La voce e le cicale è il primo romanzo di Elisabetta Carbone ma, fin dalle prime pagine, emerge con chiarezza quanto l’autrice sia in realtà una veterana della scrittura. Il fraseggio è chiaro, lo stile narrativo pulito, l’alternanza tra dialoghi e descrizioni molto ben articolata.
Il romanzo è ambientato nella contemporaneità. La protagonista è una giovane donna di oggi la cui vita è stata inventata, modellata e poi narrata da Carbone in maniera notevole. Riesce l’autrice a focalizzare su tutti i punti di maggiore interesse in maniera tale non solo da agevolare la lettura ma anche di tratteggiare uno spaccato del presente molto interessante.
La protagonista è Tamara, una giovane donna che aspira a diventare cantante lirica e che spera di realizzare i suoi sogni vivendo una condizione famigliare in apparenza singolare ma, in realtà, molto diffusa nella contemporaneità. Una famiglia allargata con tanti legami, affetti, parenti ma che ruota sempre e comunque intorno alla figura del capofamiglia. Uomo dal carattere burbero, dai modi spicci e dalle idee ben definite, fermo su quello che vuole. Non altrettanto significative, per lui, sono le aspirazioni e i desideri degli altri componenti la famiglia.
Tamara ha paura di perdere la sua voce, senza di essa non potrebbe mai realizzare il sogno più importante della sua vita. Ma questo sembra essere, fin dall’inizio, un racconto simbolico intorno al quale l’autrice ha costruito la narrazione. Ogni personaggio sembra essere alla ricerca della propria voce, intesa come simbolica volontà di trovare il coraggio di essere se stessi, di portare avanti le proprie idee e vincere le paure.
La pesante, a tratti opprimente figura paterna non incombe solo su Tamara, ma su ogni singolo componente il nucleo famigliare.
Giacomo viene indagato da Carbone sia nella veste di padre che in quella di uomo, nel suo longevo rapporto con Debora, iniziato ai tempi dell’università. Una visione e un comportamento in apparenza molto dissimili ma che celano, in profondità, i medesimi tratti di una persona forte e decisa intorno alla quale, alla fine fine, ruota l’intera vicenda narrativa. Perché tutti gli altri protagonisti, compresa Tamara, vengono raccontati sempre in relazione a lui.
La città di Bologna non è solo uno sfondo alla vicenda narrata, ne è parte attiva, quasi come se quello che accade alle vite dei personaggi sia reso possibile proprio dall’abitare una città storica, misteriosa, dai cui portici sembra trasparire la passione per la cultura e la musica che pervade lo spirito e le membra anche di Giacomo e Tamara. Una città che è anch’essa una voce della storia, un’eco della musica che corre veloce lungo gli spazi ampi o angusti dei palazzi che tramandano storia ma anche storie, come quella narrata da Elisabetta Carbone ne La voce e le cicale.
Il libro
Elisabetta Carbone, La voce e le cicale, Prospero Editore, Novate Milanese – Milano, 2024.
Articolo pubblicato su LuciaLibri.it
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