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Irma Loredana Galgano

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“Gli impostori. Inchiesta sul potere” di Emiliano Fittipaldi (Feltrinelli, 2017)

25 mercoledì Ott 2017

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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EmilianoFittipaldi, Feltrinelli, GliImpostori, recensione, RinnovamentoCulturaleItaliano, saggio

Che fine ha fatto Emanuela Orlandi dopo la sua scomparsa il 22 giugno 1983? Chi comanda davvero al Comune di Roma? Qual è la vera storia del “Giglio magico” di Matteo Renzi?

Tre quesiti semplici, chiari, necessari. È da questi che parte l’idea del nuovo saggio di Emiliano Fittipaldi, Gli impostori. Inchiesta sul potere, uscito in prima edizione con Feltrinelli a settembre 2017. Ed è sempre da queste domande che sono partite le inchieste portate avanti dall’autore, descritte passo passo nel testo.

Ma chi sono gli impostori di cui si parla nel libro? Sono coloro che «attraverso menzogne, occultamenti e propaganda sfacciata si presentano alla gente diversamente da come sono in realtà». Impostori sono i preti pedofili. Impostori sono quei politici che «dicono di aiutare gli ultimi e poi fanno il contrario, tagliando le tasse ai ricchi». Compito dei giornalisti è raccontare la verità smontando menzogne occultamenti e propaganda.

Fittipaldi si sofferma spesso nella descrizione dell’iter seguito nella fase investigativa delle sue inchieste e sembra farlo non tanto per dare fondatezza alle stesse, basata piuttosto sui dati e sui risultati, quanto per dimostrare che chiunque (giornalisti, investigatori, cittadini…) in realtà, volendo, lo potrebbe fare, almeno nella parte di ricerca da fonti pubbliche. In teoria quindi se tanti cronisti non fossero così “pigri” avremo migliaia di inchieste come quelle portate avanti dall’autore e dai pochi “investigatori” come lui. Non è impossibile e neanche tanto complicato ma ci vuole determinazione correttezza coraggio. Qualità che, purtroppo, sembrano scarseggiare nel mainstream della comunicazione e non solo.

Un altro punto su cui l’autore ritorna spesso è lo scarso clamore mediatico e il freddo interesse del pubblico alle sue rivelazioni e scoperte. E lo fa non perché sia in cerca di gloria ma per tentare di capirne le motivazioni. Che ci sia tra il pubblico italiano una preoccupante assuefazione allo scandalo e alla corruzione? Che queste notizie in qualche modo “disturbino” non solo i diretti interessati ma anche il pubblico che, quasi quasi, ne farebbe volentieri a meno per meglio concentrarsi su partite di calcio, trash tv e gossip vario?

Ma il compito del giornalista va ben oltre quello delle pubbliche relazioni, come ricordano anche le citazioni con le quali Gli impostori si apre al lettore e che rendono molto bene l’idea di cosa ci si deve o ci si debba aspettare leggendo testi che raccolgono il frutto di inchieste giornalistiche. Saggi che, come dimostrano le parole stesse di Fittipaldi, non servono solo come fonte di informazione fungendo anche da archivio di dati e fatti che possono tornare utili nel tempo.

Gli impostori è strutturato in tre distinte parti: Emanuela, Raggirati, Il Giglio nero. Tutte centrate sullo scopo prefissosi da Fittipaldi, ovvero «alzare i tappeti in cerca di polvere e notizie insabbiate» per riuscire così a misurare «la distanza tra quanto promesso dai poteri di turno e quanto poi realizzato». Ovvero, in altre parole, «misurare lo spread tra la propaganda delle parole e la durezza dei fatti». Nel caso dell’analisi della scomparsa di Emanuela Orlandi si va oltre con il tentativo non solo di capire chi e perché c’è dietro questa vicenda ma anche la volontà di scoprire cosa effettivamente sia accaduto e a quale destino sia poi andata incontro questa giovane ragazza.

Più volte si è cercato di ostacolare o di fermare il lavoro di Emiliano Fittipaldi, anche per via giudiziaria. Leggendo i suoi reportage se ne evince con chiarezza il perché. Fittipaldi non sembra lasciarsi influenzare dalla cultura dominante o dai luoghi comuni, né condizionare dal flusso di notizie e/o opinioni in merito all’argomento trattato… egli basa le sue elaborazioni sui fatti, sui dati e sulle fonti certe. Una vera seccatura insomma per chi vorrebbe che quelle informazioni non venissero mai diffuse.

