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Uscito il 27 febbraio 2020 con Hacca Edizioni, La classe avversa, romanzo d’esordio di Alberto Albertini conta due segnalazioni al Premio Italo Calvino.

Il libro si apre al lettore con una citazione di Ottiero Ottieri, tratta da La linea gotica:

«Il mondo delle fabbriche è un mondo chiuso. Non si entra – e non si esce – facilmente. Chi può descriverlo? Quelli che ci stanno dentro possono darci dei documenti, ma non la loro elaborazione: a meno che non nascano degli operai o impiegati artisti, il che sembra piuttosto raro. Gli artisti che vivono fuori, come possono penetrare in una industria? I pochi che ci lavorano diventano muti, per ragioni di tempo, di opportunità, ecc. Gli altri non ne capiscono niente: possono farvi brevi ricognizioni, inchieste, ma l’arte non nasce dall’inchiesta bensì dalla assimilazione. Anche per questo l’industria è inespressiva; è la sua caratteristica.»

Ottieri aveva una visione ben delineata dell’industria, dalla “fabbrica” intesa proprio come mondo a sé. Pensieri tutti condensati all’interno del libro Tempi stretti, romanzo di fabbrica per eccellenza che ambiva a raccontare la grande industria italiana dall’interno e farlo in un periodo storico particolare. Una fase di grandi cambiamenti, di evoluzioni ma anche di dure lotte sociali. Pubblicato la prima volta nel 1957 il libro ha trovato poi un’ulteriore edizione, nel 2011, con Hacca, la medesima casa editrice che si è interessata al lavoro di Albertini.

Leggendo La classe avversa traspare chiaramente l’ammirazione professionale che l’autore prova nei riguardi di Ottieri di cui però non si limita a seguirne le orme, reinterpretando il romanzo di fabbrica per adattarlo perfettamente alla contemporaneità.

Un viaggio all’interno di un mondo solo in apparenza ben noto. Questo sembra compiere il lettore scorrendo le pagine del libro di Albertini. Un mondo variegato, in costante contrasto e, al contempo, armonia tra passato e futuro. Dove il presente non rappresenta che la fucina dalla quale nascono i cambiamenti. Dove tutto sembra rimanere uguale quando invece è in continua metamorfosi. E ciò vale per l’intero sistema ma ancor di più per le persone che lo animano e lo vanno a comporre.

Il romanzo di Albertini è la narrazione, lucida e spietata, del fallimento di un sistema che sembra aver tenuto sulle proprie spalle l’intero comparto industriale italiano. Il modello a conduzione famigliare che si è ritenuto essere il vero segreto di quel tanto decantato miracolo italiano, talmente distante ormai dall’Italia di oggi da non afferrarne quasi più neanche il significato. L’analisi del disfacimento di un intero paradigma passa, nel libro di Albertini, attraverso il racconto di una sola esistenza, quella del protagonista. Incarnazione simbolica del popolo operaio italiano. Ambivalenza molto particolare essendo egli, o meglio avendo dovuto essere il rappresentante invece del padrone, figlio ed erede di uno dei proprietari dell’azienda.

Molto più simile invece “il Poeta” a Zeno Cosini, protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Nel risalire alle radici del proprio io, Zeno smaschera la finta natura della cosiddetta normalità e svela le falsità e le ipocrisie dell’ordine borghese. Nel protagonista del libro di Albertini si intravede la medesima corrosione personale e collettiva.

La classe avversa degli industriali italiani sembrano essere loro stessi, laddove hanno lasciato che il tempo scorresse senza mobilitarsi per rincorrerlo o, meglio ancora, permettere fossero i “nuovi arrivati” a farlo. Un ricambio generazionale troppo lento che sembra essere la causa se non principale di sicuro preponderante del decadimento, morale prima ancora che economico, di intere generazioni.

Accanto alle avversioni di carattere generale, vi sono poi quelle personali, intime. Come la grande passione che il protagonista prova per le conoscenze umanistiche. Costretto a mostrarsi come un leader di ferro sogna invece una laurea in Lettere e prova ammirazione non per fatturato e carriera ma per il compagno Franco che ha saputo mostrarsi più forte e ribelle e si è licenziato. Una decisione che, ai suoi occhi, appare una sorta di liberazione.

Non stupisce che il libro di Alberto Albertini abbia ricevuto due segnalazioni per il Premio Italo Calvino, rappresenta infatti una perfetta e contemporanea versione di un grande romanzo del Novecento.


Articolo originale qui


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© 2020, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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