Limiti. Frontiere, confini e la lotta per il territorio di Alfonso Giordano, edito da Luiss University Press in prima edizione a luglio 2018, è un testo scritto per analizzare i concetti basilari di frontiera limite confine e sovranità, nonché la loro evoluzione nel tempo e rappresentazione cartografica.
Si tratta di un libro che, analizzando l’evoluzione di queste nozioni, come del resto dello stesso mondo fisico cui vengono applicate, riesce a far comprendere al lettore numerosi e nodosi aspetti della più stretta attualità. Per esempio le lotte civili e intestine ancora presenti in varie parti del pianeta, le guerre di conquista, di potere o economiche, gli attacchi terroristici di varia matrice, il fenomeno delle migrazioni di popoli.
Alfonso Giordano è docente universitario e il suo libro equivale a una lectio magistralis posta per iscritto. Per comprenderne appieno il senso e gli insegnamenti bisogna avere la pazienza di leggerlo fino in fondo. Solo allora infatti si chiariranno anche quelle parti che erroneamente, nel leggerle, sono potute sembrare divagazioni o pedanti approfondimenti. In realtà sono dei chiarimenti, a volte anticipati, che aiutano il lettore a non lasciare zone d’ombra all’interno del ragionamento portato avanti dall’autore. Sono spiegazioni propedeutiche alla tesi enunciata.
In questo mondo globalizzato e iperconnesso, «in cui si comincia a guardare allo spazio come luogo di prossima colonizzazione umana», confini e frontiere tradizionali sembrano non avere più l’importanza di un tempo. Eppure, a meglio guardare, è piuttosto vero il contrario. Il ritorno del sovranismo «sottolinea con forza l’importanza delle identità nazionali» e in molti «auspicano un ritorno a confini più rigidamente demarcati e a frontiere chiuse».
Mai come oggi «la percezione stessa del limite convive con l’aspirazione dell’illimitato». Gli Stati continuano a mostrare molta attenzione al controllo del loro territorio dando vita a quel fenomeno che Michel Foucher ha definito «ossessione per le frontiere». Gli spazi geografici del pianeta Terra, tranne poche aree soggette a convenzioni internazionali, sono totalmente occupati dagli Stati e, proprio dalla «limitatezza degli spazi da acquisire o rivendicare, emerge una competizione tra gli Stati», principale oggetto di analisi del testo di Giordano.
L’autore ricorda che, sebbene l’impatto della globalizzazione venga associato a nozioni quali “la fine dello Stato”, le attività umane continuano ad avvenire dentro confini ben definiti. Una condizione di borderlessness «è un discorso che ha riguardato negli ultimi decenni soprattutto l’Europa», ma che è entrato in crisi con i recenti sviluppi della crisi migratoria nel Mediterraneo.
I conflitti cruenti interni ad alcune aree del mondo e le disuguaglianze economiche tra aree ricche e povere che alimentano i continui flussi di migranti mostrano quanto «sia illusorio pensare che dei confini, per quanto sempre più fortificati e controllati, possano efficacemente contrastare la spinta del bisogno, della paura o anche solo dei sogni di un futuro migliore».
In questo mondo interconnesso e globalizzato permangono forti attriti di tipo culturale, «che alcuni hanno chiamato di civiltà». Conflitti gravi permangono dove ancora «i confini, piuttosto che lo Stato, vengono rappresentati come fattori di identità e sicurezza». I confini finiscono per stabilire «una gerarchia: la posizione di un individuo nello spazio sociale è condizionata dai confini all’interno dei quali lo stesso individuo risiede», al punto da contribuire a determinare la sua identità.
Solo poche ideologie e pochi uomini hanno saputo «immaginare un mondo senza confini», senza essere preda della paura «di un inevitabile bagno di sangue, il tristemente noto homo homini lupus».
Nelle regioni dove i confini sono tracciati senza tener conto del fattore etnico, «o dove esiste una forte migrazione internazionale», molto spesso le culture varcano i confini e pongono un problema di coabitazione. Gli Stati che hanno in corso contese, a «diverso livello di conflittualità, con uno o più paesi per la sovranità su regioni, isole o territori frontalieri, sono più di centottanta». Le soluzioni a questi conflitti, «che spesso dietro la parola “territoriali” nascondono sofferenze umane», non potranno «essere ricercate nel solo sistema anarchico delle relazioni internazionali», ma dovranno sempre più essere «tese a una maggiore cooperazione internazionale nell’ambito di regole condivise».
Dopo aver elencato e analizzato le maggiori dispute territoriali nelle varie parti del mondo, Giordano si sofferma sul conflitto che potrebbe ripresentarsi al confine tra Irlanda del Nord – facente parte del Regno Unito – e Repubblica d’Irlanda come conseguenza di eventuali modifiche allo status quo allorquando la Brexit sarà ultimata. A rendere possibile l’accordo di pace del 1998 fu proprio «la prospettiva che il confine tra le due Irlande sarebbe in sostanza scomparso».
Il territorio è «un elemento che concettualmente si crede inamovibile» e si tende a indicarlo come un “limite fisso”, tuttavia mostra «la sua elasticità nella geografia politica contemporanea del mondo». Il fenomeno della globalizzazione, infatti, ha fornito come esito «una serie di potenti processi di sconfinamento» che pongono continuamente in tensione «partizioni consolidate come quella tra Nord e Sud e tra centro e periferia del mondo». Mai come oggi «la conoscenza geografica si rivela, dunque, ancor più necessaria» anche per evitare che tutto diventi una sorta di “gioco virtuale”, pericoloso quanto deleterio.
Giordano ha ricordato che visualizzazioni da paesi diversi di Google Maps danno come risultato carte geografiche con “limiti” differenti. «Google, spesso finita nei guai per le rappresentazioni soggettive delle sue carte», ha deciso, “semplicemente”, di mostrare «a ogni Paese l’idea del mondo che esso vuole».
Viene da sé a questo punto considerare una approfondita e seria conoscenza geografica di notevole importanza, anche e soprattutto nell’era di Google Maps. Come lo è la consapevolezza dell’importanza di libri come Limiti di Alfonso Giordano.
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Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa della Luiss University Press per la disponibilità e il materiale.
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