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Divario e ostacoli sembrano essere i termini caratterizzanti l’attuale società italiana e occidentale in generale. Un sistema nel quale il capitalismo è tutt’altro che in crisi, magari osteggiato ma di sicuro non in retrocessione, e l’ingiustizia sociale e ambientale segnano alla fin fine lo stato generale delle cose.

In questo contesto nasce il progetto di Forum Disuguaglianze Diversità, di cui Fabrizio Barca è coordinatore, centrato su 15 proposte che sono anche il tema portante del libro Un futuro più giusto edito dalla Società Editrice ilMulino e curato dallo stesso Barca con Patrizia Luongo, ricercatrice del Forum.

Da dove ha origine queste sentimento diffuso di rabbia che sembra spandersi a dismisura avvolgendo intere popolazioni e paesi? Dalle ingiustizie sociali ed economiche. Dallo sfruttamento lavorativo e professionale. Dalle disparità di genere e di razza. Dalle difficoltà che sono costretti ad affrontare quotidianamente un numero sempre crescente di cittadini… Tutto questo, oltre alle negatività oggettive, si trascina dietro anche il serio rischio che la rabbia si trasformi in odio. Rancore e odio verso gli altri, soprattutto deboli e stranieri, cui agevolmente viene addossata la responsabilità per delle colpe che risiedono altrove, a monte e non certo a valle. Qui si cumulano solo i danni e le conseguenze negative degli errori e delle dimenticanze.

Cosa serve allora? Un cambiamento. Un’inversione di tendenza. Un drastico cambio di rotta.

Sono in molti a chiederlo. Anche i promotori del progetto di Forum Disuguaglianze Diversità lo fanno e in maniera molto decisa, ferrea. Con un piglio che appare irremovibile. Con 15 proposte che riguardano nel dettaglio:

  • Conoscenza e Bene comune.
  • Imprese pubbliche europee.
  • Imprese pubbliche italiane.
  • Università e Giustizia sociale.
  • Finanziamento delle imprese.
  • Piccole e medie imprese.
  • Dati personali e algoritmi.
  • Strategie per aree marginalizzate.
  • Servizi e appalti pubblici.
  • Giustizia ambientale.
  • Amministrazioni pubbliche rinnovate.
  • Dignità del lavoro.
  • Consigli di lavoro e cittadinanza.
  • Lavoratori e lavoratrici proprietari/e.
  • Eredità universale.

Studiando nel dettaglio i vari punti appare ancora più chiaro ciò che è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti: piuttosto che progressi, le società occidentali, e l’Italia forse più di tutte, hanno fatto troppi passi indietro. Prima importante conseguenza di ciò è la discesa sociale di giovani istruiti e colti, formati e in grado di svolgere professioni altamente qualificate ma mal ricompensati, sfruttati e costretti a un tenore e stile di vita che li riporta indietro anche rispetto, in molti casi, alle proprie famiglie di origine.

Quale futuro si prospetta per delle società che non investono o investono poco sui giovani e, ancor meno, sui giovani molto formati?

Domanda che in molti si pongono, anche nell’ambito del dibattito pubblico e politico, ma a cui nessuno sembra voler dare veramente una risposta. Ciò potrebbe significare una irreversibile presa di coscienza, più che di conoscenza, della reale situazione che rischia di diventare sistemica.

È evidente che certe dinamiche sono sbagliate e basta, nonostante si cerchi su più fronti di farle passare per cosa appetibile e moderna, attraverso un linguaggio poco forbito e ricco di anglicismi. Ed ecco allora che i fattorini diventano rider, i precari diventano part-time, chi è costretto a più lavori per raggiungere un reddito accettabile è multitasking… ma, alla fin fine, si tratta solo e semplicemente di sfruttamento, divario e ostacoli. Una situazione che rischia davvero di implodere. E non solo in Italia.

Ad accentuarne e aggravarne gli effetti si è aggiunta di recente la pandemia di Covid-19 che ha mostrato, inesorabilmente, quanto sia precario e in bilico l’intero sistema.

Cosa fare allora?

Il libro curato da Barca e Luongo viene da questi inteso come una base di partenza su cui costruire un progetto quanto più largamente diffuso e condiviso, con le tante associazioni di cittadinanza attiva con cui il Forum è già in contatto ma anche con enti, università e con chiunque sia ben preparato e motivato ad affrontare i temi del dibattito, propenso a un cambiamento che sia tangibile e concreto e universale.

Evitano, per esempio, gli autori di analizzare l’annosa questione meridionale nei medesimi termini di cui si sente da sempre e inglobandola invece in un discorso più generale di distanza, sociale ed economica, tra centri e periferie, zone centrali e zone marginalizzate. In virtù anche del fatto che ormai la cosiddetta “questione meridionale” ha travalicato i suoi confini storici estendendosi su tutto il territorio nazionale, in tutte le periferie e aree interne.

L’imperativo categorico dell’opera di Barca e di Luongo, ma in realtà dell’intero Forum, è la messa a terra di tutte le proposte, ovvero la loro trasformazione in azioni concrete. Impresa titanica senz’altro ma, laddove si parla di iniziative volte a contrastare lo sfruttamento, le disuguaglianze, la disoccupazione… non si può fare altro che auspicarne l’attuazione nella massima sinergia e condivisione possibile.


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