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Irma Loredana Galgano

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“La mesata” (Fratelli Frilli Editori, 2016). Intervista a Armando d’Amaro

07 venerdì Ott 2016

Posted by Irma Loredana Galgano in Interviste

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ArmandodAmaro, FratelliFrilli, intervista, Lamesata, romanzo, thriller

unnamedCon La mesata si giunge al quinto capitolo delle indagini del maresciallo Corradi, ma questa volta più che un avanzare nel tempo la storia è un ritorno al passato. Perché ha ritenuto fosse il momento per Corradi di affrontare i suoi ‘fantasmi’?

Gli scrittori di ‘gialli’ – anche se credo che i miei romanzi siano più giustamente definibili noir mediterranei – quando creano un personaggio ‘seriale’ si trovano davanti a un bivio: è meglio tratteggiare un protagonista che manterrà caratteristiche immutate o che subirà, nel tempo, trasformazioni? Io ho imboccato quest’ultima strada, giudicandola più realisticamente vicina alla vita, perché Corradi, come tutti noi, è uomo normale, non un essere dotato da straordinariamente improbabili ‘cellule grigie’. E, come spesso succede, giunto vicino ai ‘cinquanta’ più o meno consapevolmente fa un bilancio della sua vita, tormentata da un fatto commesso in gioventù che lo aveva portato a una scelta (l’arruolamento nella Legione Straniera) che avrebbe portato dolore ai familiari e segnato lui, che ancor oggi soffre di incubi ricorrenti. Ne La mesata incontra una donna che in qualche modo lo ‘spiazza’ nelle sue (poche e insicure) certezze, spingendolo a una riconciliazione con se stesso prima ancora che con gli altri.

La vicenda si svolge sempre nella sua Liguria ma ora ha voluto che i suoi lettori focalizzassero su un problema per molti ritenuto ancora solo meridionale. Perché ha scelto di centrare l’attenzione sulla radicalizzazione della criminalità organizzata al Nord?

La radicalizzazione della malavita organizzata al Nord – purtroppo – è un problema annoso. Molti rappresentanti di Cosa Nostra, Camorra, Ndrangheta e Sacra Corona Unita, non processabili ma ritenuti comunque soggetti pericolosi, furono inviati in ‘soggiorno obbligato’ nelle regioni settentrionali fin dal lontano (anche perché, purtroppo, il mio anno di nascita) 1956. Negli anni a seguire gli uomini dei clan, ‘trapiantati’ per legge su nuovi territori, approfittarono della situazione ricreandovi strutture criminali in stretto contatto con quelle d’origine e in collusione con la politica locale. Conoscendo le realtà delle organizzazioni campane e volendo riportare Corradi a Calice Ligure (già ambientazione per uno dei miei titoli di maggior successo, La Controbanda, ora acquisito dal gruppo R’E e disponibile in Italia Noir dal 26 dicembre), quale trovata migliore che farlo tornare quale agente distaccato della DIA ?

A margine del testo è inserito un monologo teatrale drammatico, Atlassib, che porta sempre la sua firma. Cosa voleva comunicare ai lettori?

Sono molto affezionato a questo testo: sentirlo recitare, anche se uscito dalla mia ‘penna’, mi suscita sempre emozione. Scrivendo do sfogo alle mie sensazioni e ai miei pensieri, ma non solo: credo che uno scrittore debba svolgere una – seppur piccola – funzione di pubblica utilità. Allora, nel rilasciare – filtrato dalle parole – il bagaglio di vita che mi porto dietro e quanto di nuovo via via si aggiunge, ho ritenuto giusto affrontare anche la situazione che, purtroppo, coinvolge drammaticamente molte donne, quella della loro sottomissione – con la violenza – a quello che dovrebbe essere il loro compagno di vita… Con questo monologo che racconta un (tentato) passo verso la libertà da parte di una ‘condannata’ al silenzio ho voluto sollecitare la sensibilità di chi non vuole né vedere né affrontare questa vera e propria piaga sociale.

La sua casa editrice, dove lei svolge il doppio ruolo di autore ed editor, pubblica in prevalenza gialli e noir. È una scelta legata più agli interessi di titolare e collaboratori o alle richieste di pubblico?

