Dopo l’esultanza per l’approvazione, con 5 voti a favore e 3 contrari, del Piano Gubitosi di riassetto delle newsroom della Rai iniziano le riflessioni, i commenti e le critiche alla messa in opera dei punti di quella che è stata definita la “rivoluzione storica della tv pubblica”.
Interviene sull’argomento anche la giornalista d’inchiesta Milena Gabanelli che in un’intervista ha detto: «Se è Renzi a scegliere i ‘migliori’, siamo fuori strada. Vuol dire che non ha letto come funziona il modello a cui tutti dicono di volersi ispirare».
Il Piano di Riforma proposto dal direttore generale Luigi Gubitosi avrebbe come obiettivo la riorganizzazione televisiva, l’esclusione degli interessi corporativi e l’ingerenza dei partiti, il miglioramento della qualità dell’informazione.
Il Piano si ispira al modello dell’emittente britannica Bbc che ha sempre incentrato le sue scelte editoriali sugli interessi dei cittadini considerati tali e non come dei semplici ‘consumatori’.
L’Italia, come è noto, nella classifica 2015 della libertà di stampa di Reporter senza frontiere si posiziona al 73° posto perdendo ben 24 posizioni rispetto allo scorso anno e nel report si legge che ciò è dovuto «all’incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili. 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendi ad abitazioni e vetture. Ma non è solo la violenza fisica a limitare la libertà d’informazione, a ciò va aggiunto l’elevato numero, 129, di cause di diffamazione ingiustificate contro i cronisti, la maggior parte delle quali intentate da personaggi politici, che costruiscono una forma di censura».
Ora viene da sé che se i politici operano nel nostro Paese una “forma di censura” nei confronti della stampa e sono sempre loro a dover valutare il piano di riassetto dell’informazione qualche nota stonata la si ascolta o si teme quantomeno di ascoltarla.
La Boldrini sembra aver messo il veto: «decreto solo per urgenza e qui non c’è scadenza» mentre il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sottolinea, appoggiando la linea del presidente del Consiglio, «ci sono tanti decreti perché ci sostato modo di verificarlo anche durante la maratona notturna per l’esame del ddl Riforme.
Renzi puntano meccanismi di ostruzionismo. Ci sarà decreto se ci sarà ostruzionismo». Come a dire che la voce delle opposizioni in Parlamento infastidisce solamente il ‘lavoro’ dell’esecutivo che deve sempre e comunque andare avanti e c’è a intervenire nella riforma del sistema radiotelevisivo pubblico modificando la governance e creando un organismo di controllo che garantisca l’indipendenza della Rai dai partiti politici. Per farlo vorrebbe ridurre il numero dei membri, portandolo a 5, e istituire la figura dell’amministratore delegato in sostituzione di quella attuale di direttore generale. Ad ostacolarlo l’articolo 20 della Legge Gasparri del 2004 che prevede un consiglio di amministrazione con 9 membri, di cui 7 eletti dalla Commissione di Vigilanza, quindi dai partiti, e gli altri due, tra cui il presidente, indicati dall’azionista ministero dell’Economia. Il rischio o lo scopo è di passare dalla TV dei Partiti a quella del Governo.
D’altro canto bisogna interrogarsi seriamente riguardo la situazione in cui versa l’informazione in Italia, in generale come nel servizio pubblico. È l’ingerenza della politica, dei partiti, dei poteri forti che tarpa le ali ai cronisti o sono quest’ultimi che per timore, per ambizione di carriera, per agio scelgono di non approfondire, di non indagare? In fondo gli esempi di giornalisti, come la stessa Gabanelli, che hanno scelto e preferito partire dall’oggettività e dall’obiettività nel raccontare una notizia continuano e lavorare e a farlo in Italia. Sicuramente però la sua posizione è più faticosa e il lavoro più gravoso dei colleghi che lavorano in redazioni che pullulano di «giornalisti che incassano lo stipendio ma non lavorano, proprio perché non piacciono al loro direttore o editore», sono certamente scelte di necessità, ma anche di comodità… la determinazione e l’onestà intellettuale sicuramente alla lunga ripagano la fatica.
Si parla di creare un’unica newsroom, telegiornali telematici, diminuire i dirigenti e snellire la burocrazia. Ma nella messa in pratica dei punti del progetto molto inciderà la scelta dei direttori e quindi intanto di chi sarà messo nella posizione di doverlo fare.
https://luciogiordano.wordpress.com/2015/02/28/rai-piano-gubitosi-che-la-tv-dei-partiti-non-diventi-la-tv-del-governo/
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