Tag

,


50mila schiavi per un business che ha fruttato nel 2023 ben 64miliardi di dollari.1 Sono queste le stime più accreditate utili a quantificare, per meglio definire, la più colossale quanto “banale” truffa romantica posta in essere nell’era del digitale, del metaverso e delle criptovalute. Solo in Italia le persone che almeno una volta sono state vittime di raggiri telematici sono 12.7milioni.2

Le scam city, le città della truffa, sono una creazione soprattutto birmana e si trovano lungo i confini del Paese in guerra dove fruttano denaro illegale alla mafia cinese ma anche alla giunta militare. Compound all’interno dei quali c’è tutto: ristoranti, parrucchieri, negozi. Manca però la libertà, soprattutto relativa alle comunicazioni e alle visite all’esterno. Sono almeno 15 le aree edificate intorno alla città birmana di Miawaddy. Decine di luoghi che promettono espansione edilizia con sbancamenti per nuove costruzioni.3

Le operazioni di truffa sono radicate nell’ascesa dei casinò e delle operazioni di gioco d’azzardo online nella regione del sud-est asiatico. In Myanmar, gli attori della criminalità organizzata operano nel paese da anni, ma la situazione è peggiorata dal colpo di Stato militare.4

Il primo febbraio 2021 i militari hanno preso il potere con un colpo di Stato guidato dal generale Min Aung Hlaing (già a capo di Tatmadaw, l’esercito birmano), rovesciando il Governo civile di Aung San Suu Kyi, arrestata col Presidente Win Myint e altri esponenti della Lega nazionale per la democrazia. Dopo il golpe, è iniziata in tutto il Myanmar una protesta pacifica con centinaia di migliaia di persone nelle piazze e una sorta di sciopero diffuso in tutti i settori vitali dell’economia. Ma questo movimento di disobbedienza civile ha dovuto affrontare una repressione durissima. La protesta pacifica si è trasformata, con il tempo, in una guerra diffusa di alta e bassa intensità, portata avanti sia dalle Forze di difesa popolari (Pdf), che fanno capo al Governo di unità nazionale (Nug – in clandestinità), sia alla resistenza delle milizie armate regionali, i cosiddetti eserciti etnici (Eao, oltre una ventina) che in parte negoziano con la Giunta e in parte vi si oppongono, specie nelle aree delle comunità karen, kachin e dell’Arakan. I più forti sostenitori della Giunta sono i russi, ma Tatmadaw ha potuto godere dell’appoggio più o meno diretto anche di Cina, India e Vietnam. La collocazione strategica del Myanmar lo rende una tessera fondamentale del dominio asiatico: per i cinesi, è lo sbocco sull’Oceano Indiano, dove sbarcano energia e beni indispensabili allo sviluppo della Repubblica popolare; per l’Occidente è un terreno di scontro con Pechino; per i Paesi del Golfo, la connessione tra Indonesia e Bangladesh.5

La guerra per il controllo del centro frontaliero di Myawaddy, sul fiume Moei, davanti alla città tailandese di Mae Sot, è stata resa ancora più complessa dalla presenza di tanti piccoli agglomerati urbani affacciati sul fiume che segnano il confine tra Myanmar e Thailandia, ovvero le scam city. Nate alcuni anni fa lungo i confini con la Cina o con la Thailandia come grandi o piccoli centri d’azzardo frontalieri, dopo l’Operazione 1027 con la quale la Resistenza ha riconquistato gli agglomerati sul confine cinese, gli affari si sono spostati e intensificati sul confine tailandese. Pare, inoltre, che le alleanze variabili – e quindi le sorti della guerra – dipendano in sostanza anche da chi potrà controllare e gestire le scam city.6

Le Bgf/Kna sono guidate da Saw Chit Thu, colonnello, segretario generale e consigliere senior del gruppo di miliziani, diventato una figura di spicco nel gruppo scissionista Dkba – Esercito Democratico Buddista Karen, che firmò il cessate il fuoco con l’allora giunta militare. Nel 2010 la Dkba è stata trasformata in Forza di guardia di frontiera beneficiando, in cambio dell’integrazione nel comando militare del Myanmar, del sostegno materiale sul campo di battaglia fornito dall’esercito e dello spazio per costruire lucrative attività criminali. L’esercito del Myanmar ha beneficiato a sua volta delle entrate che da queste derivano.7 I flussi finanziari nella regione del Mekong suggeriscono che l’industria della truffa in un solo Paese della regione potrebbe generare tra i 7.5 e i 12.5 miliardi di dollari, ovvero la metà del prodotto interno lordo del Paese stesso.8

La pandemia di Covid-19 e le misure di risposta associate hanno avuto un impatto drastico su tali attività illecite in tutta la regione. Le misure di sanità pubblica hanno chiuso i casinò in molti paesi e, in risposta, gli operatori dei casinò hanno spostato le operazioni in territori meno regolamentati e nello spazio online sempre più redditizio. Di fronte a nuove realtà operative, le bande criminali hanno preso di mira sempre più i lavoratori migranti, bloccati in questi paesi e senza lavoro a causa delle chiusure delle frontiere e delle attività commerciali, per lavorare nei centri di truffa. Allo stesso tempo, le misure di risposta alla pandemia hanno visto milioni di persone costrette a casa a trascorrere più tempo online, rendendole veri e facili bersagli. 

