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A volte è proprio nell’ordinario di una normale e in apparenza banale vita quotidiana che si scatena il caos più totale. A generarlo è un recondito senso di frustrazione che ingenera una ribellione motivata dalla volontà di trasformare il vuoto in pieno. Il protagonista del libro di Valerio Varesi tenta di sopperire alla propria insoddisfazione cercando la notorietà, però per farlo accetta pericolosi compromessi che lo portano dapprima a rovinare esistenze altrui poi la propria.

Il Professore è un insegnante, è un pensatore ed è molto insoddisfatto della vita, della professione che svolge, è deluso per l’incapacità di portare avanti e concludere un progetto concreto e complesso, è demotivato a causa delle insolubili verità esistenziali cui non trova risposte, per sé ma soprattutto per i suoi alunni per cui si sente già destinato alla menzogna.

Una delusione, quella del professore del libro di Varesi, che accende un faro su una condizione più generale, riscontrabile nell’attuale società italiana, nella quale quotidianamente si assiste e ci si scontra con l’assenza di un necessario quanto inesistente progetto sociale e culturale. Sembra quasi sia diventato tutto una finzione, un inganno, una menzogna appunto.

Sarà proprio questa, la menzogna, a dare la svolta tanto attesa alla vita del protagonista de L’ora buca. Nel campo dell’informazione si suole chiamarle fake news ma sempre bugie restano. Ed è su queste e con queste che il Professore costruirà la sua nuova vita, inventata distruggendone un’altra. Nel suo caso la legge del contrappasso sarà molto dura. Alla fine, il Professore non otterrà quello che sperava. O forse no. Otterrà proprio ciò che in cuor suo desiderava.

Il libro di Valerio Varesi è come una stanza degli specchi nella quale, proprio quando pensi di aver trovato l’uscita, sei costretto a ricominciare daccapo. Un vorticoso gioco di rimandi che sembra ruotare intorno a un non senso pericoloso, basato sul nulla, sul vuoto. Un vuoto esistenziale, un vuoto culturale, un vuoto sociale… una rappresentazione senza mezze misure della crisi culturale che sta investendo e travolgendo la società italiana, quella occidentale, globale addirittura. Una “cultura” che fonda le sue radici su talk show, reality, micro video, post e tweet. Un mondo nel quale la conoscenza sembra rimandare ancora troppo al concetto di “chi ti manda” e le competenze sono uno slogan ormai solo pubblicitario e propagandistico.

Anche il titolo del libro, L’ora buca, è emblematico di questo “gioco” basato sul nulla, sul vuoto. Il titolo richiama all’ora che intercorre tra una lezione e l’altra, quella di attesa, di vuoto appunto, nella quale, nel testo, inizia a crearsi la rete della storia e nascono i prodromi di quel risentimento/frustrazione che porteranno o costringeranno il protagonista alla svolta, al cambiamento che altro non sarà che un lento e inesorabile peggioramento, una distruzione e un’autodistruzione. Il lettore non può non chiedersi se sarà così il destino cui va incontro l’attuale società se non sceglierà, per tempo, di invertire la marcia o approntare una poderosa sterzata per cambiare direzione e farlo sul serio, dal verso giusto.

Un’articolazione del pensiero che passa dal locale al globale in maniera eguale e parallela a quanto accade nel testo, ai pensieri e alle considerazioni dello stesso protagonista il quale, narrando di programmi scolastici, capitoli e argomenti, giunge a riflessioni su enormi problemi esistenziali. Un andirivieni che è di per sé simbolico di quanto anche solo un singolo atteggiamento, comportamento, pensiero possa, alla fin fine, andare a incidere sui massimi sistemi, soprattutto se vanno a sommarsi tanti piccoli pezzi che, uniti tra di loro, ne formano uno grande, immenso, globale.

Sembra quasi che Varesi voglia suggerire al lettore che se è il “mondo” a dover essere cambiato ciò deve avvenire per mano dei suoi abitanti, non è certo il pianeta in sé che potrà subire dei cambiamenti, delle modifiche o delle alterazioni. Sono le persone che lo governano a dover fare la differenza. E ciò vale naturalmente per ogni “mondo”. Anche la società è a suo mondo un mondo, oppure un universo. E anch’essa potrà davvero cambiare solo se lo faranno i suoi abitanti.


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© 2020, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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