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Esce con L’Iguana Editrice la raccolta di sette racconti di Emilia Bersabea Cirillo che prende il nome dalla prima storia narrata, Potrebbe trattarsi di ali. Sette figure femminili indagate dall’autrice nel loro essere donne, mogli, madri, sorelle, lavoratrici, disoccupate, bambole… secondo un preciso ordine di intenti che regala al lettore il piacere di leggere un’autrice nuova, o meglio rinnovata.

La Cirillo pur restando fedele al suo essere e voler essere una scrittrice del territorio sembra aver fatto un grosso passo in avanti con questa sua nuova pubblicazione. L’ambientazione rimane la sua città, capoluogo dell’omonima provincia irpina, Avellino, ma i suoi racconti non restano più ancorati alla volontà dell’autrice di raccontare la sua terra. Pur rappresentando ancora i luoghi che hanno originato le storie queste diventano universali. Emilia Cirillo sembra essere riuscita a staccarsi dalla volontà di scrivere per se stessa, per soddisfare un suo personale desiderio, la sua scrittura ora, in Potrebbe trattarsi di ali, sembra un regalo per i suoi lettori, che lo accolgono e lo apprezzano.

Più volte ricorre, all’interno dei racconti, il nome del premio Nobel Alice Munro per la quale la scrittura deve «toccare il lettore tanto da farlo sentire un po’ cambiato». La Cirillo sembra aver fatto tesoro degli insegnamenti della Munro.

Il dolore che Beba somatizza al punto da far soffrire l’intero corpo quanto il cuore, la vicenda umana di Camillo e della sua dolly Rebecca, le dimensioni “fuori misura” di Agnese almeno quanto i suoi sogni, la folle gelosia di Natalina che scuote l’abitudinaria Giovanna, il coraggio di Laura, il dolore di Norma e la disperazione di Anna viaggiano lungo lo stesso binario della vita e imprimono nel lettore la sensazione che questi personaggi esattamente come i loro tormenti possono annidarsi ovunque. Reali e realistici al punto da considerare le loro storie come fotografie o meglio ritratti a tinte forti di quello che in verità l’umanità è e rappresenta. E il lettore, insieme al personaggio Agnese, si chiede se le persone sono quello che nel cuore sentono di essere o sono altro.

«Certe sere erano queste storie, quando un freddo dentro mi immalinconiva,

a restituirmi la voglia di non soccombere surgelata»

La Cirillo fa una singolare dedica iniziale: ai corpi che resistono. Leggendo il testo si riesce a capirne il perché. Va sottolineato anche il merito dell’autrice di aver raccontato temi di scottante attualità narrando il vero, il reale, senza ipocrisie e senza lasciarsi deviare dai proclami che inneggiano alla paura. Le storie di Maria Fatima e Anna meritano grande attenzione e riflessione così pure le sfaccettature di Kathrine e dei bambini di Bianca.

Un buon libro, Potrebbe trattarsi di ali di Emilia Bersabea Cirillo, una valida selezione di racconti nuovi tra i quali è stata inserita anche qualche rivisitazione di storie già pubblicate in passato. Una raccolta di storie che merita senz’altro di essere letta.

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Le storie, il tempo e la propria terra nell’intervista a Emilia Bersabea Cirillo per “Non smetto di aver freddo”(L’Iguana Editrice, 2016)

Umanità e Giustizia salveranno i migranti… e anche tutti gli altri. “Padre Mosé” di Mussie Zerai e Giuseppe Carrisi (Giunti, 2017)

Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione” di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna (Editori Laterza, 2016)

I buoni” di Luca Rastello (Chiarelettere, 2014)

Source: Si ringrazia l’autrice, Emilia Bersabea Cirillo, per la disponibilità e il materiale

Disclosure: Fonte trama e biografia autrice scheda copertina libro

© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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