se la scorderà più, invece Guido non vuole dimenticare le sensazioni di prima … guardavo il filare delle luci incespicanti e sapevo che la vita era esattamente così, una lampadina sporca appesa a una fune elettrica il cui unico generatore di corrente è l’amore… e non riesce proprio a voltare pagina e andare avanti anche perché, contrariamente a Costantino che si ritrova circondato di persone che gli vogliono bene, lui rimane completamente solo, con i ricordi capovolti del suo passato, e non trova diversa via d’uscita che non sia correre veloce verso iltrip del futuro.
Del romanzo della Mazzantini bisogna guardare l’insieme ma anche soffermarsi sui dettagli, sullo sfondo, sui personaggi, su quello che dicono, sul perché lo dicono… è necessario fondere il tutto e osservarlo da diverse angolazioni, solamente in questo modo si può godere appieno del suo splendore.
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