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Dimmi che c’entra la felicità di Margi de Filpo e Vincenzo Corraro è una silloge di 18 racconti, alternati per autore, che in punta di piedi e con un linguaggio pacato e misurato accompagnano il lettore nei mille mondi descritti. Piccoli universi di storie di vita ordinaria. Infiniti microcosmi di una quotidianità a volte struggente altre accompagnata da una profonda leggerezza che comunica, in ogni caso, una vocazione alla parola come narrazione di fatti sentimenti riflessioni e denuncia.
Il libro si apre al lettore con un testo di Corraro. La collina davanti al mare racconta la parabola di un uomo del Sud che le ha provate tutte, compresa l’emigrazione, prima di gettare la spugna e arrendersi. Una resa che nel protagonista equivale a una rinascita, una voglia di riscatto che si concretizza nel desiderio di azzerare tutto e ripartire, cercando di non sprecare di nuovo ciò che la vita offre o che a questa si riesce a strappare.
Una riflessione amara, quella condotta da Corraro, sulle psicosi e nevrosi della vita moderna. Sul desiderio sfrenato di “possedere”: una casa, una famiglia, dei figli, del denaro, una posizione sociale… Sul ruolo che in questa vorticosa giostra viene dato agli affetti e all’amore. Sulla vita che può essere un rettilineo oppure una curva mal progettata dove basta un attimo, un granello di brecciola, un rivolo d’acqua o una piccola distrazione per farti precipitare nel vuoto.
Se Corraro descrive la “periferia” dello Stato nella sua marginalità di luoghi dimenticati, per certi versi, dal progresso e dalla modernità, la De Filpo racconta invece quella di una grande metropoli come Roma dove “combattono” per sopravvivere giovani e meno giovani formatisi in tutti i gradi (lauree, dottorati, master…) e che lottano per un misero posto in qualche anonimo call center sempre in bilico tra il rinnovo del contratto e il licenziamento, spesso dovuto alla “necessità” di una delocalizzazione dell’azienda per ridurre i costi e poter restare sul mercato. Assurdità e contraddizioni di luoghi dove invece il progresso e la modernità sono entrati a gamba tesa e hanno manifestato il loro lato più nero. Questo raccontano i protagonisti di L’ultima chiamata al call center.
Diego de Silva ha sapientemente sintetizzato in poche battute ciò che il lettore trova in Dimmi che c’entra la felicità quando ha descritto gli autori «pazienti e sapientemente incostanti» in grado di comprendere da soli quando è il momento giusto per “affacciarsi” al pubblico, ovvero quando il loro lavoro è abbastanza maturo.
Non si trova alcunché di “acerbo” nei racconti di De Filpo e Corraro. Anzi la narrazione scorre fluida, i personaggi sono ben caratterizzati al punto che nei racconti successivi più volte chi legge spera di rincontrarli.
Il tema centrale del libro è naturalmente la felicità. Questa chimera che ognuno rincorre a proprio modo e che in pochi riescono a intuire che «non è un accidente come la tragedia, che quando la eviti arriva da un’altra parte». La felicità si nasconde «lungo la strada, dietro l’ultima curva prima del mare».

Margi de Filpo: Di origini lucane, vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Nero di lacrime e luoghi comuni e Liza, oltre alla short story Sensation.

Vincenzo Corraro: È nato e vive a Viggianello, in Basilicata. Ha scritto i romanzi Isabella e Sahara. Vincitore del premio “Nati 2 volte” per l’opera prima, i suoi racconti sono apparsi anche in varie antologie e su testate giornalistiche.

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© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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