Beatriz Williams, originaria del Connecticut, si è lasciata coinvolgere dai racconti dei sopravvissuti al grande uragano che colpì le sponde del New England nel 1938 e ha deciso di rendere omaggio alle oltre settecento vittime nell’unico modo che conosce uno scrittore: raccontando una storia. Nasce così A Hundred Summer, che nella versione in italiano, tradotta da Elena Cantoni per Studio Editoriale Littera, diviene Scritto nel vento, pubblicato dalla casa editrice Nord.
Scritto nel vento è soprattutto la storia di un grande amore, di quelle storie d’amore che quasi non si leggono più. Un amore fatto di sospiri, di sguardi, di lunghe attese, aspettative, gioie e dolori, rimorsi, rimpianti e tanta passione. Lily incontra il suo bel principe azzurro, ricco e muscoloso, e scopre, per la prima volta in vita sua, il desiderio, la voglia di lasciarsi amare, di abbandonare sé stessi per fondersi l’un l’altro. L’impatto con la realtà, o meglio con l’ostilità di suo padre, non tarda ad arrivare e lei si vedrà costretta ad abbandonare l’idea di vivere per sempre felice e contenta con il suo cavaliere. Fingerà che nulla le importi di quanto accaduto; sembrerà anche cedere alla tentazione di dimenticarlo per sempre e dedicarsi a un nuovo rapporto. Solamente quando riscoprirà sé stessa, Lily riuscirà a ritrovare il suo amore per Nick.
La Williams rende un quadro realistico del periodo storico in cui ha scelto di ambientare il romanzo, raccontando di un’America dove l’ipocrisia sembra farla da padrona, in barba alle leggi dello Stato e al Proibizionismo: tutti bevono di tutto e in ogni momento della giornata, cercando di far svanire nei fumi dell’alcool le frustrazioni e la noia. I problemi dei popoli e del mondo intero sembrano lontani anni luce dall’ambiente ovattato in cui è cresciuta e vive la protagonista, con tutti i suoi affetti e amici. Almeno fino a quando non entrano di prepotenza nel suo ménage e Lily si rende conto che dietro il volto di ogni persona si può celare una maschera che riesce a nascondere il suo essere reale.
Park Avenue in inverno, Seaview d’estate. Shopping, party, ricevimenti, club esclusivi, abiti di lusso, amori, tradimenti e sotterfugi… l’importante è mantenere le apparenze. Tutti mentono, tutti bevono, tutti fumano, tutti tradiscono e tutti fingono che non sia così. Budgie, la migliore amica di Lily, sconta il suo essere troppo sfrontata con l’emarginazione cui è sottoposta e che in un certo qual modo si è cercata nel momento in cui ha scelto di trasformare il suo dolore in cattiveria.
Nella nota storica a fine libro la Williams lascia molto spazio alle sue personali considerazioni riguardo ciò che è accaduto in New England al passaggio del grande uragano del 1938, ma anche in riferimento agli altri, numerosi e devastanti fenomeni atmosfericiche si sono abbattuti negli anni lungo le coste orientali degli Stati Uniti. Si sofferma a evidenziare la caparbietà degli abitanti del posto quando hanno deciso di ricostruire tutto, in maniera più solida, in previsione dell’arrivo di una nuova tempesta del secolo. Più o meno è quanto succede in ogni parte del mondo colpita da calamità naturali, che sia un uragano, un tornado, un fulmine, un terremoto, un maremoto, un incendio. I superstiti, trovano sempre la forza di riprendersi, devono farlo di necessità, e pian piano cercano di ricostruire quanto perduto, nello stesso posto di sempre perché gli uomini, come gli animali, stabiliscono un legame profondo con il luogo in cui vivono e sono indissolubilmente legati alla loro terra, quella stessa che a volte sembra volerli scacciare in modo brutale.
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