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Irma Loredana Galgano

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Prostituzione minorile: vuoto educativo e sesso a pagamento. Un’emergenza trasversale

04 sabato Nov 2017

Posted by Irma Loredana Galgano in Articoli

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immigrazione, ProfessioneLolita, prostituzione

Ultimo, in ordine di tempo, lo scandalo scoppiato pochi giorni fa nella cittadina campana di Avellino. Tre arresti per l’ordinanza di misura cautelare del Gip presso il Tribunale di Napoli, dietro richiesta della Procura Distrettuale di Napoli, con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, atti sessuali a pagamento e violazione della legge Merlin sulla prostituzione. Giovani ragazze, molte delle quali minorenni, dopo aver marinato la scuola si intrattenevano nel noto circolo ricreativo privato e sarebbero state indotte a consumare rapporti sessuali in cambio di denaro o altri benefit.

Vicenda che richiama alla mente le altre, innumerevoli purtroppo, scoperte in varie città italiane. Tra le più clamorose quella nota come “dei Parioli” a Roma che ha coinvolti nomi molto noti.

Don Aniello Manganiello, il prete anti-camorra fondatore dell’associazione Ultimi, durante un incontro sulla legalità tenutosi in una cittadina alle porte del capoluogo ha parlato di una vera e propria «emergenza educativa». Del vuoto rimasto dopo il crollo dell’alleanza che legava «le varie agenzie educative: la famiglia, la scuola, la parrocchia con l’oratorio».

Ora lasciando pure da parte la religione, rimangono le perplessità sulle famiglie: «non è immaginabile che un genitore non si preoccupi di quello che fa il figlio fuori dagli orari di scuola. O se a scuola ci va o meno».

Ma hanno veramente bisogno di quei soldi, guadagnati in quel modo? E per cosa? Sono vittime inconsapevoli di adescamento oppure razionalmente credono di portare avanti dei futuri progetti di facile guadagno? Cosa pensano davvero accettando di prostituirsi nell’illusione magari di intraprendere così la giusta strada per il loro riscatto sociale?

Per la ricarica del telefonino, per poche decine di euro o per molto di più, per emulazione… Le motivazioni che spaventano maggiormente sono quelle che tirano direttamente in ballo le famiglie, come reali mandanti delle “scelte” di questi giovani o perché pur di riuscire ad allontanarsene si mostrano disposti a tutto. Viene da chiedersi quanto in realtà sia profondo questo degrado morale e sociale prima che economico.

Secondo i dati forniti da Gruppo Abele, l’associazione fondata a Torino da don Luigi Ciotti, delle 120mila prostitute censite in Italia, 20mila non hanno compiuto diciotto anni, le più piccole hanno «l’età da terza media». 20mila “baby squillo” cercate da uomini adulti, presumibilmente in numero molto maggiore. Single forse ma anche mariti, padri, nonni…

A Ventimiglia sembra risultassero oltre 2mila contatti di clienti nei telefonini di due studentesse al primo anno delle superiori. A Cuneo una ragazza ha dichiarato agli inquirenti che fingeva di «avere 20 anni e mi hanno creduta. Meglio loro del coetaneo che poi mette le tue foto su internet» perché, a suo dire, loro, ovvero i clienti, sono «tutte bravissime persone che mi hanno sempre rispettata» e dato la possibilità di comprare «cose che altrimenti mi sarei sognata».

Stando a quanto dichiarato da Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, all’agenzia di stampa nazionale Dire, «la prostituzione minorile è aumentata più del 500% negli ultimi 3 anni e coinvolge in egual misura maschi e femmine». Ragazzi che credono di compiere scelte con consapevolezza, determinate «dalla scissione che i giovani hanno impostato tra l’affettività e la sessualità», si sentono adulti e «scientemente, rispetto alla loro età, considerano l’atto sessuale come passeggero e poco significativo». E proprio mentre cercano di urlare al mondo intero il loro essere “adulti” dimostrano «l’incapacità di difendere il proprio corpo» e si mostrano «completamente inconsapevoli delle conseguenze psicologiche di ciò che fanno».

Scelte estreme cui potrebbero seguire ulteriori trasgressioni per «cercare nella trasgressione seguente un modo per superare quella precedente» che in tanti dichiarano essere decisioni personali. Di sicuro tutte «un po’ larvate, perché dietro c’è sempre un adulto che con i suoi soldi foraggia suddetti comportamenti devianti».

Il problema dello sfruttamento della prostituzione minorile in Italia, purtroppo, è di dimensioni molto più ampie. Vanno considerati non solo i minori che affermano di essere consenzienti ma anche tutti coloro che non lo sono. Il Rapporto CRC 2015-2016 riportato sul sito del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, coordinato da Save The Children Italia, riporta i dati dell’indagine Eurostat 2015 secondo cui nell’Unione Europea il 14% del totale delle vittime di tratta per sfruttamento sessuale sono di minore età. Solo nell’anno 2015 si sarebbero perse le tracce di almeno 10mila minori, 5mila minori sarebbero scomparsi in Italia e molti di loro sarebbero coinvolti nello sfruttamento sessuale.