Gli impostori. Inchiesta sul potere di Emiliano Fittipaldi conta oltre duecento pagine ma si legge quasi tutto d’un fiato, con bramosia, con “famelica” sete di conoscenza. Determinato corretto coraggioso. Insomma un libro necessario.

Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Feltrinelli Editore per la disponibilità e il materiale.

Disclosure: Fonte tema libro e biografia autore www.feltrinellieditore.it

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Articolo disponibile anche qui

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“Avarizia” di Emiliano Fittipaldi (Feltrinelli, 2015)

18 mercoledì Nov 2015

Posted by Irma Loredana Galgano in Interviste

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Avarizia, EmilianoFittipaldi, Feltrinelli, intervista, saggio, Vatileaks

Quando la Chiesa diventa una holding finanziaria. “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi

Il 4 novembre è uscito nella collana Serie Bianca di Feltrinelli il libro del giornalista Emiliano Fittipaldi, Avarizia. Le carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della chiesa di Francesco, che ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda

Base di partenza dell’inchiesta condotta dall’autore sono i documenti a lui consegnati da un monsignore per «Francesco. Che deve sapere» che:

  • Lo Ior ha quattro fondi di beneficenza avari come Arpagone.
  • La Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma.
  • Non è solo Bertone che vive in trecento metri quadri.
  • Il Vaticano ha investito pure in azioni della Exxson e della Dow Chemical, multinazionali che inquinano e avvelenano.

Il monsignore chiede a Fittipaldi di scrivere un libro perché Bergoglio deve sapere che lo Ior nonostante utili per decine di milioni, con «il fondo per opere missionarie ha regalato quest’anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo».

Emiliano Fittipaldi, giornalista de «L’Espresso», accoglie la richiesta e inizia a studiare tutti i dossier le cui pagine più rappresentative sono riportate inAvarizia.

Il monsignore voleva fare in modo che papa Francesco sapesse anche che «i salesiani investono in società in Lussemburgo, i francescani in Svizzera, che diocesi all’estero hanno comprato società proprietarie di televisioni porno», noi, desiderosi di conoscere molto altro ancora e concordi con l’autore il quale sostiene che «se il denaro è lo sterco del diavolo, in Vaticano sembra valere il detto pecunia non olet», gli abbiamo rivolto delle domande sul libro e in generale sullo scandalo definito da alcuni Vatileaks 2.

 Avarizia è un titolo molto forte, che colpisce direttamente al cuore dei lettori. Quanto è pericolosa una Chiesa avara verso gli indigenti?

Non credo che tutta la Chiesa sia avara. Credo, come dimostro nella mia inchiesta, che in Vaticano ci sia ancora un rapporto distorto con il denaro. Se Papa Francesco auspica una «Chiesa povera per i poveri» e poi si scopre che i soldi della Fondazione del Bambin Gesù vengono usati per ristrutturare la casa del cardinale Tarcisio Bertone o che la beneficenza dei fedeli dell’Obolo di San Pietro finisce «per esborsi di curia e dicasteri», come sottolinea un rapporto di MoneyVal, è chiaro che siamo ancora molto lontani dalprogetto pauperistico di Bergoglio.

Ma l’avarizia è solo una faccia della medaglia, l’altra sembra essere rappresentata dall’ingordigia e dalla vanagloria. La Chiesa di Papa Francesco sarà ricordata per quest’ambiguità oppure per aver fatto chiarezza?

Prima dell’uscita del mio libro tutta la stampa mondiale, grazie alla propaganda vaticana, aveva deciso che Francesco era riuscito a risolvere scandali e imbarazzi in due anni di pontificato. Ora qualcuno, dopo la mia inchiesta, parla già di fallimento. Io propenderei per giudizi meno affrettati: la volontà riformatrice del Papa non è in discussione, ma le resistenze interne sono molto più forti di quanto pensassimo. Di certo nessuno deve avere paura della trasparenza: solo così, a mio parere, la trasformazione della Chiesa in senso evangelico potrà proseguire la sua strada.

Quando la Chiesa diventa una holding finanziaria. “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi

«Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere». Sono le parole pronunciate dal monsignore prima di consegnarle i documenti alla base del libro, che sembra essere nato, o almeno essere stato ispirato, proprio da quest’urgenza. Secondo lei, perché la necessità di informare il Papa dall’esterno?

