Inquinamento, cambiamento climatico, surriscaldamento globale, erosione del suolo, acqua potabile, scioglimento dei ghiacciai… sono alcuni dei temi e, soprattutto, dei termini che ricorrono molto spesso nei dibattiti pubblici. Tutti riferiti al nostro pianeta e al concetto, spesso troppo astratto e generico, di natura.
Ma cosa significano davvero tutti questi cambiamenti e problemi? Come si rapportano al nostro pianeta? E noi come ci rapportiamo con loro? E, soprattutto, cosa è veramente la natura?
Sembra di assistere quasi a una sfida nella quale ognuno cerca di appropriarsi del concetto giusto di “vivere secondo natura”. Anche laddove a farlo sono persone che esprimono idee e modi di vivere diametralmente opposti. È paradossale e anche surreale ma è esattamente quello che accade.
Questo paradosso non è sfuggito a Davide Rondoni, il quale con Cos’è la natura. Chiedetelo ai poeti ha indicato una via per la giusta comprensione della natura nella saggezza dei poeti.
Perché proprio i poeti? È la prima domanda che il lettore si pone nell’accingersi a leggere il testo. Poi, man mano che si va avanti con la lettura e con la riflessione, in parte indotta dal testo in parte a esso indiretta, si dispiega quell’immaginario fondato sul reale che domina il pensiero dei più grandi poeti della letteratura classica e contemporanea. Ed è a questo punto che si palesa dinanzi agli occhi del lettore quel mondo tanto indagato dai poeti, studiato, esplorato con i sensi e con le emozioni, con la mente e con il corpo. Un mondo che è appunto la natura.
Un mondo che però viene osservato attraverso gli occhi di ognuno, ogni poeta guarda il mondo e la natura attraverso i suoi e trasmette e trascrive le sensazioni e le emozioni, le riflessioni e le analisi che sono sempre e comunque personali, uniche e, per certi versi, irripetibili.
Il lettore viene avvolto e quasi travolto da un turbine di sensazioni, di emozioni, sentimenti e passioni, i medesimi che devono aver animato per secoli il dibattito della e intorno alla poesia. Si palesa dinanzi ai suoi occhi uno scenario che a tratti rimanda a La pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio (Alcyone, 1902-3), laddove i protagonisti della lirica dannunziana si fondono gradualmente con lo spirito stesso del bosco, generalizzando potremmo noi parlare di natura. Una metamorfosi che si aggiunge a quella della musicalità generata dalla forza evocatrice della parola poetica.
Ed ecco apparire con irruenza e positiva prepotenza tutta la forza della poesia che deve aver ispirato il lavoro di Rondoni.
Come si fa ad apprendere il personale modo di vedere il mondo dei poeti? È il secondo interrogativo che si pone il lettore. Per certi versi però più semplice del primo. In fondo per apprendere non serve fare altro che rubare ai poeti. Un po’ come quando si chiede a un chirurgo come si impara il suo lavoro e lui ti risponde che, fondamentalmente, imparare a fare il chirurgo equivale a rubare al tavolo operatorio, i segreti, i movimenti… l’arte e poi farla propria con l’esperienza.
Non si può a questo punto non pensare alla poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli, alla capacità di guardare il mondo con gli occhi innocenti di un bambino, gli unici capaci di immaginazione e poesia e fors’anche gli unici in grado di vedere la natura.
Ciò che il lettore sembra scoprire, una volta ultimata la lettura di Cos’è la natura?, è a sua volta un paradosso: nell’era che si dichiara più attenta all’ecologia e all’ambiente, rispetto al passato, non si riescono a trovare i mezzi giusti per salvarlo questo ambiente e bisogna rivolgersi al passato, al periodo di tempo nel quale l’ambiente, il mondo e la natura non erano problemi ma risorse. Eppure è proprio in quel tempo che si annida l’antica saggezza dei poeti, i soli in grado di ascoltare il fruscio di un ramo d’albero, il cinguettio di un uccello solitario, lo scrosciare di un torrente di montagna e dare a tutto questo il giusto significato.
Le riflessioni di Rondoni sulla natura e su ciò che è poi veramente naturale partono da una separazione, un amore finito, e dagli interrogativi che si formano nella sua mente quando cerca di capire quanto ciò che gli è accaduto sia veramente naturale. Una sorta di percorso della mente che egli compie con la voce dei grandi poeti contemporanei e del passato e che non mostra assolutamente la pretesa di dare delle risposte certe e sicure. Un’opera delicata e potente, come solo la poesia e la natura sanno essere.
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