Lettore e scrittore – egualmente curiosi ed affascinati dalla natura e della condizione umana – amano molto questo genere, e non da poco; se ci pensa molti dei più grandi testi, fin dal passato remoto, lo hanno affrontato: nelle tragedie di Sofocle si trattano crimini, così come in moltissimi drammi shakespeariani… e Delitto e castigo di Dostoevskij non ne è forse un perfetto esempio? Il pubblico vuole tentare di capire i più reconditi risvolti della nostra natura, e noi cerchiamo di fornire spiegazioni – non rassicuranti – ma plausibili al perché ci comportiamo in un certo modo. Ma non solo: il noir permette di spaziare in generi letterari diversi (dalla tragedia alla commedia, con tinte dal pulp al rosa), di ambientare i fatti in un territorio che il lettore ben conosce e ancora studiare il crimine da tre differenti punti di vista, quello di chi lo commette, quello della vittima e quello dell’investigatore.

I suoi libri si caratterizzano per l’intreccio fitto, il ritmo serrato e il coup de théâtre finale. Sono queste le caratteristiche che un buon noir deve avere?

Il noir, come ogni altro genere letterario, deve intanto presentare una scrittura pulita e uno svolgimento scorrevole ad accompagnare una trama sensata e coinvolgente, che prenda il lettore fin dalle prime pagine. Ma questo genere, in particolare, consente – descrivendo luoghi, persone e situazioni – di offrire ‘spaccati’ della società. Il noir di fatto si distingue dal giallo classico per questa componente, oltre a quella di non offrire necessariamente al lettore un finale ‘consolatorio’ (ammetto: per La mesata ho fatto un’eccezione): il ‘caso’ viene risolto ma senza riportare una calma assoluta… anzi, i problemi sociali poco edificanti – individuati durante le indagini – restano e talvolta il colpevole non viene assicurato alla giustizia, come nel mio primo romanzo, Delitto ai Parchi. Qualcuno, secondo me esattamente, ha paragonato questo genere al verismo (si pensi al Ciclo dei vinti di Verga o a The Grapes of Wrath di Steinbeck), in quanto crudamente fedele rappresentazione degli aspetti oscuri della cosiddetta ‘società civile’. Ecco, credo sia il realismo lo sfondo giusto – ove si muovono personaggi che, agendo e dialogando ‘buchino’ la carta – le caratteristiche che si richiedono a un buon noir, ‘condito’ se si vuole (io lo faccio spesso) da notizie storiche… ma attenzione a non scrivere inesattezze, perché il lettore, pur generoso, se tradito non perdona!

Cosa accadrà al maresciallo Corradi ora che ha fatto i conti col passato?

Bella domanda, me la pongo spesso anch’io.

Armando d’Amaro: Nato a Genova, vive a Calice Ligure. Ha praticato attività forense e accademica per poi dedicarsi alla scrittura e alla critica d’arte moderna. È autore di numerosi libri e racconti. Diversi suoi testi, scritti per artisti, sono stati anche tradotti in inglese e russo. Il drammatico Atlassib rappresentato con successo a teatro.

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© 2016 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Intervista a Maria Masella per “Testimone”

06 giovedì Ott 2016

Posted by Irma Loredana Galgano in Interviste

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FratelliFrilli, intervista, MariaMasella, racconto, Testimone, thriller

nmk«Sono le calde giornate del solstizio d’estate: un giovane navigante sbarca a Bari, pensando di restare a terra per pochi giorni. Antonio Mariani e la sua vita cambierà, prendendo una strada che nessuno avrebbe ritenuto possibile…»

Sette storie per un uomo che “vive ogni indagine come un caso personale”. Un libro, Testimone, scritto per accompagnare il commissario Antonio Mariani e le sue vicende, umana e professionale.
Ne abbiamo parlato con l’autrice Maria Masella in un’intervista.

I racconti con protagonista Antonio Mariani sono stati, nel tempo inseriti in romanzi. Qual è il motivo alla base di questa sua scelta?

