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Irma Loredana Galgano

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“Fenomenologia di Manuel Agnelli: social e narrazione mitica ai tempi di X-Factor” di Cristiana Boido (Dissensi, 2017)

30 lunedì Lug 2018

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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Dissensi, Fenomenologia, recensione, saggio

Cristiana Boido studia per un intero anno i contenuti dei post delle community social che ruotano intorno alla figura di Manuel Agnelli e, soprattutto, alla sua partecipazione come giudice del programma televisivo X-Factor.
Scopre, in questo modo, che i fan hanno, letteralmente, costruito «una mitologia dal basso», una specie di «religione condivisa». Manuel Agnelli è così diventato «un mito in senso classico, un meme». Perché?

Stando a quanto dice un suo fan, Agnelli «non ha avuto paura di spostarsi nel fango della tivù generalista ed è in grado di plasmare il fango in qualcosa che è destinato a durare nel tempo». Dunque i suoi tanti follower si aspettano molto da lui che avrebbe continuato a raccontare, per trent’anni, questa verità: «la differenza tra l’immagine del mondo trasmessa dai media e la realtà».
Nulla da eccepire se non fosse che, come riporta la stessa Boido nel libro, il settanta per cento dei partecipanti non seguiva gli Afterhours (il gruppo di cui Agnelli è frontman, ndr) prima di X-Factor.

X-Factor ha sfruttato il potenziale fenomenologico di Agnelli oppure è accaduto il contrario?

Perché prima della partecipazione a una trasmissione della “tivù generalista” tutti questi follower non lo seguivano? Lo seguiranno anche poi? Continueranno a seguire X-Factor anche qualora lui non vi partecipasse più? Cosa si aspettano davvero i fan da lui?
Se davvero seguono e ammirano quanto Manuel Agnelli dice non avrebbero mai dovuto seguire un programma come X-Factor. E, per contro, Agnelli per essere coerente non avrebbe mai dovuto calarsi a fare, estremizzando, il gioco del nemico.

La Boido attribuisce al pubblico di X-Factor «lo scettro di ignorante ipermoderno». Uno spettatore non più passivo ma iperattivo, soprattutto sui social. Che commenta, dibatte, discute, critica e si scopre ogni giorno esperto in qualcosa: musica, cinema, danza, televisione, calcio, sport in generale, politica, geopolitica, insegnamento, medicina, fisica, astronomia, … senza però che a questo esteso spirito di critica vorace sia mai corrisposto un aumento delle visite «a teatro, a balletto, all’opera o abbia incrementato il consumo di letteratura e saggistica».

Tutto ciò che il pubblico esprime sui social convinto di essere un esperto critico in materia viene letteralmente catturato dagli operatori del settore e sfruttato per confezionare pacchi, ovvero programmi, che piacciano a lui, in quanto pubblico e non critico ovviamente. Perché nell’attuale «sistema economico, votato al profitto» verità, giudizio, gusto, ma anche bene, male, bello, brutto, «devono rispondere a una domanda effettiva, al pari della merce», intesa in senso classico.
I produttori di X-Factor hanno, in buona sostanza, “venduto” un prodotto che aveva tutto il potenziale per diventare un fenomeno e il pubblico lo ha “comprato” in toto. Facendo in questo modo lievitare il consenso personale di Agnelli e, di rimando, quello della trasmissione televisiva.

Ciò vale un po’ per tutti i programmi televisivi ma per i talent in particolare in quanto i concorrenti di questi, per il pubblico «rappresentano la voglia di riscatto», potenziale ovviamente, che ognuno potrebbe avere, mentre i giudici sono «il braccio armato dei supereroi».

Agnelli deve aver sbaragliato tutti nel momento in cui, conquistata la «fama mediatica alla quale aspirava», inizia a fare esattamente quello che aveva detto, ovvero «usare il potere per fare altro». In linea con le proprie idee. Un atteggiamento più consono al classico detentore di potere sarebbe stato quello volto alla «conservazione del sistema esistente».

Fenomenologia di Manuel Agnelli: social e narrazione mitica ai tempi di X-Factor di Cristiana Boido, pubblicato in prima edizione da Dissensi a dicembre 2017, si rivela un libro interessante, uno studio approfondito sulla «mitopoiesi collettiva», ovvero la narrazione collettiva dal basso che permea ormai ogni comunicazione/relazione. Generata dall’aggregazione intorno a valori, eventi, personaggi e fenomeni “laterali”, offre la possibilità di «smontare sino agli elementi costituenti e di decifrare i percorsi di creazione di valori e, quindi, della creazione di miti come strumento di potere».

Ottima si presenta la struttura dell’indagine condotta dalla Boido, buona la qualità del narrato e notevole la bibliografia cui fa riferimento la stessa autrice. Una lettura non semplice ma di certo consigliata.


