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Irma Loredana Galgano

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Una lunga e oscura vicenda di sangue e potere: “Storia segreta della ‘ndrangheta” di Gratteri e Nicaso (Mondadori, 2018)

12 martedì Mar 2019

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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AntonioNicaso, Italia, mafia, Mondadori, NicolaGratteri, recensione, saggio, Storiasegretadellandrangheta

Uscito in prima edizione a ottobre 2018, con la casa editrice Mondadori, Storia segreta della ‘ndrangheta di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso è un testo corredato e arricchito di riferimenti a fonti certe e documentali. Un resoconto storico che ahinoi forse non entrerà mai a far parte dei libri di storia, maggiormente se scolastici. Con il rischio, o meglio la certezza che i ragazzi continueranno ad apprendere delle mafie secondo stereotipi aridi e inutili o, peggio ancora, in maniera mitizzata attraverso tv, cinema e videogame.

Nel testo vengono descritti con dovizia di particolari i legami che hanno unito, fin dagli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, i boss calabresi con quelli siciliani, della “Nuova Camorra organizzata” di Napoli e la banda della Magliana a Roma.

Gratteri e Nicaso dedicano quasi un intero capitolo alla descrizione del radicamento della ‘ndrangheta in varie e numerose regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, NordEst e Centro Italia), nonché l’espansione in Europa e nel resto del mondo. A smontare, o almeno tentare di farlo, i luoghi comuni che vogliono la corrispondenza perfetta tra mafie e Sud Italia, tra Terra dei fuochi e Campania.
Sono ormai disparate e diffuse le inchieste che hanno portato ad arresti e processi per mafia al Nord ma quella «destinata a rimanere nella storia» è Crimine-Infinito, scattata nel 2010. Un’indagine sviluppatasi su un doppio fronte: lombardo e calabrese. Servita a «individuare e colpire decine di ‘ndranghetisti radicati in Lombardia» e a cambiare «la percezione della ‘ndrangheta».

Tra passato e presente, in sostanza, c’è una sola differenza: «ieri la ‘ndrangheta era ritenuta forza eversiva, oggi è sempre più governo del territorio». Un tempo era il boss ad andare a casa del politico a chiedere assunzioni o favori, oggi «è il politico che va a casa del boss a chiedere pacchetti di voti». I consigli comunali calabresi sciolti per mafia sono stati «3 nel 2016, 12 nel 2017 e 8 nei primi otto mesi del 2018».

Ciò che colpisce durante la lettura di Storia segreta della ‘ndrangheta, oltre la grande capacità di narrazione e sintesi degli autori, è il ritrovare delle sconcertanti somiglianze con quanto accade nel tempo, nella storia appunto, come anche nell’attualità della cronaca.
A seguito del terremoto del 28 dicembre 1908, che ferisce duramente Reggio Calabria e Messina, il Parlamento stanzia un finanziamento di 100milioni di lire per la ricostruzione. «Subito dopo il terremoto, molti calabresi annusano l’affare della ricostruzione».
E poi arrivano gli anni in cui «si ricorre al tritolo per taglieggiare le imprese che si aggiudicano i lavori dell’ultimo tratto dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria». Del resto, sono oltre 170 i miliardi previsti per la realizzazione dell’opera. Una cifra enorme, «alla quale si aggiungono i fondi della legge Pro-Calabria», 345miliardi stanziati dal governo per opere di sistemazione idraulico-forestale.

Nell’intento degli autori c’è la volontà di raccontare la storia della ‘ndrangheta per conoscerne gli aspetti più reconditi, per capire quanto sia in realtà necessario «combatterla, spezzando quel grumo di potere che continua ad alimentarla». Perché la ‘ndrangheta è «una sorta di mostruoso animale giurassico» che non si estingue perché «sono ancora in tanti a proteggerla, a tutelarla, a cercarla e a legittimarla». Non si può non convenire con Gratteri e Nicaso allorquando, nelle conclusioni del libro, affermano che servirebbe un «nuovo sentimento etico-politico», in grado di coinvolgere individui e gruppi, élite e popolo su obiettivi comprensibili «per rendere sconveniente la scelta dell’illegalità».


Articolo originale qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa della casa editrice Mondadori per la disponibilità e il materiale.


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© 2019, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Quando inizieremo a fare sul serio contro le mafie? “L’inganno della mafia” di Gratteri e Nicaso (RaiEri, 2017)

09 domenica Lug 2017

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Tag

AntonioNicaso, Lingannodellamafia, mafia, NicolaGratteri, RaiEri, recensione, romanzo, saggio

Quando inizieremo a fare sul serio contro le mafie? “L'inganno della mafia” di Gratteri e Nicaso

Se lo chiedono gli stessi autori, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, de L’inganno della mafia. Quando i criminali diventano eroi, edito da RaiEri, «che cosa deve succedere che non sia già successo per voltare pagina e combattere seriamente un’organizzazione criminale che condiziona la crescita e lo sviluppo del nostro Paese». Un’organizzazione criminale la cui storia, fondata su miti e personaggi leggendari, in realtà «è fatta di continue trattative con lo Stato». Quello Stato di cui siamo tutti parte che «quando poteva sferrare il colpo decisivo, si è sempre tirato indietro». Ed è da questo che bisogna partire per creare una coscienza e una cultura che sia veramente in grado di ostacolare e magari anche sconfiggere questa rete criminale fatta di mafiosi certo ma anche di politici corrotti e collusi, di amministratori accondiscendenti, di professionisti che prestano nome e quant’altro possa servire a riempire tasche e portafoglio perché, ed è inutile negarlo, «senza il rapporto con la politica, le lobby di potere, le logge più o meno deviate della massoneria, il sostegno di professionisti senza scrupoli, le mafie sarebbero già state sconfitte da tempo».

