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Nel libro di Gaetano Vassallo una mappa dei rifiuti che attraverso l’Italia intera giungono nella Terra dei Fuochi e non solo. Il racconto di una vicenda personale, l’ascesa criminale del quarto figlio di una famiglia povera della provincia di Napoli, ma anche la storia di un Paese nel quale tutti, o quasi, sono bravi a chiudere un occhio e pagare una mazzetta.
Così vi ho avvelenato (Sperling&Kupfer, 2016) si apre con l’introduzione di Daniela de Crescenzo, giornalista de «Il Mattino», la quale scrive nei ringraziamenti un intenso messaggio: «La mia riconoscenza più profonda va però a tutti quelli che, magari anche leggendo le mie pagine, decideranno di fare qualcosa per cambiare. Finalmente».
La via più facile, intrapresa dopo lo scandalo rifiuti nella Terra dei Fuochi, come ricorda anche lo stesso Vassallo nel testo, è stata quella di liquidare il tutto come un fatto legato alla camorra e alla Campania. Comprensibile. Non è facile ammettere che, potenzialmente, l’Italia è un’intera Terra dei Fuochi. Eppure il collaboratore di giustizia ha spiegato nei dettagli il meccanismo che consentiva a tutte le aziende, grandi e piccole, pubbliche e private, di mentire sullo smaltimento dei rifiuti, anche di quelli più tossici e pericolosi. «Ceneri, fanghi e amianto che continuate a cercare in Campania e che invece non hanno mai lasciato le regioni del Nord».
Bastava possedere il certificato di smaltimento, che Vassallo vendeva per 10 milioni di lire, e tutti gli obblighi di legge erano adempiuti. Anche se i rifiuti erano altrove, anche se i veleni finivano negli irrigatori o sparsi tra i campi coltivati. La scandalosa situazione della Terra dei Fuochi ha messo nell’ombra anche i disastri ambientali di Liguria e Toscana, per esempio. Senza pensare che è stato proprio per far fronte a queste emergenze che Vassallo e gli altri hanno cominciato a importare l’immondizia di tutti in Campania.
Ci vorranno anni per mappare i siti, ammesso che si riesca a farlo, e tanti ce ne vorranno anche per sapere se i terreni potranno rinascere, ma il motivo per cui tutto ciò è stato fatto è sempre stato chiaro. «Ingordigia di denaro». E aggiungerei, anche, per la sete di potere che vi è strettamente collegata. Vassallo, pur essendo indifendibile, su una cosa ha ragione: «Ho sbagliato, ma non da solo. La nostra terra l’abbiamo guastata in tanti: chi doveva controllare me e quelli come me è stato nostro complice».
Gaetano Vassallo in Così vi ho avvelenato descrive nel dettaglio, con tanto di nomi, la fitta rete di legami, a tutti i livelli, che gli hanno consentito di diventare il “manager dell’immondizia” avvelenando il territorio e chi lo abita e accontentando chi ci ha guadagnato come lui ma forse non pagherà mai per ciò che ha fatto. «Non è un caso se io sono finito in galera e lui in Parlamento», dice Vassallo parlando di uno dei tanti “onorevoli” a cui ha stretto la mano o per il quale ha svolto campagna elettorale. Lui, che prima di passare a Forza Italia è stato tesserato del PSI e ha frequentato la sezione centrale a Roma, in via del Corso, dove ha incontrato «molti esponenti di punta dei socialisti».
«La politica per me è sempre stata questo: una serie di comitati d’affari da finanziare. Allo stesso modo la pensavano tutti i casalesi, che hanno saputo utilizzare la politica, le sue vanità e il suo bisogno di denaro». Vassallo afferma che la camorra crea il politico e poi lo utilizza. Questi forse pensa di poter fare lo stesso, quando in campagna elettorale accetta l’appoggio e il pacchetto di voti gentilmente offerto durante le cene e gli incontri. Ma poi scopre qual è la posizione da seguire e la volontà da assecondare, pena la vita, e si “accontenta” del denaro.
