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Irma Loredana Galgano

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“La congiura delle passioni” di Pietro De Sarlo (Altrimedia Edizioni, 2021)

26 lunedì Lug 2021

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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Altrimedia, Lacongiuradellepassioni, PietrodeSarlo, recensione, romanzo, romanzostorico

«Capire la Storia e le regioni del Sud è indispensabile per la costruzione di uno Stato realmente Unitario con pieni diritti e dignità per tutti i territori e le persone che ci vivono e che ancora non c’è. Ed è importante soprattutto se una nuova costruzione, quella europea, procede ripetendo spesso, mutatis mutandis, gli stessi errori di quella dell’Italia unita»

È con queste esatte parole che Pietro De Sarlo spiega, nell’appendice del libro, ai suoi lettori il motivo per cui ha ritenuto doveroso e necessario scrivere La congiura delle passioni. Un romanzo nel quale realtà storica e immaginazione si intrecciano originando una fitta trama. La narrazione passa, ripetutamente, dal particolare al globale e viceversa. Le storie di ordinaria vita quotidiana dei protagonisti sono modellate dalle vicende che hanno fatto da preludio al Risorgimento italiano. Grandi accadimenti che hanno finito per condizionare, a volte indirettamente, anche l’esistenza di residenti piccoli e in apparenza ameni borghi incastonati lungo la dorsale appenninica.

Fin dalle prime pagine di questa nuova opera narrativa di De Sarlo, si denota una migliorata capacità descrittiva che rende subito comprensiva e accattivante la scena al lettore, il quale si sente come immerso e rapito nell’ambiente sapientemente descritto. I personaggi sono ben caratterizzati e rappresentano il perfetto trait d’union tra la loro personale storia e quell’Italia intera. 

Ritornano, anche in questo nuovo romanzo, i riferimenti alla magia e alla scaramanzia a cui Pietro De Sarlo aveva già abituato i suoi lettori. Non che al giorno d’oggi queste credenze siano scomparse o anomale, ma nel contesto storico e ambientale de La congiura delle passioni risultano più armonizzate nelle vicende narrate. 

«Non sono uno storico ma per scrivere questo libro mi sono avvalso del lavoro di storici e di documenti originali dell’epoca cercando di immaginare come fosse la vita delle famiglie, delle comunità e delle persone in uno dei borghi montani di Basilicata in quel periodo.»

Monte Saraceno è un toponimo di fantasia ma potrebbe benissimo essere uno qualsiasi dei tanti paesi dislocati sull’Appennino lucano. Le dettagliate descrizioni delle vie, dei palazzi, delle abitazioni, finanche dei panorami lasciano intendere che De Sarlo si sia ispirato a un luogo a lui particolarmente caro, o, quantomeno, abbia assemblato elementi di diverse località e li abbia fatti tutti confluire nel suo luogo ideale.

È vero quanto egli stesso scrive: De Sarlo non è uno storico di professione. Infatti il suo libro non è un saggio in senso stretto né un’opera accademica o scientifica. È un romanzo storico nel quale egli ha sintetizzato le sue conoscenze, quanto appreso dalle ricerche bibliografiche preliminari alla stesura del testo, le sue personali idee sull’Italia di allora e quella di oggi e ha fuso il tutto intrecciandolo con le vicende di fantasia vissute dai protagonisti del libro. Guardandola in quest’ottica, è un’operazione ben riuscita. La scrittura è scorrevole, la storia ben costruita, il finale interessante. Il libro, nel suo complesso, con le dovute differenze, risulta essere molto più vicino a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che a un saggio storico o d’inchiesta. 

Cambia, naturalmente, il punto di vista dell’autore, in quanto La congiura delle passioni è opera di un uomo del XXI secolo che guarda al passato, all’era risorgimentale, a quanto accaduto in quei territori che poi sono diventati l’Italia ma guarda anche all’Europa, politicamente intesa e confluita nell’Unione Europea. De Sarlo non si è limitato a scrivere ciò che già conosceva dei luoghi di Basilicata, oppure le mere suggestioni della sua fantasia, no egli ha svolto un preventivo lavoro di indagine documentale e bibliografica anche da testi molto validi, riportato per esteso alla fine del libro, e questo è per certo positivo. Naturalmente ha poi rielaborato molte delle informazioni apprese per meglio adattarle alla storia narrata, senza comunque mai stravolgerle del tutto. 

