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Irma Loredana Galgano

Irma Loredana Galgano

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Il dilettantismo imposto e altre diseguaglianze dello sport nella società contemporanea

05 domenica Apr 2020

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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LucaBifulco, MarioTirino, recensione, RogasEdizioni, saggio, Sportescienzesociali

Ogni volta che si parla o si legge di sport, inevitabilmente, si configura nella mente un’immagine positiva. Eh sì, perché lo sport è vita, è benessere, è salute, è rinascita, è rivincita… Ma cosa si nasconde davvero dietro queste immagini positive?

Luca Bifulco e Mario Tirino sono stati i curatori di un libro che risponde a questo e molti altri interrogativi.

Sport e scienze sociali. Fenomeni sportivi tra consumi, media e processi globali, edito lo scorso novembre da Rogas Edizioni, non è un libro-inchiesta, è una raccolta di saggi, frutto di accurate indagini e analisi sul mondo dello sport in tutte le sue sfaccettature e, soprattutto, sui suoi legami e risvolti nei vari ambiti della contemporaneità: dalla moda al turismo, dalla politica agli affari, dalla salute al consumismo, dai media alla globalizzazione.

Un libro che indaga la passione per lo sport in tutte le sue manifestazioni: tifoso, spettatore, consumatore. La celebrità sportiva che trasforma un eroe in un brand. Dalla comunicazione e dai nuovi media, come i social che “vendono” la celebrity sportiva. Il tutto racchiuso in un universo commerciale che ha un giro d’affari enorme, incredibile e impensabile in alcuni casi, un business che unisce società sportive, atleti, federazioni, operatori commerciali, finanziari, brand di moda, accessori e attrezzature, operatori del settore turistico, alberghiero, del food e beverage… e che si muove, paradossalmente, in un “dilettantismo imposto” proprio dallo Stato e dalle sue leggi. E, come se ciò non bastasse, bisogna aggiungere quel tanto di discriminazione di genere che, a quanto pare, non manca mai.

In Italia, nessuna atleta di genere femminile può essere considerata una professionista. Non è mai stata istituita, infatti, una lega Pro femminile in nessuna delle 60 discipline esistenti e riconosciute dal CIO – Comitato Olimpico Internazionale.

Per gli atleti di genere maschile le leghe Pro riconosciute sono 4: calcio – FIGC, pallacanestro – FIP limitatamente alla serie A1, golf – FIG, ciclismo – FIC.

Non esistono quindi tutele legali contrattuali valide per categoria, tutele garantite per infortuni e malattie, piani previdenziali…

Ecco perché la bellissima immagine dello sport e degli sportivi, vestiti di tutto punto con abiti creati ad hoc da brand che sanno il fatto loro acquisisce se non altro delle sfumature meno rosee.

I saggi raccolti nel volume curato da Bifulco e Tirino sono di ampio respiro, trattano di vari temi con l’obiettivo palese di raffigurare tutte le differenti modalità di penetrazione dello sport nella società contemporanea e nella vita quotidiana e sottolineare quanto lo sport incida sulle modalità di strutturazione dei fatti sociali e quanto ne sia a sua volta condizionato, particolarmente nell’odierna epoca contrassegnata da un’imponente commercializzazione e spettacolarizzazione del “reame sportivo”.

Lo scopo del libro non è certo quello di denuncia, non è neanche questo il tono della narrazione. Esiste invece negli autori e curatori la volontà di fornire “validi strumenti teorici per potenziare la consapevolezza e la competenza critico-analitica indispensabile per comprendere le comprendere le composite e variabili relazioni tra la società e lo sport”.

Bibliografia di riferimento

Luca Bifulco, Mario Tirino (a cura di), Sport e scienze sociali. Fenomeni sportivi tra consumi, media e processi globali, Rogas Edizioni, Roma, 2019


Articolo originale qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Rogas Edizioni per la disponibilità e il materiale


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“La città polifonica”, il saggio sull’antropologia della comunicazione urbana di Massimo Canevacci (Rogas, 2018)

02 mercoledì Gen 2019

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Lacittapolifonica, MassimoCanevacci, recensione, RogasEdizioni, saggio

Dopo le edizioni brasiliane e la prima italiana, risalente al 1997, Massimo Canevacci decide di riproporre il suo saggio sull’antropologia della comunicazione urbana La città polifonica, che viene pubblicato a settembre 2018 da Rogas Edizioni.
Un testo a cui l’autore sembra essere particolarmente legato, sarà per il fatto che narra dell’indagine grazie alla quale ha «appreso a stare sul campo». Un campo davvero complesso, la metropoli di São Paolo, che ha stimolato al massimo il suo “stupore metodologico”. Un viaggio profondo nella megalopoli che ne ha scaturito un altro, più intimo e personale, alla ricerca di se stesso e delle proprie emozioni, sensazioni. Lo stupore di questi sentimenti provati ha consentito a Canevacci di trovare la giusta apertura verso la ricerca, la comprensione, l’indagine e l’analisi. Aprirsi verso l’ignoto ha rappresentato la svolta e la buona riuscita dell’indagine sul campo.
Uno spaesamento che provano tutti gli etnografi, maggiormente se alla prima esperienza sul campo, uno smarrimento che tale non è, piuttosto un passaggio per arrivare all’altro attraverso se stessi.