Approfittando della mancanza di opportunità di lavoro in molti paesi, delle ridotte opportunità di lavoro per i giovani laureati, i trafficanti sono stati facilmente in grado di reclutare fraudolentemente persone in operazioni criminali con il pretesto di offrire loro lavori veri. Le piattaforme digitali hanno notevolmente ampliato la portata degli attori criminali organizzati coinvolti in frodi online, consentendo loro di prendere di mira per il reclutamento persone in diversi paesi e di diversi gruppi linguistici. 

I casi di tratta documentati nel sud-est asiatico hanno solitamente coinvolto persone che hanno avuto un accesso limitato all’istruzione e sono impiegate in lavori sottopagati. Tuttavia, il profilo delle persone truffate in queste recenti operazioni di truffa online è diverso: molte delle vittime sono istruite, a volte provenienti da lavori professionali o con lauree, esperti di computer e di lingue. 

Gli uomini costituiscono la maggioranza delle vittime, sebbene anche le donne siano state prese di mira e, sebbene la gran parte delle vittime sono adulti, i rapporti evidenziano la presenza anche di adolescenti. 

Il ruolo di primo piano dei social media e di altre piattaforme digitali è una caratteristica intrinseca e sorprendente di queste operazioni di truffa online. Negli ultimi anni, il sud-est asiatico ha assistito a una crescita esponenziale della tecnologia digitale, del business e dell’e-commerce, nonché a una crescente digitalizzazione e “appification” nella regione.

Le principali piattaforme digitali sono state utilizzate dai trafficanti per ingannare le persone nel sud-est asiatico e oltre con falsi annunci di lavoro per reclutarle in operazioni fraudolente. Vengono inoltre utilizzate in dette operazioni per frodare persone in tutto il mondo.

Molti dei centri in cui le persone sono costrette a commettere attività criminali online si trovano fisicamente in giurisdizioni in cui la governance e lo stato di diritto sono deboli e l’autorità è contestata. Il colpo di Stato militare, la violenza in corso e i conflitti armati in Myanmar, e il conseguente crollo dello stato di diritto, hanno fornito terreno fertile per un aumento esponenziale dell’attività criminale. Molti dei centri truffa in Myanmar si trovano in aree di confine scarsamente regolamentate, e spesso porose, caratterizzate da una mancanza di strutture formali di applicazione della legge. Molti centri di truffe online della regione hanno sede in zone economiche speciali (SEZ), istituite dai rispettivi Stati, che sono caratterizzate da una regolamentazione opaca e dalla proliferazione di molteplici economie illecite, tra cui il traffico di esseri umani, il commercio illegale di animali selvatici o rari e la produzione di droga. Nel 2019 c’erano oltre 5.300 SEZ in 147 economie in tutto il mondo, con altre in programma di essere istituite.9

Sebbene possano svolgere un ruolo nello stimolare lo sviluppo economico, le SEZ hanno spesso sollevato una serie di preoccupazioni sui diritti umani, dai processi attraverso i quali vengono istituite al loro funzionamento, all’interno di un quadro generale di limitata supervisione legale. I rapporti indicano che non sono state condotte indagini sulle accuse di collusione tra gli attori criminali dietro queste operazioni fraudolente e alti funzionari governativi, politici, forze dell’ordine locali e influenti imprenditori.

Dai report emergenti, così come dagli screening e dalle identificazioni effettuati da alcuni paesi della regione, è chiaro che gli individui costretti a lavorare in questi centri truffaldini rientrano nella definizione legale di persone vittime di tratta. 

Nel caso delle truffe online, le persone vengono reclutate principalmente per fittizi ruoli professionali quali programmatori, addetti al marketing o specialisti delle risorse umane, attraverso quelle che sembrano essere procedure legittime e persino elaborate che possono includere colloqui, nonché test di lingua e altro. Alcune vittime hanno riferito di essere state prese di mira dai reclutatori nel loro paese di origine o da un paese terzo, mentre altre sono state reclutate quando erano già presenti nel paese di destinazione. I trafficanti si mostrano disponibili anche ad aiutare con il trasporto, inclusa in alcuni casi la documentazione necessaria. All’arrivo, i migranti vengono solitamente accolti dai trafficanti che li prelevano all’aeroporto e li accompagnano in alloggi temporanei o li trasferiscono direttamente nei complessi recintati o nei centri dove operano le truffe, ospitandoli lì, dove vengono sorvegliati da guardie di sicurezza spesso pesantemente armate. Viene loro tolto il passaporto in tutti i casi. 

