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È uscito a gennaio di quest’anno con Giunti il libro-denuncia di Abba Mussie Zerai, scritto con Giuseppe Carrisi, Padre Mosé. Nel viaggio della disperazione il suo numero di telefono è l’ultima speranza. Un pugno nello stomaco e un simbolico schiaffo in faccia a chi ancora vuol fingere di non vedere e non capire che la punizione in alcun modo deve essere progettata e inflitta a coloro che, in balia della disperazione più nera, si lanciano in un viaggio disperato alla ricerca di un luogo dove raccogliere ciò che resta della loro dignità e della loro esistenza e tentare almeno di ricominciare. Uomini e donne, bambini e bambine costretti a lasciare i loro luoghi natii a causa della sofferenza, della povertà, delle carestie, delle guerre, delle dittature, del terrorismo… La soluzione a questa immensa emergenza umanitaria non deve essere studiata contro di loro ma per loro. Se si riuscisse anche a punire i reali colpevoli sarebbe meglio ma intanto bisogna pensare a non aggredire ulteriormente queste persone perché così facendo non solo causiamo loro altro male e sofferenze ma perdiamo anche quel briciolo di umanità che si spera alberghi ancora in tutti e in ogni occidentale, emblema e simbolo condiviso del corretto “viver civile”.

I cristiani imparano fin dalle prime lezioni di catechismo il racconto del liberatore del popolo di Israele, riuscito a salvare la sua gente dall’esercito del faraone e dalle acque del mare. La storia di Padre Zerai invece ancora non è così nota. Ma anche lui, come l’altro Mosé, cerca di salvare la sua gente da un esercito di famelici assalitori e dalle acque di un mare. Un’impresa titanica, considerando i numeri e le distanze, che avrebbe scoraggiato e fatto desistere tanti ma non lui che ha scelto di andare sempre avanti nonostante la mancanza di risorse, le difficoltà oggettive, le intimidazioni, le minacce e le porte in faccia. Abba Zerai è molto cristiano, credente e praticante una spiritualità che nulla sembra avere in comune con i fasti dello Stato Pontificio, con il lusso di chiese palazzi e cattedrali rivestite di oro e preziosi… ma molto assomiglia alla fede predicata e praticata da Gesù Cristo, da san Francesco, dai padri francescani e benedettini… un amore senza tempo e senza limiti verso le creature che popolano la Terra, soprattutto i più bisognosi, i meno “fortunati”, gli ultimi che il Vangelo stesso indica come quelli che “saranno i primi”.

Mussie Zerai dà a questa affermazione un significato tanto probabile quanto preoccupante. Bisogna avere il «coraggio di cambiare nel rispetto reciproco», è necessario «mettere l’uomo al centro di ogni scelta» altrimenti «si rischia di imboccare una strada in rapida discesa, alla fine della quale c’è il buco nero della negazione dei diritti fondamentali dell’uomo». Dobbiamo riflettere su quanto afferma Zerai perché «oggi tocca ai profughi e ai migranti. E domani?».

Nonostante le testimonianze orribili riportate nel testo traspare dalle parole di Mussie Zerai una profonda fiducia nel genere umano e non si può fare a meno di chiedersi se ciò derivi dal fatto che egli sia nato e cresciuto in quella parte del pianeta dove vi è più sofferenza proprio perché c’è più umanità. Interi popoli sopraffatti dalla brama di pochi avidi e corrotti, soggiogati da dittature ed estremismi politici e religiosi, che non vogliono e non riescono a piegarsi alla violenza e scelgono di fuggire dai luoghi che hanno dato loro i natali, quegli stessi posti che continuano a essere i supermercati del benessere occidentale. Oggetto di contese che in apparenza hanno motivazioni politiche o religiose ma che in realtà nascondono quasi sempre valenze economiche e finanziarie. Petrolio, gas, diamanti, minerali… giacimenti che fanno gola a tanti, servono a tutti, arricchiscono pochi e condannano alla miseria troppi.

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Perché l’Italia e l’Europa non riescono a stilare un efficace piano di prevenzione e sostegno dell’emergenza umanitaria in atto? Padre Zerai afferma di aver avuto la risposta a questo interrogativo «nel 2014, quando è scoppiato lo scandalo di Mafia Capitale». Se lui solo con pochi amici fidati è riuscito in questi anni ad aiutare migliaia e migliaia di profughi senza avere a sua disposizione né risorse né mezzi come si può davvero credere che gli stati occidentali con tutte le risorse a loro disposizione non riescano a studiare un concreto piano di prevenzione e intervento? La risposta va cercata lontano da quello che viene da politici e media indicato come il problema, ovvero il fiume di migranti che con ogni mezzo cerca la salvezza lungo le coste italiane e greche. Non sono loro il problema, queste persone rappresentano la conseguenza dei problemi generati anche dagli stessi stati occidentali.

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Un libro necessario Padre Zerai di Mussie Zerai e Giuseppe Carrisi, capace di raccontare senza filtri quanto realmente sta accadendo alle persone che abitano la Terra, quello che viene taciuto e perché. «Anche gli ultimi esistono e il loro diritto alla vita non è diverso da quello degli altri», sottolinea Abba Zerai che ha deciso di votare la sua vita al sacerdozio dopo aver scelto di impiegarla per aiutare i più bisognosi. Azioni e concetti che non sono banale retorica ma esempi di vita vera, reale umanità che ancora persiste in persone, come Zerai, cresciute in un clima di violenza e paura che al contatto con il benessere del mondo occidentale non hanno scelto di volere ogni bene per se stessi bensì di adoperarsi affinché ognuno possa avere almeno il minimo per mantenere o riguadagnare la dignità spettante a ogni essere umano. Perché «la Persona non deve essere il custode della legalità, anzi costantemente deve mettere in crisi la legalità confrontandola con la giustizia». E la giustizia non deve essere mero rispetto della legalità bensì pieno rispetto dell’equità.

Source: Si ringrazia Fiammetta Biancatelli della Walkabout per la disponibilità e il materiale.

Disclosure: Fonte Biografia autori www.walkaboutliteraryagency.com

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