Il Risorgimento italiano è uno dei periodi storici più dibattuti, non certo privo di contraddizioni e opposizioni. Sicuramente una fase che merita approfondimenti e analisi, veritieri e imparziali. Gli strumenti per una corretta conoscenza oggi di certo non mancano eppure, spesso, sembra che, al pari di tanti altri argomenti e aspetti seri, si preferisca scadere in aride polemiche che non aiutano la ricerca della verità, piuttosto la ostacolano. 

Frederick Douglass, tra i più noti attivisti dei movimenti per i diritti degli afroamericani del finire del XIX secolo, sosteneva che il suo ruolo fosse quello di raccontare la storia dello schiavo perché, per i vincitori, i narratori non erano mai mancati. E non sono mai mancati. Neanche per il Risorgimento italiano. Ben vengano quindi anche i narratori dei “non vincitori” italiani perché anche se la verità si trovasse non da una parte né dall’altra ma nel mezzo è sempre e comunque meglio conoscerla che ignorarla. 

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Source: Si ringrazia l’autore per la disponibilità e il materiale

Disclosure: Per le immagini, tranne la copertina del libro, credits www.pixabay.com

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© 2021, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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15 mercoledì Lug 2020

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Altrimedia, Dallapartedell'assassino, PietrodeSarlo, recensione, thriller

Ci sono molti modi per indagare e riflettere sulla società e sulla contemporaneità. Pietro Francesco De Sarlo ha scelto di farlo attraverso le storie che racconta e i personaggi che inventa.

Dalla parte dell’assassino è un romanzo giallo nel quale l’autore inserisce tratti tipici del romanzo poliziesco e tratti peculiari invece dei romanzi di formazione.

Partiamo dal protagonista, un commissario che è innanzitutto un cittadino, scontento del modo in cui la società, lo Stato che egli stesso “serve” ogni giorno, lo tratta. Una persona che stenta a comprendere e fare proprie le dinamiche dell’era digitale. Orfano di ogni riferimento, anche professionale, travolto com’è da un mondo in continua evoluzione, tanto lontano da quello in cui è cresciuto da sentirlo estraneo. La velocità vorticosa che muove tutto intorno a lui è talmente celere per i suoi flemmatici tempi e ritmi che sembra quasi esserne trascinato e, in alcuni passaggi della narrazione, si figura il paradossale scenario nel quale sono gli accadimenti e inseguire lui piuttosto che egli rincorrerli per svelare il mistero che avvolge i delitti.

Nonostante il ritmo serrato del libro, la storia si apre al lettore lentamente, a piccoli pezzi alla volta. Si parte da una vicenda con un interesse personale e limitato e mai ci si sarebbe aspettati poi di vederla illuminare l’immenso scenario che ne deriva da quella sorta di effetto domino che scatenano gli eventi narrati.

Una storia di omicidi che mette a dura prova il commissario il quale sembra essere l’unico a nutrire interesse verso la risoluzione del caso. Un’impresa narrata quasi come un’avventura donchisciottesca, nella quale risalta e contrasta la sua caparbia volontà di proseguire nelle indagini nonostante appare l’unico a voler dare la caccia a un omicida le cui vittime erano invise ai più.

Una ruggine che in realtà acquista quasi sempre, durante tutta la narrazione, i contorni di un vero e proprio risentimento ostile rivolto verso una società in completa avaria e verso i suoi rappresentanti più in vista, responsabili e capro espiatorio per eccellenza di un mondo sbagliato nel fondo e nel profondo. Una società descritta con una cura particolare per i luoghi e per le persone, specchio di un’Italia intera e di un sistema che sta portando il Paese a una vera e propria svendita di beni materiali e immateriali.

De Sarlo spazia dalla politica all’economia, da riflessioni di carattere sociale ad analisi di geopolitica internazionale. Immette nel testo fatti e personaggi reali o realistici. Avanza anche delle responsabilità, dirette o indirette, riguardo azioni o decisioni che hanno portato o contribuito alla situazione attuale. Ma riesce ad inglobare il tutto all’interno della storia principale senza appesantire la narrazione che, al contrario, risulta leggera e scorrevole con diverse punte ben inserite di ironia capaci di suscitare nel lettore una sincera ilarità.