Questo uso dell’inganno per reclutare persone nelle truffe online costituisce l’elemento “mezzo” della definizione di tratta di persone. In alcuni casi, gli individui potrebbero aver capito di essere stati reclutati per condurre frodi online, ma sono stati ingannati sulle condizioni, ad esempio non erano a conoscenza del fatto che sarebbero stati detenuti nei compound, sottopagati o non pagati, soggetti a percosse e altre forme di violenza, o costretti a pagare un riscatto per andarsene. 

Gli individui sono costretti a perpetrare frodi online utilizzando una serie di piattaforme tra cui falsi siti Web di gioco d’azzardo e piattaforme di investimento in criptovaluta, nonché truffe romantiche e finanziarie – pig-butchering, in cui false relazioni romantiche o amicizie vengono utilizzate per frodare gli utenti online di ingenti somme di danaro.10

Appare quindi evidente che, all’interno di questo fenomeno delle scam city, si configurano due grandi categorie di truffati: i “reclutati” e i “truffati online”. 

I criminali che mettono in atto truffe romantiche utilizzano dinamiche psicosociali in modo non etico, ma molto efficace, per manipolare la vittima. E, laddove si pensa che questi “truffatori” sono, nella gran parte dei casi, dei “truffati” a loro volta, il quadro si complica notevolmente.

Le truffe romantiche online sono un fenomeno criminale in forte crescita in alcuni paesi (Usa, Gran Bretagna, Germania, Italia), ma molto probabilmente si sta espandendo in tutti quei paesi dove è diffuso l’uso di social network. I criminali sfruttano a loro favore il fisiologico bisogno di relazionarsi, socialmente espresso più o meno consapevolmente dalla vittima, per costruire un copione, una narrazione convincente per arrivare a “spingerla” nella condizione di prestare aiuto (quasi sempre economico) facendo leva sul solido e coinvolgente rapporto di fiducia precedentemente stabilito. Questa dinamica psicosociale avviene con modalità piuttosto veloci per il fatto che si tratta quasi sempre di rapporti a distanza che prevedono di conseguenza interazioni comunicative molto diverse da quelle più tradizionali vis à vis. Sono presenti, nello sviluppo di relazioni a distanza di questo tipo, sia processi di maggiore disinibizione che di maggiore idealizzazione del potenziale partner, il che rende il rapporto contemporaneamente e inizialmente più veloce e intenso rispetto allo scenario tradizionale dove invece si percepiscono più informazioni (sia positive che non) durante la conoscenza diretta. L’abilità persuasiva del criminale consiste nell’utilizzare le specifiche conoscenze di queste dinamiche psicosociali in modo non etico, ma molto efficace, per manipolare il comportamento della vittima. Oltre ai danni finanziari diretti – ovvero quanto effettivamente i criminali riescono a estorcere alle vittime – vi sono da considerare i danni economici indiretti dovuti al deterioramento dello stato finanziario/patrimoniale e le problematiche psicosociali – problematiche stress correlate, ansia, depressione, rischio suicidiario – provocate alle vittime e alla rete sociale connessa a loro, in particolare la famiglia. 

La frode avviene perché vi è la concomitanza di vari elementi che rendono maggiormente vulnerabile la vittima. Questi elementi concernono sia caratteristiche psicologiche delle vittime (basso autocontrollo, impulsività, il forte desiderio di trovare un partner), sia fattori contestuali relativi ai truffati (un evento traumatico o comunque fortemente stressante come una separazione o altro) sia la capacità persuasiva del criminale. 

Nel settore della psicologia scientifica vi è stato molto recentemente lo sforzo di individuare alcune caratteristiche psicologiche che rendono le vittime più vulnerabili nei confronti delle truffe romantiche, ma rimane da chiarire se alcune dimensioni quali, ad esempio, l’impulsività e lo scarso autocontrollo riscontrato in queste ricerche siano caratteristiche precedenti all’interazione manipolatoria o siano la conseguenza del processo di innamoramento molto frequente nel caso delle truffe sentimentali. Analizzare attraverso la prospettiva della persuasione il fenomeno delle romance scam può aiutare meglio come fenomeno psicosociale. I processi persuasivi presi in considerazione sono: la reciprocità (dobbiamo contraccambiare ciò che ci viene offerto/proposto), l’autorità (siamo più propensi ad accettare una richiesta se arriva da chi giudichiamo come autorevole/competente), il consenso sociale (a parità di altre condizioni, tendiamo ad adottare scelte comportamentali condivise da un gruppo numeroso di persone), la scarsità (siamo propensi ad attribuire un valore maggiore a qualcosa che percepiamo come scarsamente disponibile), l’impegno e la coerenza (abbiamo la tendenza a effettuare scelte o comportamenti coerenti con quelli effettuati precedentemente) e la piacevolezza percepita di chi emette il messaggio persuasivo (preferiamo accettare richieste da persone che ci piacciono o, in misura maggiore, che abbiamo la percezione che piacciamo loro).11

