Uscito in prima edizione con Castelvecchi Editore a luglio 2017, L’ultimo salto del canguro di Paolo Vanacore è un testo molto originale, non tanto nella forma quanto nel contenuto. Mente e pensieri raccontati attraverso i piccoli gesti quotidiani, il lavoro, le riunioni famigliari, gli amori, i tradimenti, le passioni… il tutto condito con una pungente ironia e un crudo realismo che contribuiscono a rendere l’insieme una gradevole lettura, un’amara riflessione, un’acuta eredità letteraria.
La prefazione, curata da Andrea Carraro, prepara il lettore a quanto ritroverà poi nel testo. Una storia nella quale i protagonisti “recitano a soggetto”, per così dire, “all’insaputa degli altri”. Una storia raccontata solo in apparenza con un linguaggio semplice. Un libro caratterizzato invece da uno stile narrativo proprio della formazione professionale dell’autore, che è anche autore e regista teatrale. Spiccano infatti i dialoghi e la loro incisività, passaggi che invece rappresentano spesso incognite o delusioni nei testi di narrativa.
Una storia raccontata al lettore dallo stesso protagonista, Edo, che enfatizza con molta auto-ironia i propri “disastri” amorosi. Auto-ironia e riservatezza che forse sono solo tentativi di difesa dai pregiudizi degli altri, soprattutto quando sono “vicini” e provengono da amici e parenti.
Edo è cresciuto a Roma, come l’autore, in una città che insegna presto a guardare al mondo senza troppe illusioni. Lavora al Bioparco. Ogni giorno attraversa la giungla cittadina prima e quella animale poi osservandole entrambe, riflettendo sui comportamenti umani e su quelli animali, sorridendo e facendo sorridere il lettore con argute considerazioni, spiritose meditazioni e una piccante ironia.
Source: Si ringrazia l’addetta stampa per la disponibilità e il materiale
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