Negli anni in cui Vassallo ha costruito la sua fortuna lavorare con i rifiuti era più conveniente, dal punto di vista legale, che trattare droga o armi. Non erano previste pene se non irrisorie e molti reati non erano proprio contemplati dal codice e anche quando il governo ha provato a fare la voce grossa, sequestrando e commissariando, per il “manager dell’immondizia” e per i suoi soci la pacchia è continuata. Provvedimenti che facevano acqua da tutte le parti, leggi aggirabili con facilità e agevolazioni di cui hanno potuto usufruire gli stessi per cui la macchina del commissariamento si era mossa. «I nostri affari continuavano a lievitare, eppure lo Stato ci aveva dichiarato ufficialmente guerra».
Lo Stato, quello stesso che a ogni occasione elargisce fiumi di fondi pubblici che seguono sempre la stessa direzione e finiscono sempre nelle stesse tasche. Mafiosi, criminali, onorevoli, tecnici e imprenditori pronti a ricevere e amministrare soldi e potere a qualunque costo. «Oggi, quando leggete che un imprenditore ride di una disgrazia, inorridite: pensate che sia un mostro, un’eccezione. Non è così: i guai degli altri hanno sempre portato denaro a chi ne sa approfittare».
“I guai degli altri hanno sempre portato denaro a chi ne sa approfittare” e il 23 novembre del 1980 la terra tremò, in Irpinia, con migliaia di vittime e di sepolti vivi che per ore, per giorni addirittura, sprigionavano flebili lamenti nella speranza che la terra che li aveva inghiottiti sibilasse la loro voce e indicasse ai soccorritori la via per liberarli. Solo che ad ascoltarli non c’erano i soccorritori ma solo i loro parenti, stremati dalla paura e dal dolore, che hanno scavato a mani nude, spesso invano. E mentre ciò accadeva in Irpinia, da Roma giungevano le scuse per non aver capito la gravità dell’accaduto. «Dalle nostre parti non ci furono vittime: i nostri morti vennero dopo, quando si trattò di dividere quella magnifica torta chiamata “ricostruzione”. 60 miliardi (di lire, ndr) da dividere tra costruttori, politici e clan».
In appendice al testo viene riportata anche la consulenza tecnica del geologo Giovanni Balestri, datata Firenze, 1° giugno 2010, che riporta la classificazione e la datazione degli sversamenti di rifiuti effettuati nelle località Masseria del Pozzo, Schiavi, San Giuseppiello (Giugliano); nei terreni siti lungo la SP Trentola-Ischitella (Trentola) e a Torre di Pacifico (Lusciano); nei siti posti sotto sequestro a Castel Volturno e nei precedenti sequestri effettuati in località Scafarea (Giugliano). Il geologo Balestri ha calcolato che, se non si provvede per tempo a sminare il territorio dai veleni sepolti, entro il 2064 saranno compromesse anche le falde acquifere. «E allora non ci sarà più niente da fare».
“E allora non ci sarà più niente da fare”. Una ragione in più per fare tutto il possibile affinché le falde acquifere vengano preservate dalla contaminazione. Questo potrebbe essere il cambiamento di cui parla la De Crescenzo, potrebbe essere il segnale, reale e tangibile, di uno Stato che ha deciso di cambiare, di abbattere l’impunità e la corruzione. Di salvare la nazione partendo dal territorio. Di aiutare la popolazione donandole il giusto ambiente in cui vivere. Utilizzare denaro e potere per qualcosa che sia di pubblica utilità. Perché se i veleni sparsi nei terreni “infuocati” dell’Italia intera bruciano le falde acquifere neanche il potere e il denaro potranno servire e il nostro sarà un Paese vinto dall’immondizia.
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«Dai rifiuti veniva un miliardo (di lire, ndr) al mese e nessuno voleva rinunciare alle azioni della “Monnezza SpA”». Se non fosse stato costretto, forse neanche Gaetano Vassallo lo avrebbe fatto eppure, da un giorno all’altro, la sua vita è cambiata e da “manager dell’immondizia” si è ritrovato collaboratore di giustizia prima e carcerato poi, messo alle strette dalle accuse che si era fatto da solo. Neanche lui forse aveva mai immaginato di diventare autore di un libro dove racconta tutto ciò che aveva fatto per lasciarsi la povertà alle spalle. Così vi ho avvelenato di Gaetano Vassallo, con Daniela de Crescenzo, è un libro urticante ma è necessario leggerlo. Conoscere per capire. Forse questo è l’unico modo per non sbagliare, ancora.
http://www.sulromanzo.it/blog/l-italia-infuocata-dai-rifiuti-nel-libro-confessione-di-gaetano-vassallo
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