Sulla scia della proposta di legge sullo smart working presentata il 29 gennaio 2014, approvata dal Consiglio dei Ministri meno di un un mese fa e in questi giorni al vaglio del Senato, quasi la metà delle grandi aziende italiane sembra aver strizzato l’occhio al “lavoro agile” svolto da casa.
Il Report dell’Osservatorio sullo smart working
In base ai dati diffusi dall’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, l’adozione di modelli di lavoro smart può aumentare la produttività delle aziende per un valore di 27 miliardi di euro e ridurre i costi fissi di 9 miliardi di euro. Telelavoro e riduzione degli spostamenti possono far risparmiare ai lavoratori 4 miliardi di euro.
L’indagine dell’Osservatorio è stata condotta su un campione di 600 aziende operanti in Italia e 1000 professional e mostra come il nostro Paese sia indietro rispetto all’Europa anche se registra un costante aumento dei telelavoratori.
Strade nuove o vecchi sentieri?
Il “lavoro agile” è quel lavoro che può essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno in base a un calendario orario stabilito da contratto, che potrà essere a termine o a tempo determinato. La parola d’ordine sembra essere quindi ancora una volta “flessibilità”.
Lo smart working si starebbe diffondendo maggiormente nelle aziende che operano nel settore alimentare, che vedranno per ovvi motivi esclusi i reparti produttivi, e dell’Ict.
http://www.sulromanzo.it/blog/lo-smart-working-e-il-futuro-del-telelavoro-a-tempo-determinato
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