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Esce con Falco Editore a maggio 2016 il romanzo di formazione di Antonino La Piana, Il segreto del coltivatore di rose. Un libro di poco oltre duecento pagine nel quale l’autore mette nero su bianco tutti i pensieri, le riflessioni, le argomentazioni e gli interrogativi che lo hanno accompagnato dalla giovinezza, trascorsa tra le aule della Facoltà di Filosofia all’età adulta, vissuta in vari paesi soprattutto dell’Africa. E ritornando in maniera fors’anche più acuta nel momento del suo rientro in Italia.
Il segreto del coltivatore di rose pur trattando di temi esistenziali, di religione e filosofia sembra ruotare interamente intorno alla figura del protagonista, che altri non è che lo stesso autore, e spesso la narrazione si perde nel dettagliato racconto di episodi ordinari e quotidiani che non riscontrano molto interesse in chi li legge. Come la rocambolesca rincorsa per non perdere la corsa del tram o l’iter della rottura del fidanzamento, o meglio di quando il protagonista è stato lasciato dalla fidanzata. Il lettore non riesce a ben comprendere il fine ultimo di queste prolungate narrazioni che a volte addirittura interrompono il racconto di altre vicende, in considerazione anche del fatto che esulano dal ragionamento che l’autore porta avanti nel suo libro e che trova la sua conclusione nell’ultimo capitolo.
Tutto questo va un po’ a inficiare il tono e il senso del libro, che a tratti risulta confusionario. Scritto come fosse la trascrizione simultanea dei pensieri e delle riflessioni dell’autore che spaziano e saltellano tra i vari argomenti. Maggiore ordine avrebbe potuto coincidere con un più alto gradimento e interesse in chi legge e, al contempo, avrebbe garantito più spazio alle valide conoscenze ed esperienze che La Piana dimostra di avere e aver fatto.
Interessante risulta il racconto dell’incontro-scontro tra le varie culture, lo stridente contrasto tra le futilità del vivere occidentale e il forte legame con la Terra che ancora conservano le etnie “primitive” che l’autore ha avuto modo di conoscere nei lunghi soggiorni nel continente africano. Traspare dagli aneddoti trascritti ne Il segreto del coltivatore di rose quella corrente che trascina tutti, chi più chi meno, nel vortice dei legami morbosi con gli oggetti solo in apparenza utili e necessari, nell’inutilità del pensiero rivolto solo alla materialità del ‘possedere’ senza la benché minima cura del proprio essere e del proprio pensiero. Un vortice che non lascia indenne neanche lo stesso autore. Accusa La Piana tutti coloro che scelgono di vivere «senza comprendere la ragione ultima per la quale si vive», che sono in buona sostanza il suo esatto contrario, tormentato invece dagli interrogativi esistenziali fin da giovanissimo. «Porsi delle domande, porsi le domande giuste e nel modo giusto, per tentare di cominciare a svelare, almeno in parte, il mistero nel quale siamo immersi», sembra essere il suo mantra.
Un libro particolare, Il segreto del coltivatore del rose di Antonino La Piana, che si ‘insinua’ nella mente di chi legge, nonostante i suoi limiti, e lo accompagna in riflessioni sul senso della vita e sulla vita stessa. Un libro con un finale dichiarato sensazionale dallo stesso protagonista. Il lettore potrebbe non concordare con le conclusioni cui giunge l’autore ma ne apprezza di certo l’entusiasmo. Un libro che nonostante tutto ha il suo perché. E questo, in un ragionamento sugli interrogativi esistenziali, potrebbe anche bastare.
Antonino La Piana: nato a Messina, ha vissuto molto all’estero, soprattutto in Africa. Ha sempre continuato a coltivare la sua passione per la Filosofia. La professione di Funzionario Diplomatico gli ha permesso di entrare in contatto con diverse culture, stimolando ulteriormente la curiosità sui grandi perché della vita.
Source: pdf inviato dall’autore. Ringraziamo l’Ufficio Stampa “Falco editore”.
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© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).