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Perché è l’idea di un Paese e di un popolo veramente libero dalle catene di corruzione e concussione che non deve mai essere abbandonata, anche ora che più di ogni altro periodo si vuole continuare a far passare l’idea che la mafia sia una rete inestricabile, una piovra inestirpabile, che gli impavidi cavalieri solitari votati a combatterla sono destinati a soccombere… Visioni stereotipate e contraffatte la cui diffusione sui network e sui media nazionali crea più danni che benefici. Libri e produzioni televisive che finiscono col rappresentare i mafiosi come degli eroi, protagonisti di vicende nelle quali sono non solo i protagonisti ma i vincitori finendo col diventare gli idoli dei ragazzi delle periferie come dei figli della nuova borghesia. Insistono molto su questo aspetto, pericolosamente sottovalutato o volutamente diffuso, Gratteri e Nicaso, sottolineando l’importanza culturale delle famiglie, dello Stato e delle scuole per evitare che tanti giovani italiani diventino emuli di Genny Savastano (personaggio della serie televisiva Gomorra) o altri, incapaci fino in fondo di distinguere tra il bene e il male, tra realtà e finzione.

Quando inizieremo a fare sul serio contro le mafie? “L'inganno della mafia” di Gratteri e Nicaso

Uno dei videogiochi più diffusi si chiama Mafia III e vince chi riesce, con ogni mezzo e senza scrupoli, la scalata nella “famiglia” mafiosa. Libertà di stampa, libertà d’espressione, libertà di opinione… ci sta tutto ma non si riesce proprio a fare a meno di chiedersi perché sia stata autorizzata la vendita di questa tipologia di prodotto, destinata anche ai minori, in un Paese che in teoria ha, o dovrebbe avere, tra i primi punti in Agenda la lotta alle mafie. La lotta non la scalata.

«Solo la cultura, le competenze, oltre alla famiglia, possono dare ai giovani la possibilità di non cadere nelle “tentazioni” del malaffare», la capacità di comprendere che «le “scorciatoie”, siano esse economiche o professionali, hanno sempre “un padrone” che prima o poi chiede il conto». Far capire ai giovani, ma anche a tutti gli altri cittadini e cittadine, che «passerelle, eventi spot e manifestazioni ludiche servono solo a far perdere agli studenti un giorno di scuola». Che è doveroso ricordare le vittime ma con azioni diverse non con retorica e luoghi comuni, parole dette su un palco dell’ennesima cerimonia a cui sono invitati a partecipare tutti, anche coloro che si dovrebbero combattere.

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Stato, politici, amministratori, Scuola, dirigenti, docenti, famiglie… tutti sono tenuti a dare il buon esempio perché «i mafiosi hanno più paura dei maestri elementari che delle manette». Partendo dal sistema scolastico, gli autori suggeriscono misure concrete da porre in essere affinché vero cambiamento sia:

  •          Reale meritocrazia.
  •          Eliminazione dei baronati universitari.
  •          Reale sostegno alla ricerca.
  •          Bonifica dell’ambiente accademico e scolastico dalle clientele.

Quando inizieremo a fare sul serio contro le mafie? “L'inganno della mafia” di Gratteri e Nicaso

Perché «la conoscenza aiuta a fare scelte consapevoli», a decidere da che parte stare. E la gente consapevole «sa come esercitare il diritto-dovere del voto, sa distinguere chi progetta politiche di cambiamento e chi millanta promesse». Perché è necessario formare dei cittadini in grado di discernere informazione e disinformazione, con una cultura che dia loro la capacità di compiere scelte libere, indipendenti, coraggiose.

Alcuni sostengono che «l’arte e la fiction non debbano avere un ruolo pedagogico». E sia ma non si può certo ignorare il fatto che «la spettacolarizzazione del mondo criminale» in atto rischia di essere davvero molto pericolosa. Principalmente se si considera che le mafie «sono state protette e utilizzate dal potere politico ed economico» e maggiormente fino a quando la politica non deciderà di «affrontare la mafia. Soprattutto al suo interno».

Un libro interessante, L’inganno della mafia di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, ben strutturato e che senza tanti giri di parole mette nero su bianco tanti aspetti volutamente e indebitamente ignorati dalla politica e dai media. Un libro che è l’esempio tangibile dei suggerimenti dati. «Le mafie sono fenomeni complessi e per comprenderli non bisogna limitarsi a guardare qualche film. Nelle scuole bisognerebbe promuovere sistematicamente la lettura critica dei media e non solo in occasione di progetti estemporanei». Perché lo scopo della scuola oggi non può ridursi al mero indottrinamento, deve essere e diventare il luogo in cui si formano i nuovi cittadini, ai quali sono stati forniti tutti gli strumenti necessari allo sviluppo di un indispensabile spirito critico che consenta e garantisca loro la possibilità e la volontà di compiere scelte in piena autonomia, una vasta cultura tale da renderli in grado di comprendere, selezionare e valutare le informazioni e tutti gli input esterni ricevuti, la capacità di discernere le notizie vere dalle false, l’informazione corretta dalla disinformazione strumentale.

Articolo originale qui

© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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