Nonostante siano generazioni native digitali, sono Gen Z e Millennial le vittime maggiori di fenomeni che vanno dalle frodi con carte di credito al phishing. Tra il 2022 e il 2023 è stato registrato un incremento del 6 per cento dei tentativi di truffa online e l’importo del denaro sottratto è passato da 114 milioni di euro e 137 milioni di euro.12

La Rete e, in particolare, i social media sono entrati a far parte della vita di ciascuno di noi in tempi e modi differenti e, dunque, il loro utilizzo varia da generazione a generazione. A oggi le fasce generazionali entrate in contatto con il mondo digitale sono state descritte in quattro categorie: i Baby Boomers, la Generazione X, la Generazione Y e la Generazione Z. Ognuna di queste si è rapportata in maniera differente al Web e alla tecnologia, sviluppando competenze e comportamenti diversi tra loro. 

boomers sono nati in un periodo storico (1946/1964) caratterizzato da un forte benessere economico e sono la generazione economicamente più stabile. Questo li rende mediamente più ottimisti e consente loro di vivere la vita con un atteggiamento di relativa sicurezza. Sebbene prediligano ancora la comunicazione face-to-face sono ormai presenti anche sui social network. Tuttavia, la loro inesperienza li porta spesso a utilizzare i vari dispositivi elettronici in maniera inadeguata e ad avere scarsa capacità critica nei confronti delle notizie che scorrono in Rete sotto i loro occhi. La Generazione X (1965/1979) manca di un’identità sociale ben strutturata e si caratterizza dall’incertezza seguita all’ottimismo dei loro predecessori. Gli appartenenti a questa generazione hanno sviluppato un atteggiamento disincantato caratterizzato da apatia, scetticismo e pessimismo verso il futuro, oltre che da una mancanza di fiducia verso le istituzioni. Sono nati in un mondo analogico ma hanno abbracciato sin dall’inizio la trasformazione tecnologica digitale. Al contrario dei boomers, utilizzano i social in maniera più consapevole e con un atteggiamento critico che li porta a verificare le fonti delle informazioni che stanno consultando online

La Generazione Y (o MillennialsNativi DigitaliNet Generation) comprende i nati tra il 1980 e il 1995, cresciuti insieme alla digitalizzazione, alla globalizzazione e all’accelerazione tecnologica. Un contesto in continuo mutamento caratterizzato dalla convergenza tra le varie piattaforme tecnologiche e da un ambiente comunicativo sempre più ibrido traonline e offline. Al contrario dei loro predecessori, i Millennials hanno sviluppato sin dall’infanzia una buona propensione al networking e all’interazione digitale e sono aperti a ogni forma di innovazione e assimilano con velocità i cambiamenti. Comunicano principalmente attraverso i social network. Se le generazioni precedenti tendono a utilizzare i new media soprattutto come mezzi informativi, i Nativi Digitali, oltre ad avere in generale una maggiore familiarità con i nuovi strumenti tecnologici, vedono i social come un vero e proprio mezzo di espressione personale. 

La Generazione Z si compone di tutti i nati dal 1996 a oggi. Diversamente dalle generazioni precedenti, i “post-millennials” non conoscono una vita senza digitale, in quanto per loro la tecnologia è un linguaggio innato e naturale sin dalla tenera età. Si tratta della generazione più globalizzata e iperconnessa della storia. Di fatto, la maggior parte della loro vita relazionale si svolge sulle piattaforme social, in particolare quelle di recente sviluppo, che incidono quindi significativamente nel loro processo di socializzazione. 

L’intenso sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha portato le nuove generazioni a vivere valori e visioni del mondo completamente diversi rispetto a quelli dei propri genitori o di chi li ha preceduti. Contaminando ogni aspetto della vita sociale dei giovanissimi, Internet diventa un vero e proprio bisogno generazionale: fa parte di quelle esigenze necessarie alla stregua di qualunque altra attività vitale. I mezzi di comunicazione non sono strumenti neutrali assoggettabili in toto alla funzione che assegniamo loro, ma mezzi che modificano il nostro pensiero e il nostro modo di agire indipendentemente dall’uso buono o cattivo che ne facciamo, influenzando profondamente il rapporto dell’uomo con i propri simili e il mondo circostante. È inevitabile, dunque, che l’espandersi dei rapporti umani da una dimensione esclusivamente offline a una online provochi una virata decisiva nel cammino attraverso cui i giovani, i “nativi digitali”, fondano la costruzione del loro sé.13

