Una storia che racconta tante storie. Questo sembra Cronache di Dinterbild di Peppe Millanta. Solo che la narrazione di queste “cronache” viene affidata, in maniera decisamente singolare, alle conchiglie. In senso figurato ovvio. Queste conchiglie che assumono una valenza simbolica davvero importante: da una parte sono lo strumento per trasmettere i ricordi del passato e, dall’altro, rappresentano il mezzo per comporre l’imbarcazione che porterà gli attori del presente lontano, nel futuro. Oppure vicino, in un passato/presente che è lo stesso io dei protagonisti. Perché il viaggio che stanno per affrontare Ned e Biton, gli ultimi rimasti sull’isola, sembra proprio un cammino alla riscoperta di se stessi. È sorprendente come sia riuscito l’autore a costruire un intreccio così articolato su una trama apparentemente lineare.
Ma l’originalità di Millanta sorprende anche per l’impostazione stessa dell’opera. Un romanzo che egli stesso ha definito: sprequel. Un misto tra prequel e sequel. L’ambientazione del nuovo romanzo è la stessa del suo libro di esordio, Vinpeel degli orizzonti, dove si trovano l’isola di Dinterbild e la locanda di Biton. Il punto è che davvero leggendo il libro non si riesce a comprendere se si tratta di un prequel o di un sequel. O di un gioco che l’autore si è divertito a costruire per il lettore.
Inoltre l’autore mescola principalmente due generi letterari: il romanzo e il racconto. Il romanzo dà la struttura alla narrazione del presente, alle vicende dei due protagonisti. Mentre il racconto è rappresentato dalle storie legate agli altri abitanti dell’isola, ormai lontani perché hanno già affrontato il viaggio che loro si accingono a fare. Solo che i “racconti” di Millanta sono ora fiaba ora horror e, se da un lato sembrano destabilizzare il lettore che non sa mai a cosa andrà incontro, dall’altro contribuiscono a tenere alto il livello di interesse per le vicende del passato narrate, proprio perché capisce fin da subito che saranno originali e inaspettate.
Pur rappresentando una sorta di cammino alla ricerca di se stessi, con tutto il carico simbolico che il viaggio rappresenta e ha sempre rappresentato in letteratura, Cronache da Dinterbild appare quasi un romanzo sociale che vuole indagare la vita e la società, attraverso l’uso di una grande metafora, proprio come nelle più classiche delle fiabe. Il viaggio stesso nel romanzo di Millanta è per certo una metafora, con destinazione L’Altrove dove la “civiltà” di Dinterbild troverà il suo sviluppo.
Il romanzo affronta diverse tematiche importanti che vanno dall’amore alla truffa, dalla guerra alla paura. Affrontate dall’autore con una notevole capacità nascosta dietro una stuzzicante ilarità.
Troverà il lettore in Cronache da Dinterbild anche disegni, onomatopee, cartelli, parti scritte in versi, alternanza dei caratteri e del font. Un capovolgimento delle regole che mentre sembra trasportare il lettore verso il “passato” Modernismo lo scaraventa verso il futuro immaginato dallo stesso autore. Rimane un solo dubbio: cosa si inventerà Millanta per il prossimo libro?
Articolo pubblicato su Leggere:Tutti
Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Anna Maria Riva e l’editore per la disponibilità e il materiale.
Disclosure: Per le immagini, tranne la copertina del libro, credit www.pixabay.com
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