L’oro dei Medici, pubblicato con Tea, è un romanzo storico che Patrizia Debicke sceglie di ambientare, almeno in parte, a bordo di una nave, nella fattispecie un’imbarcazione della flotta granducale, da guerra.
Un rischio e un ulteriore livello di difficoltà. Una sfida che l’autrice sembra aver voluto lanciare a se stessa. Il linguaggio e la parlata propri del Cinquecento in un contesto ancor più arduo.
Il lavoro di documentazione che certamente la Debicke ha fatto, unitamente a un’attenta verifica, hanno comunque dato buoni frutti.
Il linguaggio, seppur preciso e tecnico, non risulta ostico o stucchevole. È attento, elaborato, ma fluido e scorre bene come l’intera vicenda narrata.
Persiste anche in questo lavoro letterario la descrizione dettagliata e minuziosa, anche anatomica, dei protagonisti e la sottolineatura della loro prestanza fisica, la virilità, la forza di valorosi condottieri, uomini forti e determinati. Descrizioni che ne enfatizzano le caratteristiche generali e accentuano l’aspetto deciso e perentorio del loro essere e del loro volere. Uomini blasonati, avvezzi al comando, alla servitù e ai privilegi.
La Debicke ha studiato molto e in maniera approfondita il periodo in cui ha deciso di ambientare i suoi romanzi storici. Leggendo i libri di colei che più volte e a buon diritto è stata indicata come “la signora del Cinquecento”, traspare l’impegno profuso e la cura per ogni dettaglio, che sia di interesse storico artistico architettonico o linguistico.
Eppure riesce l’autrice, nei suoi libri e attraverso le sue storie, ad attualizzare, per così dire, le vicende come anche i protagonisti i quali, pur essendo perfettamente inseriti nel contesto storico di riferimento, sembrano avere sempre un qualcosa che li avvicina e li accomuna agli uomini e alle donne, ai governanti e alla popolazione, ai benestanti come agli indigenti di oggi.
Il Cinquecento raccontato ne L’oro dei Medici, come anche negli altri romanzi di Patrizia Debicke, è un mondo, il mondo visto dall’aristocrazia, dai principi, dai cardinali, dai pontefici. Nel quale i componenti tutti i livelli inferiori della popolazione vivono le loro esistenze, quando va bene, di riflesso, quando va male, in condizione di completa precarietà e abbandono.
D’altronde è esattamente questo il mondo cinquecentesco che è passato alla Storia attraverso libri, scritti e opere d’arte. Fu solo a cavallo tra 1500 e 1600 infatti che Annibale Carracci, per fare un esempio, compì la sua grande e personale rivoluzione nella pittura: la rappresentazione della vita quotidiana di bassa estrazione come opera d’arte. Il suo Bottega del macellaio è tra le opere più famose al riguardo. Ancor più audace, controversa ed estrema la rivoluzione portata avanti da Michelangelo Merisi, ovvero Caravaggio.
Questa volta la Debicke ha scelto come protagonista un personaggio che è anche un cliché: Don Giovanni. Il suo appartiene alla famiglia de’ Medici, figlio naturale di Cosimo I ed Eleonora Albizzi, legittimato per volere del padre. Un vero Don Giovanni di nome e di fatto. Ma l’autrice è riuscita a renderlo di gran lunga più interessante raccontando di un uomo e delle sue “conquiste” amorose certo ma anche dei suoi principi, dei sentimenti, del coraggio e del rispetto che si conquista con l’onore e il valore e non solo e non tanto con il denaro e i titoli nobiliari.
L’utilizzo di figure retoriche e la ricercatezza di termini e linguaggio fanno sì che la Debicke regali al lettore “immagini di parole” molto suggestive. Per riportare alcuni esempi: «Ma il sole, coi connotati dell’inverno che incombeva, mostrava gran fretta di coricarsi nel letto di nuvole basse, arrossate, che sfioravano il mare» oppure «il grande portone della Canaviglia si spalancò, prontamente vorace, ad accogliere il ritorno di Don Giovanni».
Patrizia Debicke racconta, di fantasia certo seppur con incredibile verosimiglianza, gli intrighi, i complotti, gli inganni, i tradimenti posti in essere, per posizione privilegi e denaro, da aristocratici, nobili, condottieri, notabili e prelati. Lotte di potere quasi sempre intestine o afferenti a qualcuno facente parte della Curia romana. Una Chiesa di preghiera e potere che ancora oggi sembra aver conservato le sue peculiari tipicità.
Un libro scritto nell’era di internet e della comunicazione ultra-veloce e che sembra trasportare il lettore in un mondo quasi surreale, dove il tempo si misura con le clessidre, le notizie viaggiano attraverso lettere e missive sigillate e consegnate a mano. Un mondo diverso, antico eppure, per certi versi, così ancora tristemente attuale.
L’oro dei Medici di Patrizia Debicke, pubblicato in seconda edizione digitale da Tea a maggio 2018, è una lettura senz’altro consigliata.
Recensione apparsa sul numero 53 della rivista WritersMagazine Italia diretta da Franco Forte
Source: Si ringraziano l’Ufficio Stampa di Tea e AnnaMaria Riva – Comunicazione e Promozione per la segnalazione, la disponibilità e il materiale.
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