All’inizio del 2016 l’editore Frilli mi ha proposto di scrivere un Mariani estivo, un po’ più breve del solito autunnale. Parlandone insieme abbiamo pensato a una raccolta di racconti.
Mi piace scrivere racconti e mi piace leggerli, ma non apprezzo che non ci sia un filo conduttore comune. Ne ho scelti due: il primo è stato quello di inserirli in momenti lasciati liberi dai romanzi, non momenti casuali, ma significativi per l’evoluzione umana del protagonista. C’è quindi il racconto in cui Antonio decide di diventare “questurino”, in un altro metto in scena l’arrivo di Iachino e così via.
Non è stato semplice dal punto di vista tecnico, è stato difficilissimo dal punto di vista emotivo: all’inizio è giovane, alla fine è un uomo maturo. Da un racconto all’altro doveva “cambiare e non cambiare”, come una persona vera.
Il secondo filo conduttore è la parola “testimone”, notate che non ho messo alcun articolo, può essere riferito a una donna o a un uomo. O a un oggetto. In ogni storia c’è un testimone chiave, ma è soprattutto il testimone, l’oggetto che ci si passa nella staffetta. Antonio riceve simbolicamente il testimone dall’ispettore di Bari.

Il commissario Mariani è un personaggio che nasce all’incirca nel 2001 e che lei ha portato avanti in tutti questi anni. Era una decisione preventiva oppure ha scelto poi di coltivarlo in questo modo?

Nel 2000 ho scritto un romanzo “Morte da domicilio”, il cui protagonista e io narrante era un commissario genovese, Antonio Mariani. Pensavo che non ci fosse seguito, invece ho scritto un breve racconto “Aspetto”, di nuovo con lui, e mi è venuta la voglia di continuare. Voglia che non si è ancora esaurita.

I suoi libri in genere sono ambientati a Genova. In Testimone invece la scena si amplia con uno sguardo anche al sud-Italia. Ci sono delle motivazioni particolari per questa scelta?

In molti romanzi del ciclo, il protagonista “si muove”. Ne cito alcuni, a caso: “Mariani allo specchio” – Malaga, Celtique – Carrara, “Mariani e le mezze verità” – Lecco. Senza contare che “Mariani e il caso irrisolto” si conclude a Palermo. Motivazioni? Seguo la storia, se la vicenda richiede che lui si muova, allora si muoverà, altrimenti resterà a Genova. Di certo non c’è alcun desiderio di accattivarmi la simpatia di lettori non genovesi, ambientando parte dei romanzi in altre città. Se si muove va in posti che conosco e funzionali alla vicenda.

Lei scrive anche romance ma in questo caso parliamo di noir. In più di un’occasione nei suoi gialli si possono trovare nodi non sciolti completamente. Sono indizi legati alla sua volontà di perpetrare la figura principale della narrazione?

Tutti i romanzi e i racconti sono al cento per cento autonclusivi come indagine. All’ultima pagina chi legge ha le risposte alle tre domande fondamentali: chi, come e perché. Ma ogni romanzo e ogni racconto è qualcosa di più, è un frammento della vita di un uomo di nome Antonio. Quindi alcuni nodi possono essere messi in scena in un romanzo ed essere risolti (non sempre) in uno dei seguenti. Sarebbe innaturale se anche i problemi “di essere umano” trovassero risposta in duecentoquaranta pagine, la mia dimensione usuale.

Il suo protagonista invece è un personaggio che colpisce senza remore. Si è ispirata a qualche persona o personalità in particolare nel crearlo?

No, non mi sono ispirata a nessuno. Anzi Antonio sta lievitando, a ogni romanzo scopro qualcosa di lui che non sapevo.

Qual è il racconto di Mariani a cui è più legata? E perché?

Non lo so. Forse perché non riesco a vedere il ciclo spezzettato, per me è un unico grande (nota: grande come dimensioni! Nessuna allusione alla qualità) romanzo. Alcuni romanzi mi hanno fatto dannare, uno è legato a un momento tristissimo, un altro a mesi difficili… Li amo come gli altri. Insomma, lui mi accompagna da sedici anni, certi matrimoni durano meno.

