Questa è l’America raccontata da Francesco Costa: un Paese la cui cultura «preferisce da sempre alla prudenza una certa ingenua e avventuriera incoscienza», soprattutto quando si tratta di «inseguire qualche comodità in più».
L’America descritta nel libro di Costa in realtà sono solamente gli Stati Uniti che l’autore sviscera nei loro “segreti” più intimi, narrando di vicende umane diffuse ma spesso dimenticate o peggio ignorate. Casi umani che sono il derivato o la conseguenza diretta, se si preferisce questa espressione, della cultura che li ha prodotti.
Un Paese i cui abitanti sembrano inseguire con la medesima forza d’animo gli ideali del liberismo, quelli del patriottismo, il famigerato sogno americano e le promesse di pubblicità più o meno ingannevoli che siano. Fa tutto parte del medesimo circuito, un sistema noto appunto come America.
Una cultura, quella americana, o per meglio dire statunitense, che ha saputo “vendersi” al mondo intero come il non plus ultra, il top dell’evoluzione, della libertà, del progresso e via discorrendo. Ma che, al contempo, ha saputo e sa celare al medesimo mondo i suoi lati più oscuri. Le falle di questo enorme sistema che racchiude in sé lo spettro del mondo intero: potere e denaro concentrati nelle mani di quei sempre meno numerosi che “ce l’hanno fatta” versus il resto della popolazione che fatica a rimanere a galla.
Il Paese dei paradossi. Questo sembrerebbe a conti fatti l’America descritta da Costa. Una realtà molto all’avanguardia nella ricerca anche in campo medico che conta una sempre maggiore fetta di popolazione che cade nella rete della dipendenza dai farmaci, a causa proprio di quella certa ingenua e avventurosa incoscienza di cui parla l’autore.
Vero e falso, reale e inventato, autentico e posticcio sembrano essere i termini opposti che meglio definiscono l’America per Costa e, in particolare, il Nevada famoso in tutto il mondo per Las Vegas e l’Area 51.
Paradossi incomprensibili almeno quanto le idee degli stessi americani. Alle ultime elezioni presidenziali il popolo americano, quello dislocato lungo gli immensi territori che vanno a comporre gli Stati Uniti d’America, ha votato il candidato meno comprensibile, agli occhi del resto del mondo, e anche di quelli della rimanente America. Un candidato con un programma e delle idee che erano l’esatto contrario di quelle del presidente uscente. Obama aveva la ferma intenzione di cambiare il Paese, renderlo più equo e giusto. Evidente che questo a una ben ampia fetta di popolazione non sta affatto bene, piuttosto il contrario, ovvero allontanare ulteriormente l’ingerenza del governo centrale dalla vita e dagli affari degli americani dei singoli Stati.
Leggendo le storie di vita americana riportate da Francesco Costa in Questa è l’America si viene ben presto a delineare quello che è il quadro reale della vita degli americani, veri non cinematografici. Quelli che ne sono i comportamenti, gli ideali, i valori. Sprezzanti e deviati, non tutti ovviamente. La cui filosofia di vita sembra ispirasi sempre più a un estremo o estremizzato individualismo, un egoismo mascherato ma neanche poi troppo.
Atteggiamenti, comportamenti, sentimenti e ambizioni che spopolano ormai anche nel resto di quella parte di mondo definita occidentale e che continua a vedere negli Stati Uniti d’America un faro.
Trasversalmente, Francesco Costa tocca tutti i principali nodi della cultura statunitense e, di rimando, quella occidentale. Dal servizio sanitario all’istruzione, dalla politica all’economia reale, dalle attività sportive come caccia e pesca alla violenza, dall’ideologia agli estremismi e lo fa raccontando storie di vita quotidiana cui aggiunge riflessioni personali e riferimenti spazio-temporali i quali, più di una volta, si presentano come veri e propri resoconti storici. E lo fa con uno stile narrativo semplice, lineare, anch’esso quotidiano, al pari delle storie che racconta. Evita l’autore un linguaggio politico o economico e, al contempo, sembra volutamente tenersi alla larga anche da uno stile prettamente giornalistico che di sicuro gli sarebbe più congeniale.
Avendo scelto di raccontare la vita degli americani, Costa sembra quindi aver deciso di farlo con un linguaggio che più si avvicinasse al vissuto narrato. Una soluzione che si è dimostrata molto efficace e che ha per certo contribuito a rendere il libro ancor più interessante.
Un libro che si racchiude benissimo nel titolo perché, dopo averlo letto, si è tentati di esclamare davvero: Questa è l’America! E farlo dando all’esclamazione la medesima intonazione e lo stesso significato che Pirandello voleva diffondere con il titolo della sua opera teatrale Così è (se vi pare). E al lettore di Costa pare proprio che così è l’America.
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