Come affrontare l’Università nel migliore dei modi?
Per coloro che hanno scelto un corso di Laurea che lo prevede, c’è il test pre-selettivo di ingresso, per altri ci sarà il test meramente valutativo, per altri ancora direttamente l’iscrizione, poi il pagamento delle tasse che già potrebbero generare dei risentimenti. Soffermandosi a leggere il bollettino per il versamento, in genere un pre-stampato, ci si potrebbe sentire presi in giro dalle diciture “contributi versati per l’Ateneo”, “tassa statale di iscrizione” e “tassa regionale per il diritto allo studio universitario”. Risulta quantomeno curioso il fatto che un giovane italiano e conseguentemente anche la sua famiglia per esercitare un diritto siano costretti a versare un copioso obolo allo Stato, un altro alla Regione e poi ancora un altro all’Ateneo. Però, purtroppo, si deve fare. Per ora.
Il passaggio successivo sarà organizzare un piano di studi valido e adeguato alle attitudini di ognuno. In questo potrà tornare utile una chiacchierata con qualche studente che già frequenta il corso di Laurea scelto, in grado quindi di dare dei consigli preziosi sui vari esami e relativi docenti. Una volta sistemato ciò, se si è uno studente fuori sede, bisogna concentrarsi sull’alloggio e in particolare sulla propria camera che sarà anche l’area studio. Il consiglio è di creare da subito un ambiente confortevole, con una scrivania o un tavolo per lo studio preferibilmente prospiciente il balcone o la finestra in maniera tale non solo da poter godere della luce naturale ma anche di un affaccio sul mondo che in genere non guasta.
Quello che non bisogna mai fare è lasciarsi sopraffare dall’ansia di portare a termine gli studi in un tempo irragionevolmente breve; è consigliabile invece concentrarsi su un esame alla volta, magari due se sono di differente difficoltà e pensare al poi solo quando diventerà ora. Il “piano di studio” deve essere regolare e sistematico quanto il “piano di studi”. Organizzare la propria giornata in maniera tale da avere a disposizione, sempre, almeno tre o quattro ore da dedicare allo studio, al ripasso, alla ricerca o all’approfondimento. Questo eviterà senz’altro di arrivare sotto esame con un grave ritardo sul programma. Se debbano poi essere ore del mattino, del pomeriggio o della sera è sicuramente una scelta personale e in parte condizionata dagli orari dei corsi da seguire.
Tenere sempre presente, fin dal primo momento, che l’Università non è la scuola superiore. Bisogna cavarsela da soli, magari con un piccolo aiuto da parte degli amici, qualche suggerimento di un collega conosciuto in coda da qualche parte, ma sostanzialmente si è da soli e anche se i professori danno la loro disponibilità a confrontarsi con i vari problemi degli studenti durante l’orario di ricevimento il rapporto con loro non potrà mai essere informale e costante come con gli insegnanti delle superiori.
Cercare di adattarsi quanto prima al nuovo ambiente magari approfittando delle giornate in cui ci si reca per commissioni per fare dei giri esplorativi all’interno del campus universitario, per rendersi conto degli spazi e degli ambienti. Potrà tornare utile nel momento dell’insediamento effettivo, quando il tutto sarà molto più affollato e caotico. Aiuterà inoltre a lasciarsi alle spalle l’atteggiamento da teen-ager maturando che potrebbe portare la giovane matricola a finire nel mirino di qualche goliardico gruppo di studenti veterani.
Durante la scuola superiore si è avuto il tempo di metabolizzare l’arrivo dell’esame finale per ben cinque anni, ora che si è giunti all’Università i tempi sono molto più stretti e ricorrenti. Preparatevi ad alti e bassi, ritorni ciclici di stress e ansia. Uno dei disturbi più frequenti tra gli studenti universitari sono gli attacchi di panico legati all’ansia da esame. Diverse correnti di pensiero, basandosi su studi e ricerche, asseriscono che una moderata ansia prestazionale favorisca migliori risultati rispetto a una completa assenza o a livelli eccessivi di ansia. Bisognerebbe però capire bene cosa si intende per eccessivi livelli e quando una reazione normale e del tutto comprensibile diventa o possa diventare un disturbo serio o patologico. Di sicuro non bisogna mai arrivare a pensare che la prestazione (in questo caso l’esito e la votazione dell’esame) coincida con il valore personale della persona che si è.
Secondo un’indagine svolta dall’Università di Padova sugli immatricolati 2013-2014, quasi la metà di loro intende svolgere un lavoro saltuario o continuativo durante il percorso di studi e ciò ovviamente rende più difficoltoso l’organizzazione del tempo a disposizione dello studente anche se, in generale, dedicare alcune ore della giornata ad attività definibili extra-accademiche non può che essere positivo. Chi non sarà costretto o non vorrà lavorare potrà dedicare questo spazio alla coltivazione di un hobby o alla pratica di uno sport.
In ogni caso bisogna sempre e comunque valutare le opzioni e la tempistica secondo quelli che sono i propri ritmi e le proprie necessità, evitare quanto più possibile i condizionamenti ed essere sempre pronti a una riorganizzazione del “programma di lavoro” qualora questo dovesse risultare inadatto per affrontare l’Università nel migliore dei modi.
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