Nel rapporto si sottolinea inoltre «l’assenza di campagne sistematiche di prevenzione, sensibilizzazione e informazione, di programmi formativi e campagne destinate agli adolescenti volte a promuovere una sessualità libera e autodeterminata» mentre, per contro, rimane «ancora diffusa l’erotizzazione precoce del corpo delle bambine nella comunicazione pubblicitaria». E così accade che la prostituzione dei minori italiani e stranieri si inserisce nel medesimo processo sociale di «normalizzazione della mercificazione dei corpi e della sessualità» che ha «radicalizzato stereotipi e pregiudizi discriminatori ai danni dei minori». Se da un lato «le bambine e le adolescenti italiane sono rappresentate come adolescenti avide, spregiudicate, senza valori, disposte a tutto per consumare di più», d’altro canto «rimangono occultate le dinamiche di potere e sopraffazione che sottendono al reclutamento delle minori, all’organizzazione dello sfruttamento sessuale e alla fruizione a pagamento del corpo delle stesse».

Disclosure: Copyright per la prima immagine ©ComboniFemMagazine / per la seconda immagine ©SalvatoreBarbagallo (dipinto a tema “La prostituzione minorile”).

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© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

24 mercoledì Mag 2017

Posted by Irma Loredana Galgano in Interviste

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Fernandel, intervista, MarcoSalvador, Medioevo, omosessualità, ProcessoaRolandina, prostituzione, RolandinaRoncaglia, romanzo, saggio, transgender, Venezia

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

Può una vicenda realmente accaduta nella Venezia del 1300 aiutarci a capire e superare alcuni preconcetti e pregiudizi riguardo omosessualità ed evoluzioni transgender? La storia di Rolandina Roncaglia, raccontata nel libro Processo a Rolandina. La storia vera di una transgender condannata al rogo nella Venezia del XIV secolo (edito da Fernandel), ha aiutato l’autore Marco Salvador a liberarsi di vecchie “incrostrazioni” perché conoscere le storie equivale a meglio comprendere le persone, qualunque sia il loro orientamento sessuale, e imparare a rispettarle come tali, per quello che semplicemente sono. Esseri umani.

Omosessualità, transgender, intersessualità sono termini che ancora oggi mettono paura, spaventano perché costantemente sovraccaricati di valenze negative che alla fine non hanno, al punto che quando vengono usati spesso sembra si stia parlando di “fenomeni” negativi e degenerativi e non semplicemente di persone, di sentimenti, di scelte d’amore e preferenze sessuali.

Ne abbiamo parlato con Marco Salvador nell’intervista che gentilmente ci ha concesso.

La vicenda narrata nel libro si basa su un fatto realmente accaduto nella Venezia del secolo decimo quarto. Quanto è stato difficile reperire tutto il materiale necessario? E quanto invece è stato interessante spulciare tra i documenti di un’epoca passata da tempo?

I documenti riguardanti Rolandina Roncaglia sono riemersi casualmente mentre cercavo informazioni per un romanzo che sto scrivendo. Della vicenda di Rolandina mi sono innamorato subito, era una storia che bisognava raccontare a tutti i costi.

Reperire i documenti, soprattutto per il Medioevo e il primo Rinascimento, è comunque una faccenda sempre complicata, che necessita di esperienza e anche di un po’ di fortuna. Inoltre bisogna avere un’ottima conoscenza di un latino che non è quello classico, e della brachigrafia, cioè della scrittura abbreviata. Comunque la ricerca d’archivio è sempre una splendida avventura, nella quale si scopre che il passato, anche lontanissimo, non è altro che il presente in abiti e ambienti diversi. I sentimenti, le angosce, le ambizioni e i sogni sono sempre gli stessi.

Il tema principale di Processo a Rolandina comprende l’amore omosessuale, la prostituzione e l’evoluzione transgender di un giovane. Una vicenda che all’epoca venne affrontata con il carico di pregiudizi e ipocrisie tipiche di una società chiusa e bigotta. Stupisce ritrovare tutto ciò anche nella società odierna e assistere alle vere e proprie “inquisizioni” anche mediatiche cui vengono sottoposte queste persone. Perché secondo lei ci siamo trascinati per secoli tali zavorre fatte di pregiudizi e ipocrisie?

La particolarità del caso di Rolandina Roncaglia, lo si vede bene dal testo della sentenza pubblicato in appendice al libro, mette in crisi dei giudici pur usi alla durezza in ogni senso. In copertina si usa il termine “transgender” per favorire una maggior comprensione da parte del lettore medio, ma in realtà sarebbe più esatto definire Rolandina con il termine “intersessuale”. Gli stessi giudici sono costretti ad ammettere che, non fosse per gli organi genitali maschili, Rolandina sarebbe una donna a tutti gli effetti. Tutto ciò per dire che anche allora, come del resto oggi, la diversità, l’esistente non inquadrabile in uno schema fisso e semplificato, metteva paura.