I consumi dei media si sono caratterizzati per un’esplosione continua, mentre i tassi della formazione sono stati determinati da ampliamenti modesti, più incoraggianti che in passato, ma deludenti se paragonati al modo in cui la comunicazione coltiva la struttura sociale.14 L’uomo contemporaneo, in particolare le nuove generazioni, vivono infatti sempre più immersi in un universo strutturato intorno a realtà sempre più artificiali, autonome e indipendenti, un mondo rispetto al quale la “natura” appare come una realtà estranea e distante. Questo universo tecnologico emergente dispone di alcune grandi attrattive, prima fra tutte quella di una promessa di coinvolgimento in un universo rassicurante, prevedibile, pregno di emozioni, di pathos e, dunque, di senso. Una realtà, insomma, nella quale con-fondersi. Nel mondo contemporaneo, le tecnologie elettroniche sembrerebbero aver trovato, a partire dal paradigma costituito dal medium televisivo, il più straordinario e insuperabile strumento di destabilizzazione della realtà sociale. In tale ambito, l’attuale sviluppo e diffusione dei nuovi media stimola frequentemente una sorta di panico mediatico, ovvero un tipo di angoscia derivante dal conflitto tra le necessità del reale e la seducente corruzione dell’immaginazione. 

Nella società contemporanea stiamo assistendo, tra l’altro, a un ritorno in grande stile di un atteggiamento di stampo neo-romantico, caratterizzato principalmente da una sempre più diffusa rivalutazione degli aspetti affettivo-emotivi come valore fondamentale per l’essere umano.15

Esistono due differenti tipo di emozione le quali esprimono diversi rapporti con il mondo circostante. La prima s’iscrive nell’istante. Essa scoppia in una sorta di folgorazione. Il suo regime è la successione rapida, la varietà. Impaziente di godere nuove vibrazioni, il soggetto dimentica subito quelle appena provate, in attesa di quelle che stanno per giungere. La seconda forma di emozione s’iscrive invece nella durata. Essa è più elaborata della prima. Il soggetto che la prova lascia all’avvenimento affettivo il tempo di approfondire e svilupparsi.16 Il primo tipo di emozione uccide la sensibilità. Tutto avviene di colpo e lo stato affettivo non ha il tempo necessario per diversificarsi e maturare. La capacità emotiva viene appagata prima di essere trasformata in sentimento. Il rapporto con il mondo è in questo caso orientato verso l’azione e la reazione rapida. Si tratta insomma di un tipo di emozione molto primitivo in quanto direttamente correlato a quelle finalità di carattere evolutivo necessarie alla sopravvivenza. Il secondo genere di emozione emerge quando, a differenza della prima, ci si pone di fronte al mondo in un atteggiamento di tipo “contemplativo”. 

Diversamente dalla società razionale moderna, in cui l’imprevedibilità emotiva era stata bandita perché ritenuta pericolosa, oggi ci si sente realizzati solo nel momento in cui si possono esprimere liberamente le proprie emozioni. Naturalmente i media accentuano questa esigenza. L’emozione suscitata dai media è fondamentale soprattutto per consentire una forma di identificazione. Questo emergente culto delle emozioni inverte di fatto la scala dei valori, concependo il mondo non come oggetto di conoscenza, bensì come strumento per ottenere la felicità, finendo confusamente per proporre una vera e propria filosofia anti-intellettualistica e anti-scientifica. Per gli individui contemporanei la condivisione dei sentimenti e delle emozioni sembrerebbe dunque chiaramente soppiantare la ricerca di un impegno orientato verso la costruzione di sentimenti durevoli e stabili.17

L’individuo delle “tribù” contemporanee è un enfant eternel, un bambino completamente assorbito in un suo universo affettivo-emotivo. Usciti definitivamente dalla cultura “eroica” giudaico-cristiana che ha caratterizzato la modernità, basata sulla concezione di un individuo attivo e padrone di sé e dell’ambiente circostante, si sarebbe entrati nell’universo del “vitalismo” delle tribù postmoderne, fondato non più sulla pianificazione e sulla realizzazione di determinati progetti ma prevalentemente orientato a lasciar godere del piacere di stare insieme, di condividere l’intensità del momento, di prendere il mondo per quello che è.18

Quello che stiamo vivendo oggi sembra dunque un processo di slittamento da un individuo dotato di un’identità stabile che esercita le sue funzioni sulla base di rapporti contrattuali ben definiti, a una persona fornita di molteplici possibili identificazioni, in grado di ricoprire indifferentemente svariati ruoli all’interno di “tribù affettivo-emotive”. Le identificazioni multiple trovano uno straordinario alleato tecno-culturale nell’ambito delle nuove tecnologie della comunicazione, in particolare nella possibilità fornita da internet e dai videogiochi di potersi creare una serie indefinita di personalità e di poterle interpretare in una condizione di coinvolgimento vieppiù crescente. L’uomo emozionale si presenta dunque come un essere dall’identità relativamente immatura, abitante di un mondo che confusamente promuove un infantilismo di fondo. 

