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Clochard per scelta, olio cartone telato di Rosario Capuana

Uscito in prima edizione a giugno 2017 con Giunti editore, Un luogo a cui tornare di Fioly Bocca è una bella metafora dello stesso mondo, in cui i ‘civilissimi’ occidentali quotidianamente compiono piccoli o grandi gesti mostruosi considerandoli ormai normali. Basti citare come esempio l’anteporre carriera benessere denaro al proprio essere-umano, al proprio ben-essere, ai sentimenti, agli affetti, ai figli… Un libro pieno di riflessioni mature sulla vita e sui sentimenti, sempre e perennemente acerbi, a volte un po’ troppo.

Un romanzo che, raccontando la storia di Argea e Zeligo, mostra, come il riflesso di uno specchio, quella di tutti. Di chi è prigioniero delle convenzioni e della ‘normalità’ e di chi, al contrario, vive fuori dagli schemi perché costretto, come Zeligo, oppure perché nel vuoto del benessere economico non si riconosce più, come Pietro.

Da sfondo alle vicende dei protagonisti ci sono i sentimenti, le emozioni, i desideri come quello della maternità ma si avverte la volontà di raccontare un diverso modo di guardare il mondo, anche questo un desiderio o, se si preferisce, una visione. Il bisogno di abbracciare una decrescita che, nel caso di Argea, non è solo economica ma esistenziale. A cosa serve lavorare tanto per produrre molto, guadagnare il massimo e dimenticare che tutto questo non ci rende in alcun modo più ricchi dal punto di vista umano? A nulla. E le scelte compiute dalla protagonista sono la dimostrazione che, a volte, le rinunce sono solo l’inizio.

 

Che senso ha trascorrere i giorni a produrre, ad accumulare denaro che si spenderà poi in rimedi antistress? Si chiede Argea a un certo punto della storia e della sua vita. E decide che non ne vale la pena. Decisamente no. Perché «non c’è niente di più triste di un’allegria simulata».

La scrittura di Fioly Bocca è lieve, lenta, intensa e profonda, altalenante come solo i pensieri veri sanno essere. Un registro narrativo perfetto per raccontare di come un ubriaco senzatetto straniero (bosgnacco), di nome Zeligo, sia presto diventato un “vecchio amico” di un’aspirante giornalista scrittrice compagna fissa e madre dei figli di un noto direttore editoriale, di nome Argea. Di come, in breve tempo, la donna guardandolo non vedrà più in lui l’ubriaco senzatetto straniero ma un amico senza il quale la sua vita sarebbe di certo più vuota.

Argea accoglie Zeligo nella sua casa e nella sua vita e viene a sua volta accolta dal mondo al quale appartiene il suo amico bosgnacco, fatto di persone rivestite da una brutta corazza di vestiti laceri e sporchi ma con una grande anima e un cuore pulsante di amore.

L’esatto opposto del mondo dal quale proviene lei, perfettamente incarnato dal suo compagno Gualtiero. Una bella e curata copertina che racchiude in sé il nulla, o peggio il Male.

Uno stile, quello di Bocca, che cura in ogni minimo dettaglio non le parole bensì i sentimenti e le emozioni che vuole far conoscere, trasmettere o semplicemente raccontare ai suoi lettori affinché comincino anche loro a vedere «il male che fa il male degli altri» in questo mondo che, nonostante tutto, «non ha perso la forza di salvarsi», perché «c’è molto bene che non fa notizia». Ed è da quello che bisogna partire o ripartire, come ha fatto Argea.

Un libro intenso, Un luogo a cui tornare di Fioly Bocca che, raccontando la storia di Argea, narra di quello che accade ma, soprattutto, di «quello che uno fa, delle cose che accadono». E il lettore non può non chiedersi: ma cosa siamo o siamo diventati? Ma cosa insegniamo ai nostri figli?

Source: Si ringrazia Fiammetta Biancatelli della Walkabout Literary Agency per la disponibilità e il materiale

Disclosure: Fonte trama e biografia dell’autrice www.giunti.it

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© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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