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

La storia di Rolandina ci mostra come l’odio e il rancore vengano dirottati verso i deboli e gli indifesi, mentre si cerca con ogni mezzo di difendere e preservare i potenti anche se principali rei della situazione. Spiace dover constatare che purtroppo anche questo principio oggi è ancora valido. Studiando il passato ha avuto modo di formulare qualche ipotesi sui comportamenti umani dell’epoca e di confrontarli con quelli di oggi?

Una delle principali pulsioni di ogni essere vivente è la riproduzione. In senso biologico, di conservazione della specie. Nell’essere umano a questa pulsione si sono associate infrastrutture culturali, religiose, sociali ed economiche che a seconda delle epoche l’hanno incrudelita o mitigata. Restando pur sempre, oggi come ieri, una pulsione che prevede la possibilità di una lotta per trasmettere il proprio DNA. Ovviamente le prime vittime di questa lotta per la supremazia sono i più deboli.

Restando ancora sull’attualità, con le linee ancora fresche e da rifinire della legge sui diritti delle coppie di fatto è ritornata in auge l’accusa di omofobia della politica con il lancio, poi subito revocato, del Fertility Day. Campagna che l’associazione LGBT Italia ha definito «leggerezza affatto trascurabile perché promuove e veicola l’omofobia». Perché secondo lei da un lato si accusano società, come quella musulmana, di applicare pene ingiuste verso gli omosessuali e dall’altro si pongono in essere certe politiche?

Gran bella domanda. Complicata e profonda, al punto che non so se riuscirò a dare una risposta abbastanza articolata. Semplifichiamo, e diciamo che un certo mondo musulmano è rimasto al tempo di Rolandina e, cosa peggiore, giustificandosi e nascondendosi dietro un libro sacro. Con poca disponibilità a un’analisi critica dello stesso. Ciò vale anche per alcuni ebrei fondamentalisti o cristiani, che fanno riferimento più all’antico testamento che ai Vangeli. Inevitabilmente si ritorna all’istinto di riproduzione a ogni costo, usando la religione come arma.

Per quanto riguarda la politica italiana con i suoi interminabili dibattiti sulle coppie gay e i family day, stenderei un velo pietoso che mi evita l’insulto. Le coppie di fatto, non importa di che sesso, devono avere tutte gli stessi diritti e doveri; è persino banale asserirlo. Per l’omofobia temo che il problema sia un po’ più complicato, perché il suo superamento sottintende il superamento di un’ignoranza che si nutre di incrostazioni culturali-religiose molto stratificate e resistenti.

Rolandina, la transgender condannata al rogo. Intervista a Marco Salvador

Ritornando invece al romanzo, colpisce e coinvolge molto la storia di Rolandina, ma anche il contesto in cui si svolge. Da un lato una Venezia provata dalla peste, con i suoi abitanti particolarmente incattiviti dalle avversità affrontate, e dall’altra i capricci e lo sfarzo. Che impressioni le ha lasciato lo studio della trecentesca Serenissima?

Per lungo tempo Venezia era stata tollerante con l’omosessualità. O quanto meno aveva girato lo sguardo da un’altra parte. Era lo Stato più laico d’Europa, non per nulla era sempre in conflitto con il papato.  Ma aveva pur sempre al comando un’aristocrazia chiusa e di tipo ereditario. Così torniamo al tema della riproduzione. La peste del 1348, così come quelle successive e ricorrenti, mette in pericolo l’ordine politico, la conservazione di privilegi e poteri nell’ambito delle famiglie che sedevano in Maggior Consiglio. Da qui la reazione violenta contro lo “spreco di sperma”. Che non colpisce la prostituzione femminile solo perché giustificata dalla convinzione che distogliesse i malintenzionati dalle femmine delle stesse famiglie.

Comunque Venezia non era una realtà peggiore di altre, perché il comportamento diviene regola comune. Firenze, per esempio, pur non bruciando gli omosessuali, li priva comunque dei beni e li rinchiude nel carcere dei pazzi.

Cosa l’ha più colpita del Processo a Rolandina e cosa vorrebbe impressionasse maggiormente i suoi lettori?

Anch’io, ahimè, avevo e ho qualche “incrostazione”. Il processo a Rolandina una l’ha sciolta. Rolandina, con il suo comportamento processuale, non si può che amare e ammirare. E come si ama Rolandina inevitabilmente si ama qualsiasi essere abiti un corpo sbagliato, e lo si rispetta e supporta nella sua ricerca di equilibrio. Spero che Rolandina aiuti molti lettori a liberarsi al pari di me almeno di un pregiudizio.

http://www.sulromanzo.it/blog/rolandina-la-transgender-condannata-al-rogo-intervista-a-marco-salvador

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