Consumismo, infantilizzazione e reincanto tecnologico vanno a braccetto con un ulteriore polo che caratterizza la nostra epoca: l’invasione di un atteggiamento ludico nei confronti della realtà.19

Sulle spalle dell’individuo occidentale incombeva, circa un secolo fa, una patologia psichica definita clinicamente nevrosi. Oggi incombe la depressione. Se la nevrosi va considerata un “dramma della colpa”, la depressione è una “tragedia dell’insufficienza”. La conquista della definitiva emancipazione dell’individuo finalmente sovrano, il diritto di scegliere, il dovere di diventare se stessi, senza poter fare appello ad alcun ordine esterno, avrebbe imposto un pesante tributo, rappresentato appunto in una forma alternativa di dipendenza: la dipendenza da se stessi.20

Le peculiarità socio-psicologiche che caratterizzano l’attuale fase del processo di individualizzazione, sarebbero legate fondamentalmente alla paralisi dettata da una sorta di terrore: quello che l’uomo contemporaneo ha di scoprire in se stesso i motivi della sua dipendenza, la sua fragilità, la sua inevitabile mortalità, in breve tutto ciò che gli ricorda la sgradevole verità dei suoi limiti. Egli soffre della “malattia di non saper soffrire”.21

L’epoca che stiamo vivendo si caratterizza per una inondazione globale di immagini, che produce un paradossale effetto di accecamento e persino un ottundimento della coscienza. Se, da una parte, l’eccedenza accecante di immagini finisce per annullarne i significati, dall’altra, l’ipervisibilità diventa un autovalore o, addirittura, attiva un meccanismo di godimento. È attraverso questo meccanismo che può generarsi la produzione di un nuovo tipo di soggettività, in quanto le nuove tecnologie non operano soltanto a livello di dispositivo simbolico – tramite una manipolazione dei segni e delle rappresentazioni mentali – ma anche a livello dei dispositivi materiali: producendo effetti di risignificazione esperenziale delle dimensioni del tempo, dello spazio e del corpo. I sistemi multimediali, dunque, lontano dall’essere banali “mezzi di” – comunicazione, calcolo, diffusione di contenuti, ecc. – sono attivi generatori di “materializzazioni”, di “rifigurazioni mentali”. Le tecnologie multimediali sono, dunque, performative; ossia hanno la capacità non solo di formare discorsivamente il soggetto ma anche di produrre effetti materiali sul corpo.22

Un ulteriore aspetto che andrebbe indagato a fondo è la solitudine e l’isolamento di chi è iperconnesso. Ricordando la teoria degli usi e delle gratificazioni e riproponendo l’ordine dei bisogni sociali individuato nella piramide di Abraham Maslow, si può affermare che i social appagano:

  • Il bisogno di sicurezza, ossia il desiderio di protezione e tranquillità. All’interno della rete dei contatti non ci sono persone ostili e, se ci sono, vengono agevolmente “rimossi”.
  • Il bisogno associativo, vale a dire l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, di essere apprezzati, amati e di interagire e collaborare con altri.
  • Il bisogno di autostima, ovvero la necessità continua di sentirsi tenuti in considerazione.
  • Il bisogno di autorealizzazione, ovvero l’esigenza di sviluppare ed esternare la propria personalità, realizzare le proprie aspettative e raggiungere una posizione gratificante e pregevole all’interno del gruppo sociale. 

Tutti questi sono sì bisogni eterogenei che i social network soddisfano, ma paradossalmente sono anche necessità che vengono accresciute in maniera esponenziale proprio dagli stessi social. Ed è proprio questo il motivo per cui Bauman definiva confessionale la società odierna, nella quale tutti sembrano non avvertire più la gioia di custodire un segreto. 

Con i social network sembra realizzarsi quella particolare forma di sociazione che, per Simmel, è rappresentata dalla socievolezza. Una singolare modalità d’interazione nell’ambito della quale il processo di associazione integra un valore in sé: una relazione sviluppata nella modalità del gioco, che si contraddistingue per l’assenza di tutte quelle tensioni che, invece, sono proprie dei rapporti e dei vincoli politici, economici e giuridici. Contrariamente alle finalità per le quali sono stati pensati, i social stanno diventando sempre più autoreferenziali, determinando lo sviluppo di vere e proprie comunità personalizzate e io-centriche, modellate sui gusti e sulle preferenze dell’individuo.  Entro questa cornice, si inseriscono quello che può essere considerato il paradosso dei social network, ovvero l’emergere di forme di isolamento sociale – di eremiti di massa – e la conseguente diffusione di forme di rifiuto della vita reale. Al fascino del mondo virtuale fa da contrappeso tutta una serie di criticità, che vanno dagli atteggiamenti scorretti e/o disfunzionali sino ai cosiddetti cyber crimes. Comportamenti lesivi che, non di rado, si annidano tra le pieghe dei social e che, per certi versi, sono incentivati dalla struttura e dalle caratteristiche proprie dei network. La virtualità, sommata alla semplicità di accesso e di utilizzo, fa sì che i social vengano percepiti alla stregua di ambienti prettamente ludici e privi di conseguenze. Per un verso, si crede che il virtuale si contrapponga al reale e che tutto ciò che accade online (in quanto appunto non-reale) non possa determinare né ricadute sociali né, men che meno, conseguenze e/o sanzioni di tipo giuridico. Per un altro verso poi, si pensa che in Rete ( e, dunque, anche sui social) regni l’anonimato più assoluto.23

Le tipologie di truffa online sono varie. E molte fanno leva sulla voglia della vittima di guadagnare soldi. Alcuni tipi si basano su schemi piramidali dove la leva è il desiderio della vittima di ottenere soldi facili e quindi la si induce a investire in cryptomonete. In altre situazioni, dopo aver instaurato una relazione di tipo romantico, si chiede un prestito che non verrà mai restituito. 

