Un libro scritto a quattro mani. Una storia che nasce dalla passione di due amici per la cultura heroic fantasy e i romanzi d’avventura. Gli Eredi di Atlantide trasporta il lettore tra le rovine del mondo perduto ma anche a esplorare i misteri dell’antico Egitto, seguendo i protagonisti in un lungo “viaggio” pieno di accadimenti, simboli e miti.

Fonte: glierediatlantide.wix.com/erediatlantide

Lorenzo Camerini è laureato in Storia Medievale. Lavora a Vancouver.

Il mito di Atlantide è pieno di fascino e al contempo di contraddizioni. È stato più un rischio calcolato o un azzardo la scelta di ambientare il vostro romanzo tra le “rovine” dell’Impero sommerso?

Direi che è stato un rischio calcolato, se rischio lo vogliamo chiamare. Quando è nata l’idea di scrivere un libro con Andrea, abbiamo pensato a un’ambientazione che fosse soddisfacente per entrambi. Il fascino di Atlantide è sempre stato molto forte nell’immaginario comune, ma stranamente non è mai stato oggetto di numerosi libri, come invece altri soggetti storici o leggendari, quindi la nostra scelta alla fine è caduta sul mitico continente inabissato.

Quanto lavoro c’è voluto per ricreare in maniera verosimile ambientazione e personaggi?

Siamo stati fortunati, perché abbiamo potuto contare sull’aiuto inestimabile di Platone. Come è noto, il filosofo greco ha parlato esaustivamente del mito di Atlantide nei suoi dialoghi, addirittura con una descrizione fisica dell’architettura e della topografia della città, quindi noi abbiamo deciso di seguire le sue indicazioni. Per quanto riguarda poi il mondo in cui la storia si svolge, abbiamo cercato di interpretare liberamente leggende e teorie più diffuse nella cosiddetta archeologia misteriosa, per ottenere un’ambientazione che avesse un sapore “classico”, ma non già visto. Lo stesso per i personaggi: fedeli alla struttura dell’epica antica, incarnano valori e figure tradizionali, ragionano come uomini appartenenti a un’epoca e una cultura arcaica, ma crediamo che possano lo stesso incontrare il favore di un pubblico moderno.

Il vostro romanzo è un misto di fantasy e avventura. Perché un lettore, amante dei due generi, dovrebbe scegliere proprio Gli Eredi di Atlantide?

Gli Eredi di Atlantide cerca di unire il fascino di un ambientazione suggestiva come quella di Atlantide con altri temi cari all’archeologia misteriosa. Il tema del viaggio è un topos classico dell’epica occidentale, dall’Odissea in poi, che ben si presta per un racconto di questo genere. Abbiamo cercato poi nello stile di omaggiare uno dei nostri autori preferiti, Robin E. Howard, il creatore di Conan e del genere oggi conosciuto come Sword & Sorcery, caratterizzato da una prosa piuttosto ricercata e fluente rispetto a un certo stile più asciutto e conciso di moda oggi. Naturalmente, come sempre, sta al lettore giudicare se i nostri sforzi hanno avuto un risultato apprezzabile per un amante di questa letteratura.

Andrea Gualchierotti è laureato in Sociologia. Lavora a Roma.

Nel libro c’è la forza, la potenza, il dominio di un Impero pieno di insediamenti e ricchezze ma c’è anche il lato oscuro, il male, il tradimento. Cosa vogliono trasmettere ai lettori i personaggi e soprattutto i protagonisti della storia?

La storia del nostro romanzo non vuole avere palesemente una morale, né presenta, neppure in maniera velata, un fine didascalico. Gli elementi che hai elencato sono, tutti, delle costanti della storia umana: la nobiltà e il tradimento, l’idealismo e l’interesse personale sono l’impasto non solo delle vicende dei nostri personaggi, ma scelte reali che ciascuno a suo modo si trova a dover valutare. Ovviamente ne Gli Eredi di Atlantide questi bivi esistenziali assumono proporzioni epiche e avventurose, e se c’è un qualche insegnamento che forse può essere tratto dal nostro romanzo è che tutto, anche la speranza, anche la vittoria, si pagano al prezzo della sconfitta dei propri dubbi, in una continua violenza contro le nostre debolezze.

Il registro narrativo che avete scelto per Gli Eredi di Atlantide è molto articolato, un vocabolario curato e frasi molto lunghe arricchite con svariati aggettivi. È una scelta legata al genere del romanzo o dettata da altre motivazioni?

I romanzi di avventura offrono ormai qualunque tipo di variante, sia a livello di contenuti che di linguaggio, quindi sapevamo di non doverci adattare a un canone preciso, e di poter lavorare con gli strumenti che più sentivamo nostri.

Nel nostro piccolo, sia per gusto personale che per scelta “d’autore”, abbiamo scelto di rifarci allo stile della narrativa weird degli anni Trenta e Quaranta, quando negli Stati Uniti, su modeste riviste popolari, uscirono quelli che poi si sarebbero rivelati i capisaldi della letteratura fantastica del Novecento: i racconti di Conan già citati da Lorenzo, le storie di H.P.Lovecraft, e in generale una schiera di autori che privilegiavano una scrittura pittoresca e sgargiante, forse un po’ barocca per i gusti attuali, ma capace di evocare un potente senso del meraviglioso, che per noi è l’ingrediente fondamentale di una storia d’avventura.

Adhon e i suoi fedelissimi, dopo aver superato numerosi ostacoli, riescono a raggiungere il luogo dove la loro stipe potrà continuare a esistere. È un finale che lascia il lettore molto incuriosito. State già lavorando al sequel?

L’abitudine a spiegare tutto, chiarendo anche l’ultima virgola, è un vezzo di molti autori che abbiamo preferito evitare. Pur lasciando il campo aperto ad alcune “ipotesi”, la vicenda degli Eredi è nata come auto-conclusiva e il romanzo vuole essere autonomo. Ciò non toglie che, nel tempo, abbiamo fantasticato un po’ sul possibile futuro di alcuni dei personaggi, elaborando un canovaccio per un seguito, una sorta di “parte 2” che pur affondando le proprie radici nella storia de Gli Eredi di Atlantide, costituisca un romanzo indipendente.

In questi mesi, grazie anche all’apprezzamento di molti lettori e all’invito del nostro editore, stiamo lavorando proprio su questo. Gli affezionati del primo libro potranno ritrovarvi elementi familiari, anche se inseriti in un contesto diverso e con una trama che non sarà un banale “secondo tempo”.

© 2016, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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