Maria Masella: Genovese. Scrittrice italiana. Ha pubblicato racconti e romanzi. Testimone è il diciassettesimo titolo pubblicato con Fratelli Frilli Editori. Suoi libri sono usciti anche con Corbaccio e Rizzoli. Alcuni suoi romanzi sono stati pubblicati in Germania dalla Goldmann. Nel 2015 le è stato conferito il premio La Vie en Rose.

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© 2016 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

“La Bestia di Sannazzaro” di Alessandro Reali

19 giovedì Mag 2016

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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AlessandroReali, FratelliFrilli, LaBestiadiSannazzaro, recensione, romanzo, thriller

la

In La Bestia di Sannazzaro. Lomellina, inverno di guerra 1917 (Fratelli Frilli Editori, 2016) Alessandro Reali conduce il lettore in un durissimo periodo della storia italiana. Racconta uno spaccato di vita reale, concreta, con le sofferenze, le privazioni, il dolore e la morte che ogni guerra comporta, per chi va al fronte e per chi resta ad aspettarlo, spesso invano.
Tra le vicende ispirate alla realtà, l’autore inserisce il delitto intorno a cui ruota l’intero noir. Un omicidio dettato più dalla follia che dalla passione, deleteria conseguenza di un accumulo di frustrazioni che inutilmente l’omicida ha cercato di annegare nell’alcol.
Non mancano nel testo di Reali i riferimenti al dualismo, per certi versi ancora attuale, tra gli intellettuali di sinistra e i borghesi/capitalisti di destra, la stratificazione sociale e le sue conseguenze, rintracciabili con facilità anche nella odierna società.
Nicola Necchi è un ragazzo di soli 15 anni con in corpo «la voglia di andare, fare, scoprire e capire, perché era quasi un uomo e suo padre se l’era portato via la maledetta guerra, nel maggio di quello stesso 1917, sul fronte del Carso, nella decima battaglia dell’Isonzo». Un giovane uomo che cerca di trovare la propria strada divincolandosi tra i discorsi altisonanti dell’avvocato Persico, la depressione di sua madre e la finta debolezza di sua nonna, la quale in realtà accudisce e mantiene tutti in casa e cerca di frenare la volontà ribelle di Nicola raccontandogli storie spaventose sulla pericolosa Bestia che aggredisce gli avventori notturni del paese.
Il segreto sull’identità del vero assassino non è l’unico mistero a essere svelato nel testo di Reali, il quale basandosi sui racconti di sua nonna, suo nonno e suo padre rivela tanti particolari sulla vita del piccolo borgo di Sannazzaro de’ Burgondi e dei suoi abitanti. Tradizioni, usi, costumi, superstizioni, leggende, intrecci amorosi e d’affari che riguardano il paesino lungo le rive del Po ma potrebbero essere riferiti a qualsiasi altro sito d’Italia.
Lo stile di Reali è molto intenso, il ritmo incalzante della narrazione mantiene alto l’interesse di chi legge e viene costantemente invogliato a continuare a farlo dalle numerose “rivelazioni” attese. Solo nei passaggi in cui l’autore, citando oggetti, riporta il nome in dialetto e il significato tra parentesi indispongono un po’ il lettore, il quale in un libro di narrativa non cerca spiegazioni ma altro. Sarebbe stato preferibile, forse, inserire la spiegazione sul significato nel contesto della narrazione e non estrapolarla da questa isolandola.
L’ambientazione è piena di atmosfere suggestive, di paesaggi, case e casolari avvolti dalla nebbia e dal mistero della Bestia che incombe minacciosa sull’incolumità degli abitanti del borgo. Descrizioni che rimandano la mente del lettore alle lande narrate dal grande maestro sir Arthur Conan Doyle quando portava Holmes a correre lungo le strade e le campagne avvolte dalla foschia, dal mistero e dalla paura causata dal mastino dei Baskerville, nel libro omonimo. Anche in quel caso si è scoperto che è di altra razza la “bestia” feroce di cui aver paura: umana.

L’articolo originale qui

© 2016 – 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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