Da sempre le frodi sono figlie dell’avidità e, senza cadere in depressione, i truffati dovrebbero comunque prendersela in primis con sé stessi. Cedere alle lusinghe dei guadagni facili e cadere nel vortice del trading online è un attimo. Per operare in crypto o sui mercati finanziari non è possibile improvvisarsi.24

Ragionamento parallelo vale per le romance scam. Uno scarso contatto con il reale, un’elevata tendenza ad avere credenze romantiche e un’elevata tendenza all’idealizzazione delle relazioni predicono un più alto rischio di essere vittime. Mentre altri fattori psicologici non hanno un effetto significativo (tendenza alla solitudine, estroversione, amabilità, nevroticismo e sensation seeking).25

Quando l’uomo diventa consapevole che in qualsiasi momento può servirsi della ragione e delle proprie capacità calcolatorie per conoscere le condizioni del proprio agire pratico e quindi orientarlo, allora il mondo si rivela privo di un senso proprio ma diventa anche facilmente dominabile.26

Il reincanto tecnologico è la versione newmediale di quel più vasto fenomeno socioculturale che da qualche anno viene indagato e definito come reincanto o reincantamento. Riprendendo la formulazione weberiana di Disincanto, le riflessioni sul reincanto (non necessariamente tecnologico) hanno messo finora in risalto soprattutto il ritorno all’arcaico, la dimensione nostalgica di una visione “infantile” che si apre verso il mondo dei sogni collettivi, dei miti, delle grandi configurazioni dell’immaginario: idoli, archetipi, icone depositate in un altrove psicologico e sociale che oggi riaffiorano, filtrate da quel neo-tribalismo che guarda con sospetto le grandi narrazioni razionali che hanno dominato durante tutto il corso del Novecento. Una b-side dark-side culturale che a volte rischia di giustificare sotto argomentazioni postmoderniste i più spericolati eccessi di ciò che resta dei media di massa.27

Forse più di quanto non faccia il sapere razionale scientifico, che si fonda su procedure esplicite e quindi costantemente verificabili e rinegoziabili, l’immaginario svolge un ruolo di legante profondo, spesso inconscio: un deposito di modelli di comportamento, un luogo di mediazione dei conflitti di mentalità, un terreno dove si confrontano configurazioni mentali, desideri, paure che agiscono sulle scelte di vita. 

Strettamente legata all’idea di una presenza profonda è l’immagine della rete, infrastruttura sottostante che garantisce la connessione fra tutti gli aspetti del sistema (big/open data, interoperabilità, standardizzazione di formati e protocolli, etc.), Ma l’impronta figurale della rete ha riportato allo scoperto anche un antichissimo archetipo dell’immaginario narrativo e iconico: il labirinto. Tema che risale al mito di Teseo e del Minotauro e che ben rappresenta una condizione percettiva ed epistemologica (ma anche psicologica) di perdita della linearità, della sequenzialità direzionale, a favore di una continua molteplicità di scelte possibili. Il digitale non è solo una tecnologia ma anche e soprattutto un linguaggio e una logica, in grado di dar vita anche alla rappresentazione dei bisogni emozionali, della sensibilità, dei desideri, della dimensione onirica.28

Evidente appare il carattere onnivoro e onnicomprensivo del digitale che da una parte è diventato ormai il gestore di tutta la dimensione organizzativa e produttiva di aziende, amministrazioni , istituzioni scientifiche: in una parola il gestore del razionale; ma d’altra parte – e con gli stessi strumenti e linguaggi – può dar corpo alla dimensione estetica e fantastica, ed essere il gestore dell’immaginario.29 I soggetti sono oggi chiamati a ricostruire, nell’ambito di un dialogo sempre aperto con altri soggetti e altre tecnologie, il significato complessivo del processo comunicativo. Se in apparenza potrebbe trattarsi di strumenti intuitivi, potenzialmente per “tutti”, allo stesso tempo, per la implicita conoscenza informatica che richiedono, è necessario mettere gli individui nelle condizioni di agire consapevolmente nel mondo simulato.30


1J. Tower, Jason Tower on the Dangerous Proliferation of Scam Compounds in Southeast Asia, United States Institute of Peace, 13 maggio 2024.

2L. Gabriele, 12,7 milioni di Italiani vittime di truffe on line. Arriva il reato, consumerismo, 13 maggio 2024.

