Ancor più della follia ogni essere umano cerca di tenere lontano da sé l’imbecillità, additandola come appartenente all’altro, al diverso da lui che imbecille non è. O meglio, che tale non si ritiene. Qual è invece la reale situazione osservata con un occhio più critico e obiettivo?
Esce a dicembre 2016 con la Società editrice Il Mulino di Bologna il rapsodico libretto, come lo definisce lo stesso autore, L’imbecillità è una cosa seria di Maurizio Ferraris. Un saggio che, seppur breve e di formato tascabile, stimola nel lettore lo spirito critico, invitandolo alla riflessione, alla discussione, magari anche solo con se stesso, e questo va sempre considerato in maniera positiva essendo il contrario dell’appiattimento, dell’omologazione, della presunzione… oppure, riassumendo in una sola parola, dell’imbecillità. Un libro che non manca comunque di strappare qualche sorriso e diverse smorfie d’ilarità in chi lo legge.
L’autore invita il suo lettore a riflettere sul fatto che «non c’è grandezza umana che non sia travagliata dalla imbecillità» in quanto «le più grandi illuminazioni vengono proprio da lì», essendo l’uomo «la via di mezzo tra un imbecille e il suo contrario». Dove questo contrario, si badi bene, «non è ancora comparso sulla scena del mondo».
L’imbecille è «incapace di incarnare l’uomo al naturale» ovvero privo di «ausili tecnici, giuridici o sociali», siano questi «foglie di fico o loden, clave, ruote, accendini o telefonini». Ciò rende manifesta la duplice inadeguatezza degli imbecilli:
-
Insufficienza Naturale (che impone lo sviluppo della tecnica e della società).
-
Insufficienza Culturale (inadeguatezza dell’umanità rispetto alle sue creazioni, particolarmente evidente nel web).
Ferraris più volte sottolinea come progresso tecnico e modernità non ci rendono affatto più imbecilli, semplicemente potenziano «vertiginosamente le occasioni in cui possiamo farci conoscere per quello che siamo». Nell’era di internet la gente si documenta sempre più, un fenomeno questo che può essere considerato «frutto dell’illuminismo, della capacità delle persone di pensare con la loro testa». Che poi questo pensare autonomo possa «non piacere, magari risultando arrogante, aggressivo o semplicemente imbecille è un fatto». L’imbecillità iper-documentata, come la definisce l’autore, rende impossibile continuare a farsi delle illusioni sul genere umano, «illusioni che sono alla base di programmi di palingenesi sociale miseramente falliti, perché muovevano dall’assunto che l’umanità fosse meglio di quella che è».
Per l’autore «dalla follia si può cavare qualcosa, ma dall’imbecillità non pare si possa cavar niente, se non l’umiliazione dell’umana vanagloria». Una gloria-vana che non risparmia alcuno. Élite e massa, antichi e contemporanei ne sono egualmente coinvolti al punto che è proprio il tentativo di fuggire all’imbecillità «l’origine, sia pure fallibile e rischiosa, della intelligenza, della civiltà, di tutto ciò che di buono può aver fatto l’animo umano». Tra imbecillità e genio corre infatti solo una sottile linea rossa, «una linea che però, nella nostra coscienza infelice così come nella nostra ilare incoscienza, non è mai oltrepassata al momento giusto».
Nel saggio L’imbecillità è una cosa seria Maurizio Ferraris ha adoperato le sue conoscenze filosofiche e storiche nonché il suo occhio critico sulla contemporaneità per avvalorare l’assunto del discorso portato avanti con autorevole semplicità e chiarezza, perché non si dovrebbe mai dimenticare che «l’imbecillità infatti è una cosa seria, e non è una cosa per pochi né, soprattutto, per altri» e non «appena ce ne accorgiamo i conti tornano, nell’economia, nella società e nella filosofia della storia».
Maurizio Ferraris: insegna Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt (Laboratorio di ontologia). Ha scritto oltre cinquanta libri.
Source: Si ringrazia Ida Meneghello dell’Ufficio Stampa Il Mulino Bologna per la disponibilità e il materiale
© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).