Quanto si somigliano in realtà America e Italia? E quanto invece sono dissimili? Coraggio e un pizzico di incoscienza sono la giusta prospettiva per evolvere nella vita e nella crescita personale? Chiara Barzini al suo esordio letterario ha cercato di condensare in Terremoto questo e molto altro ancora.
Ne abbiamo parlato in un’intervista a ridosso dell’uscita in Italia per Mondadori della versione italiana di Things That Happened Before The Earthquake.
Things That Happened Before The Earthquake, che in Italia è diventato semplicemente Terremoto, sembra voler mettere in relazione non solo due realtà, quella italiana e quella americana, ma anche i diversi modi di viverle. Cosa si era prefissa di “raccontare” in questo suo esordio letterario?
Da sempre osservo queste due culture così diverse tra di loro e le metto a contrasto, ma l’idea principale era quella di raccontare la storia di un gruppo di outsider che provano a fare il loro meglio per essere accettati (o rifiutati). Volevo raccontare le vulnerabilità e le paure di chi vive al di fuori dalla “azione principale”.
Il registro narrativo, al pari dello stesso narrato, è forte, deciso, a tratti provocatorio. È stata una scelta voluta oppure conseguenza della trama e del suo sviluppo?
Penso che la voce di Eugenia che racconta la sua storia debba essere decisa perché in qualche modo glielo richiede l’ambiente che la circonda. È un ambiente “forte” al quale per sopravvivere bisogna rispondere in maniera forte.
Quanto si sente o si è sentita simile e vicina a Eugenia, la protagonista di Terremoto? E in cosa invece non potreste essere più dissimili?
Siamo simili in certe cose “scellerate”, ma Eugenia è una versione molto più sicura di sé rispetto a come ero io. È un concentrato bionico. Volevo che fosse un’antieroina e volevo accompagnarla anche attraverso le scelte più sbagliate. Perchè da adolescenti si compiono gli errori migliori ed è giusto che sia così.
Periferie difficili da abitare, rave, festini, multietnicità sociale sembrano i temi centrali del libro. In base alla sua esperienza, quanto l’Italia di oggi ha finito per somigliare all’America degli anni Novanta?
Non vedo molta somiglianza tra l’Italia di oggi e l’America degli anni Novanta. In America, in quegli anni soprattutto––purtroppo dall’11 settembre molto meno e con Trump ancora peggio–– le minoranze etniche possono evolversi sia socialmente che economicamente. Qui si tende a isolare le minoranze e a rilegarle sempre negli stessi ruoli. La legge sulla cittadinanza statunitense prevede lo ius soli, qui è assurdo che ne stiamo ancora a parlare.
Da giovanissima ha lasciato l’Italia per gli States con la sua famiglia. Cosa ha comportato questo cambiamento e lo rifarebbe senza rimpianti?
Sicuramente è stato un trauma in quel momento, ma non ho alcun rimpianto. Rispetto i miei genitori per essere stati così coraggiosi. Ora che sono una madre, mi accorgo di quanto sia difficile prendere rischi, soprattutto per la nostra generazione che è cresciuta con genitori più o meno sessantottini e a volte un po’ incoscienti… Ma lo spirito di avventura che hanno avuto loro in quel momento è stato prezioso per la mia crescita.
Terremoto, già uscito nella versione americana, sta riscuotendo svariati consensi. Cosa si aspetta dal mercato e, soprattutto, dal pubblico italiano?
Spero che il pubblico italiano lo legga senza pregiudizi e a cuore aperto. È stato scritto con una grande dose di onestà emotiva ed è il mio primo romanzo quindi mi sento particolarmente vulnerabile.
Insieme a Francesco Pacifico, ha curato anche la traduzione in italiano del libro. Com’è stato tradurre se stessa? Ha mai avuto la tentazione di riscrivere alcune parti?
La traduzione mi ha sopresa perchè ero sicura che il libro avrebbe cambiato forma in italiano invece sono felice perchè penso che ci sia tutto lo spirito della versione originale. Questo è stato molto liberatorio. Qualche parte è stata riscritta in effetti. Ho pensato fosse importante scegliere di cambiare alcuni toni ed evidenziare alcune sfumature culturali americane per il pubblico italiano in modo da spiegare anche delle cose di quel paese. Per quello americano sono andata più a fondo sui dettagli culturali italiani in modo che anche loro potessero capire.
Per la prima foto, copyright: Frank Köhntopp.
Per le foto di Chiara Barzini, copyright: Jeannette Montgomery Burron.
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