3E. Giordana, L’edilizia truffaldina delle “Scam City” – Viaggio lungo il confine tailandese-birmano dove fioriscono le città della truffa, Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, 10 aprile 2024.

4Online scam operations and trafficking into forced criminality in southeast asia: Recommendations for a human rights response, United Nations Human Rights – Office of the High Commission, 2023.

5Myanmar – Conflitto, Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, 18 gennaio 2023.

6E. Giordana, Il ruolo delle Scam City nel conflitto in Myanmar, ISPI, 31 maggio 2024.

7The Karen Border Guard Force/Karen National Army Criminal Business Network Exposed, Justice for Myanmar, 22 maggio 2024: https://www.justiceformyanmar.org/stories/the-karen-border-guard-force-karen-national-army-criminal-business-network-exposed?utm_source=justiceformyanmar&utm_medium=email&utm_campaign=karen-bgfkna-regional-criminal-network-exposed

8Policy report: Casinos, cyber fraud, and trafficking in person for forced criminality in Southeast Asia, UNODC – United Nations Office on Drugs and Crime, September 2023.

9Online scam operations and trafficking into forced criminality in southeast asia: Recommendations for a human rights response, United Nations Human Rights – Office of the High Commission, 2023.

10ib.

11M. Agnoletti, Le truffe romantiche o sentimentali (romance scam) online come fenomeno psicosociale persuasivo, in State of Mind di inTHERAPY, 29 novembre 2019.

12Report 2023 delle attività della Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica.

13M. Simoncelli, Cyberwarfare e cyberlife; F. Farriggia e D. Foschi, Giovani e new-media. Una ricerca-azione sperimentale, IRIAD REVIEW, numero 7, luglio 2021.

14M. Morcellini, La scuola nella modernità. Per un manifesto della Media Education, Franco Angeli, Milano, 2004.

15G. Pecchinenda, Il coinvolgimento tecnologico: il Sé incerto e i nuovi media, in Quaderni di Sociologia, 44/2007 – la società contemporanea / Giovani e nuovi media.

16M. Lacroix, Il culto dell’emozione, Vita e Pensiero, Milano, 2002.

17G. Pecchinenda, op.cit.

18M. Maffesoli, Il tempo delle tribù. Il declino dell’individualismo nelle società postmoderne, Guerini e Associati, Milano, 2004.

19G. Pecchinenda, op.cit.

20A. Ehrenberg, La fatica di essere se stessi. Depressione e società, Einaudi, Torino, 2010.

21H.E. Richter, Il complesso di Dio, Ipermedium Libri, S.Maria C.V (CE), 2001.

22P. Barone, C.V. Barbanti, I nuovi media come dispositivi semiotecnici. Uno sguardo pedagogico, MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni, 10/01/2020.

23M.N. Campagnoli, Relazioni e solitudini nella Rete, Rivista Italiana di Informatica e Diritto – Periodico Internazionale del CNR-IGSG, Fascicolo 1 – 2022.

24G. Ursino, Quando l’avidità può giocare brutti scherzi, ilsole24ore.com, 26 febbraio 2023.

25G. Gualtieri, F. Ferretti, A. Pozza, F. Carabellese, R. Gusinu, A. Masti, A. Coluccia, Le “online romance scam” (truffe sentimentali via internet). Dinamiche relazionali, profilo psicologico delle vittime e degli autori: una scoping review, Rassegna Italiana di Criminologia, Anno XIV n°2 2020.

26M. Weber, La scienza come professione, Bompiani, Milano, 2008 (traduzione di P. Volonté). 

27G. Lughi, Creatività digitale e reincanto tecnologico, Mediascapes journal, 1/2013. 

28G. Lughi, Il ruolo dell’immaginario nella cultura digitale, Culture Digitali, n° 9 maggio-settembre 2023.

29G. Lughi, op.cit.

30V. Neri, Nuove tecnologie per la comunicazione del patrimonio culturale. Per un’etica tecno-mediale, in V. Neri (a cura di), Nuove tecnologie, immagini e orizzonti di senso. Prospettive interdisciplinari contemporanee, Pisa University Press, Pisa, 2017.


Articolo pubblicato su Satisfction.eu


Disclosure: Per le immagini, credits www.pixabay.com


LEGGI ANCHE

Tornare alla ruralità o sfruttare la tecnologia digitale? Le soluzioni per consumare di meno

Neil Perkin, Agile transformation. Sopravvivere, svilupparsi e competere nell’era digitale

Rivoluzione digitale sì, ma “Non essere una macchina”

Neuromarketing e potere subipnotico dell’era digitale. “Il cervello aumentato l’uomo diminuito” di Miguel Benasayag (Erickson, 2016)

Alberto Mattiello e Paolo Taticchi, Disruption

Gabriella Taddeo, Social. L’industria delle relazioni

Pietro Roberto Goisis, Noi imperfetti. Quando pensiamo di non farcela

Moda, AI e strategie omnichannel: dalla mass customization al nuovo regime customer-centrico


© 2025, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Condividi