Lo stile narrativo di De Sarlo è molto curato. Dimostra infatti l’autore di dedicare particolare attenzione ai dettagli, alla costruzione del periodo e, dal punto di vista narrativo, all’intreccio. I personaggi, in particolar modo il protagonista, sono ben caratterizzati, studiati e definiti proprio per assolvere il ruolo che l’autore ha voluto attribuire loro. Funzionali a un racconto che sembra però anch’esso funzionale ad essi. Un gioco di rimandi che, lungi dall’ingenerare confusione, consente a chi legge di rimanere ben ancorato alla realtà, nonostante si tratti ufficialmente di un’opera di fantasia e che pare rifarsi all’evidenza largamente condivisa della realtà che quasi sempre supera di la fantasia e l’immaginazione.

Uno stile, quello di Pietro De Sarlo, che diventa un vero strumento di indagine e riflessione sulla contemporaneità senza pretesa di esserlo. Una lettura, Dalla parte dell’assassino, fuor di dubbio piacevole e interessante.


Source: Si ringrazia l’autore per la disponibilità e il materiale


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08 giovedì Giu 2017

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Tag

America, Basilicata, Europa, EuropaEdizioni, Italia, italiani, LAmmerikano, oronero, petrolio, PietrodeSarlo, recensione, romanzo

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È lo stesso autore, nella prefazione al libro, a indicarlo come fondato sui contrasti: «tra epoche diverse, diverse aree del mondo e soprattutto tra il solitario e doloroso percorso di vita del protagonista, l’Ammerikano, e la storia del suo antagonista, Vincenzo».

Un libro che in origine ne sembrano due, le cui storie e vite solo in apparenza separate pian piano si tessono e si intrecciano come una trama (accattivante) e un ordito (fitto), il tutto scritto con un registro narrativo interessante. In più occasioni sembra che l’autore si rivolga direttamente al lettore attraendolo nella storia, nelle vicende narrate.

L’Ammerikano di Pietro de Sarlo è un libro a cavallo tra un romanzo-commedia e un giallo che, raccontando una storia immaginaria, descrive innumerevoli sfaccettature di vite reali o possibili. Un libro pensato per i coetanei dell’autore costretti a lasciare la propria terra di origine come i loro padri e nonni, motivati dalla «speranza di una vita migliore per i propri figli». Una narrazione che dà adito a riflessioni amare, ma vere, sulla situazione politica ed economica della Basilicata, che rispecchia e riflette quella del Sud e dell’Italia intera.

La Basilicata da una parte, con il «sogno texano della regione e dei suoi abitanti» ben presto tradottosi «nell’incubo nigeriano dello sfruttamento petrolifero», e l’America dall’altra, con tutta la potenza del suo mainstream che ha contagiato l’intero pianeta e in grado di convincere tutti e ognuno che qualsiasi cosa o persona proviene da lì sia inopinabile e quasi magica. Due universi talmente opposti che, alla fine e paradossalmente, finiscono per somigliarsi. Ben rappresentati e delineati dall’autore a cui va riconosciuto anche il merito di aver creato, con i suoi personaggi, i ‘tipi’ perfetti per l’ambientazione e le scene narrative e di aver raccontato le loro storie con uno stile di scrittura piacevole e scorrevole, infarcito di termini dialettali che se da un lato potrebbero rallentare la lettura e scoraggiare i lettori non meridionali dall’altro la rendono a questi ancor più gradevole.

Un buon libro, L’Ammerikano di Pietro de Sarlo. Un testo che racconta una storia originale e curata nei dettagli. Leggera e a tratti divertente ma che consente lo stesso all’autore di immettervi considerazioni, anche importanti, sullo stato di degrado e abbandono della propria terra natia, sull’emigrazione e l’immigrazione, la politica e la cultura della società non solo lucana e, di rimando, invoglia il lettore a riflettere, regalandogli così non solo una bella storia da leggere e raccontare ma un’eredità di riflessioni da portare avanti.

Pietro De Sarlo, sessantenne lucano, laureato in ingegneria ha sviluppato una importante carriera manageriale nei principali gruppi italiani e esteri operanti in Italia. è autore di numerosi articoli di economia e politica su alcune testate on line come Basilicata24, Economia Italiana, Scenari Economici e Il Giornale Lucano. Già fondatore dell’associazione Pinguini Lucani ha pubblicato, nel 2010, un saggio (Si può Fare!) sull’emergenza economica e ambientale derivante dalle estrazioni petrolifere e sulle possibilità di sviluppo economico e sociale della Lucania.

Articolo originale qui

 

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