Articolo originale qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa della Dissensi Edizioni per la disponibilità e il materiale


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99 vs 1: queste le percentuali di una ricchezza che impoverisce tutti. “99%” di Gianluca Ferrara, il libro sui paradossi del mondo moderno (Dissensi, 2016)

03 martedì Lug 2018

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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99%, Dissensi, GianlucaFerrara, NWO, recensione, saggio

Nel 2012 Gianluca Ferrara scrive e pubblica 99%, un libro che vuole denunciare la sproporzione enorme nella distribuzione della ricchezza. Nel 2016 il libro esce in seconda edizione perché l’autore non si capacita del fatto che l’odierno sistema «persevera nel folle intento di accumulare ricchezze a scapito dell’abnorme crescita delle diseguaglianze e del dramma ambientale».

Una percentuale che non è solo lo slogan usato dai giovani di Occupy Wall Street, è una cifra reale. Stando ai dati diffusi da Oxfam, l’1% della popolazione più ricca del pianeta gode di un patrimonio maggiore del restante 99%. 62 uomini tra i più ricchi al mondo hanno un patrimonio stimato equivalente a quello di 3.6miliardi più poveri.

È sotto gli occhi di tutti, per non vederlo o non capirlo bisognerebbe mentire, innanzitutto a se stessi. Ragion per cui viene naturale chiedersi: perché non si decide di invertire la rotta? Cambiare sistema? Redistribuire la ricchezza, almeno quella afferente i bisogni primari, che dovrebbe essere proprietà di tutta l’umanità?

Nei quattro anni intercorsi tra la prima e la seconda edizione del libro la rotta non è stata invertita, il sistema non è stato cambiato e la ricchezza non è stata redistribuita così Ferrara decide di ripubblicare 99% rincarando la dose di accuse nella prefazione al nuovo testo. Come dargli torto.

Il testo di Ferrara è, per certi versi, molto cruento. Nel senso che il suo stile di scrittura diretto rende molto bene i concetti espressi e anche la situazione tragica in cui versa l’intero sistema. Ma non è la negatività il filo conduttore del libro e il fine ultimo inseguito. No, tutt’altro. L’autore vuole invece lanciare un messaggio attivo e, soprattutto, reattivo: «La situazione è veramente troppo ingarbugliata e critica per lasciare spazio al pessimismo e alle negatività. È il momento di agire!»

Nella prefazione all’edizione del 2012, Vandana Shiva ricorda lo stile organizzativo dei movimenti del popolo, sviluppatisi un po’ ovunque, basati sulla più profonda e diretta democrazia: l’auto-organizzazione e l’autogestione. «È così che funzionano la vita e la democrazia». Quello che Mahatma Gandhi chiamava Swaraj. «Quelli del sistema dominante, abituati alla gerarchia e al dominio, non capiscono l’organizzazione orizzontale e chiamano questi movimenti “senza guida”, senza direzione». In tutto il mondo ormai la democrazia rappresentativa sembra aver raggiunto i suoi limiti democratici, «i soldi guidano le elezioni e il denaro gestisce il governo».

Oggi il concetto di libertà, della persona , è stato in realtà sostituito dalla “democrazia del libero mercato”. Che significa «libertà per le imprese di sfruttare chi vogliono, cosa vogliono, dove vogliono e come vogliono». Ma significa anche «fine della libertà per le persone e la natura in tutto il mondo».

I nuovi movimenti stanno «occupando gli spazi politici ed economici per creare una democrazia vivente con la gente e la terra – al posto delle corporazioni e dell’avidità – al centro di essa».

Come è stato possibile arrivare ad accettare che i nostri abiti siano fabbricati sfruttando «la forza lavoro di poveri senza diritti resi schiavi in fabbriche-lager» oppure permettere che i nostri fondi pensione e i nostri risparmi fossero «usati per speculazioni che affamano milioni di impoveriti o che vengano utilizzati per finanziare investimenti in armamenti» senza la minima manifestazione pubblica, totalitaria e di piazza da parte del popolo ripetutamente ingannato?

È da questo genere di domande che ha origine il libro di Gianluca Ferrara ed è a simili interrogativi che cerca di arrivare e far arrivare il lettore.

Il saggio di Ferrara non si basa solo su delle riflessioni o considerazioni personali dell’autore bensì su una lunga e articolata bibliografia che spazia dalle opere di Barnard a quelle di Bauman, da Chomsky a Cacciari, da Molinari a Latouche, da Napoleoni a Strada, da Zanotelli a Terzani… solo per citarne una ristretta parte. E porta avanti un discorso ragionato basato su un ottimo metodo critico e di apprendimento. Una lettura per certo consigliata per comprendere a fondo i meccanismi di questo “sviluppo economico” che sta portando in realtà al sottosviluppo, che promette crescita «ma causa distruzione e mette in pericolo di vita» l’intero pianeta.

Gianluca Ferrara: Ha collaborato con riviste e quotidiani nazionali. Ha scritto diversi saggi. Direttore editoriale di Dissensi Edizioni, è stato eletto in Senato nel marzo 2018 con il Movimento Cinque Stelle.


Articolo originale qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Dissensi Edizioni per la disponibilità e il materiale


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