Perché alcuni, in Vaticano e fuori, consideravano fondamentale che il Papa conoscesse ogni dettaglio dei risultati di alcune commissioni d’inchiesta che lui stesso aveva voluto. Perché non l’hanno fatto usando canali interni e riservati? Forse perché le loro indicazioni non sono state ascoltate, o la loro voce non è arrivata al soglio pontificio. O forse perché, a torto o a ragione, speravano che scoperchiare il vaso di Pandora potesse accelerare l’attività riformatrice. Ma non sta a me dare un risposta: io sono un giornalista che ha il dovere di verificare le notizie e, se vere e di interesse pubblico, di pubblicarle.

La gran parte dei documenti in suo possesso è il frutto del lavoro svolto da Cosea, la Commissione voluta da papa Francesco per far luce sulle finanze della Chiesa. Perché secondo lei Cosea è stata sciolta? Ha portato a compimento i suoi obiettivi?

Solo una parte dei documenti viene da Cosea. Altre informazioni sono frutto del mio personale lavoro d’inchiesta. Cosea è stata sciolta dopo che il suo lavoro di raccolta dati è terminato. La commissione ha anche scritto delle raccomandazioni sulle riforme economiche da effettuare per eliminare gestioni improvvide, scandali e sprechi, ma solo in parte sono state finora seguite.

Nonostante la «leggenda anticlericale che vuole la Chiesa cattolica proprietaria del 20% dell’intero patrimonio immobiliare italiano», si fa un gran parlare in questi giorni di appartamenti e attici lussuosi. In Avarizia, però, si leggono passaggi anche più interessanti, come il fatto che «Apsa e Ior conservano lingotti d’oro per svariati milioni di euro presso la Federal Reserve, il caveau sotto il torrione e qualcuno sospetta che altra parte delle riserve sia conservata nei forzieri svizzeri». Non è che concentrandosi sul “mattone” si alzi solo un gran polverone che potrebbe far dimenticare o passare inosservato tutto il resto?

Il patrimonio immobiliare del Vaticano vale 4 miliardi di euro. Una stima enorme, a cui vanno sommati gli investimenti finanziari dell’Apsa e dello Ior. Nel mio libro però parlo di tutto: gli investimenti all’estero in Lussemburgo e Svizzera, le società immobiliari a Parigi e Londra, il business degli ospedali, gli sprechi di denaro della curia, anche di uomini scelti dal Papa come il cardinale George Pell. I conti segreti dello Ior, che dicevano essere stati eliminati, i trucchi per vendere benzina e tabacchi e fregare il fisco italiano.

Quando la Chiesa diventa una holding finanziaria. “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi

«La promessa informale di girare all’Italia la lista di tutti i clienti sospetti nascosti allo Ior non è stata mantenuta». Ma anche se si riuscisse a ottenerla non si corre il rischio che diventi un’informazione ormai vana visto il tempo intercorso?

No, sarebbe importantissimo che l’Aif, l’autorità finanziaria vaticana, girasse ai nostri investigatori la lista dei presunti evasori. Indicando la cifra detenuta un tempo alla Banca Vaticana e, ovviamente, il Paese e l’istituto su cui è stata bonificata. Con queste informazioni Bankitalia e procure avrebbero la possibilità di riportare qualche bue nella stalla. Non tutti, ma qualcuno si.

Lei scrive di una «partita anti-italiana». Si riferisce solo all’estromissione di tutti i cinque membri italiani dal direttivo Aif o anche ad altro?

Non solo. Se i membri del direttivo Aif sono stati cacciati dopo aver scritto una dura lettera di contestazione contro il presidente dell’Aif, lo svizzero René Brülhart, tutti i cardinali italiani (a parte Calcagno, a capo dell’Apsa) sono stati allontanati dal governo vaticano. Rei, secondo Francesco e i suoi grandi elettori, di aver provocato gli scandali finanziari e mediatici che portarono alle dimissioni di Benedetto XVI. Il fatto è chi li ha sostituito la vecchia guardia non sembra molto diverso.

Quando la Chiesa diventa una holding finanziaria. “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi

È del giornale per cui lavora, «L’Espresso», la denuncia delle frasi choc del direttore di Radio Maria, don Livio Fanzaga, presumibilmente rivolte a lei e a Gianluigi Nuzzi. Don Fanzaga, però, ritorna sulle parole di Bergoglio e chiosa: «Ma siccome il Papa ieri ha parlato di perdono, per carità perdoniamoli». Lei ritiene di avere qualcosa da farsi perdonare?

 Non ho niente da farmi perdonare. Ho fatto solo il mio lavoro.

http://www.sulromanzo.it/blog/quando-la-chiesa-diventa-una-holding-finanziaria-avarizia-di-emiliano-fittipaldi

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