Tante storie. Ognuna racconta una vita, uno spaccato di essa almeno. Brevi capitoli che sono come luci di una installazione e che si illuminano a intermittenza. Il filo conduttore è la stessa autrice, la quale “salta” da un’auto all’altra e, nel breve tempo del tragitto di volta in volta percorso, riflette, si interroga e chiede, immagazzina informazioni… tutta materia che diventerà poi l’energia illuminante la sua installazione, la sua opera. Il suo libro.
Voci da Uber è il titolo che Maria Anna Mariani ha scelto di dargli. E sono tante le “voci” filtrate, che hanno attraversato il corpo e la mente dell’autrice prima di diventare non sonore ma egualmente udibili e incisive, attraverso la scrittura.
Per ogni storia Mariani parte da un piccolo e in apparenza insignificante particolare per raccontare una intera esistenza. Leggere le sue storie è quasi come vedere o immaginare il mondo intero attraverso una feritoia. Ciò che vedi è reale ma per comprenderlo a fondo devi lavorare comunque molto di fantasia.
Voci da Uber è o sembra una lettura “leggera”. All’inizio. Poi il lettore riflette su quanto l’autrice ha scelto di scrivere, su quali parole, dei tanti discorsi con i vari autisti con cui è entrata in contatto ha voluto inserire nel testo, e comprende quanto in realtà la sua narrazione sia profonda.
Uber è tra le aziende che meglio hanno incarnato l’economia del primo decennio del Nuovo Millennio. Ma Uber è anche lo specchio di quella che è diventata la società del Nuovo Millennio. Polverizzata, precarizzata, frenetica, violenta.
Autisti che svolgono questo lavoro perché hanno perso il proprio oppure perché altrimenti non riuscirebbero a pagarsi gli studi, sono solo alcuni tra gli esempi più sintomatici del cambiamento sociale in atto. La chiamano flessibilità perché suona meglio ma è pura precarietà. La definiscono possibilità di scelta perché suona più ottimistico ma in realtà sono scelte dettate più dalla mancanza che dalla sovrabbondanza di opportunità.
Negli Stati Uniti, dove l’autrice ha condotto la sua indagine e dove l’azienda è sorta e maggiormente si è diffusa, questo modello economico e sociale è radicato nella cultura dei suoi abitanti. Interessante è allora capire le dinamiche del suo sviluppo a macchia d’olio nelle altre realtà del mondo che possiamo indicare come occidentali o occidentalizzate. Sarà questo il futuro anche dei giovani europei che vorranno proseguire i loro studi? Per pagarli dovranno svolgere questa tipologia di lavoro? Gli operai delle oramai innumerevoli fabbriche dismesse dovranno riadattare l’esperienza lavorativa a questo genere di attività?
Maria Anna Mariani non affronta direttamente tutte queste tematiche, lasciandole però intravedere tra le luci e le ombre della quotidianità dei protagonisti delle sue corse ovvero storie.
Come il problema delle aggressioni, della violenza, inflitta o subita. Anch’esse specchio di una società arida e avida.
Riesce l’autrice a trasmettere la sua presenza in ogni singolo capitolo del libro senza mai lasciare che essa diventi invadente o prorompente. Lasciando in questo modo fluire i vari “protagonisti” e relative storie come auto appunto nel traffico delle grandi arterie e delle piccole vie della città.
Voci da Uber di Maria Anna Mariani si rivela essere molto interessante nella sua apparente semplicità e linearità. Un libro pieno di spunti di riflessione sulle problematiche della società attuale certo ma anche sulle potenzialità offerte da scelte alternative e innovative, come possono essere appunto le soluzioni di mobilità alternativa.
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