Polifonia, comunicazione e ubiquità sono le parole chiave per seguire e interpretare l’indagine sul campo dell’autore, condotta in una metropoli che oggi è certamente diversa, sul piano sociale e architettonico, rispetto al tempo della ricerca ma non al punto da inficiarne gli esiti. E proprio la permanente validità sembra avere spinto Canevacci alla ripubblicazione del testo, con qualche accorgimento e una nuova premessa introduttiva.

Nella prima parte del testo l’autore richiama i grandi antropologi, ne rammenta i lavori, le indagini e le riflessioni. E sembra farlo, più che per edurre il lettore alla comprensione, per ritrovare in questi i prodromi delle conclusioni cui egli stesso giunge.
E così l’antropologia interpretativa di Clifford Geertz, le notevoli opere di Claude Lévi-Strauss come anche la critica letteraria di Michail Bachtin si fondono alle riflessioni dello stesso Canevacci generando una sorta di voce corale, anch’essa polifonica come la città indagata dall’autore.
L’esotico e il comune, l’architettura e i suoni si mescolano nel resoconto di Canevacci esattamente come tutto ciò i suoi occhi hanno osservato e le sue orecchie ascoltato nel periodo trascorso a São Paolo.
Nella seconda parte ci si addentra sempre più nei meandri di questa enorme megalopoli come anche nelle riflessioni dell’autore. Un percorso dove l’occhio sembra farla da padrone. L’osservazione è fondamentale e prioritaria al punto che, per rendere meglio l’idea di quanto narrato, Canevacci inserisce nel testo numerose foto di angoli, installazioni, architetture, soggetti, persone, simboli e quant’altro può servire a definire i contorni di questa immensa capitale del consumismo, sociale prima ancora che economico e commerciale.

Un saggio antropologico, La città polifonica di Massimo Canevacci, senz’altro interessante, anche per chi non studia o non conosce le linee guida di un resoconto etnografico. Un saggio sull’antropologia della comunicazione urbana che dimostra il forte legame che unisce una metropoli, che può essere São Paolo come una qualsiasi altra capitale mondiale, a un remoto villaggio Bororo. Comunicazione che nell’era digitale diventa subito connessione. Trasformazione. Evoluzione. E tutto a una velocità che non smette di sorprendere, esattamente come lo studio antropologico ma non antropocentrico condotto anche da Canevacci in Terra Brasilis.


Articolo originale qui



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“L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano” di Francesco Gnerre (Rogas Edizioni, 2018)

03 mercoledì Ott 2018

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FrancescoGnerre, Leroenegato, recensione, RogasEdizioni, saggio

Francesco Gnerre è cresciuto in una piccola comunità nella quale «l’omosessualità semplicemente non esisteva», ovvero ci si riferiva a essa solo attraverso «qualche vago accenno offensivo e denigratorio».
L’offesa che vuol diventare “semplice” presa in giro nella certezza che se la comunità e la Chiesa la pensano allo stesso modo allora si è per forza dalla parte giusta. Ed è il diverso, l’altro che proprio in quanto tale “deve” aspettarsi un simile trattamento.
Il problema è che questa mentalità non riguarda solo le piccole comunità del Sud Italia e non riguarda solo l’epoca della giovinezza dell’autore.

Gnerre, giovane adolescente alle prese con i primi innamoramenti, non trovando nella sua comunità punti di riferimento, prova a cercarli nei libri. Così scavando, spulciando, leggendo trova ciò che cercava ma non la risposta a tante, troppe domande. Perché questi amori vivono clandestini? Perché sono circondati da un alone di peccaminoso?
La lotta all’omofobia è ancora agli inizi ma l’autore ha sempre trovato conforto nel leggere «certi libri», un aiuto per difendersi «dalle offese della vita».

Nel nostro Paese il lungo e difficile cammino verso «la legittimazione di comportamenti di tipo omosessuale» è stato molto più lento che altrove e «non può dirsi ancora del tutto compiuto». La posizione rigida della Chiesa cattolica certamente ha contribuito e, per certi versi, complicato il tutto. L’atteggiamento del fascismo che ha sempre «propagandato una virilità eterosessuale» è noto a tutti e l’inclinazione al confino è proseguita anche oltre il regime. Ma la loro parte l’hanno fatta anche i comunisti, almeno fino agli anni Settanta, i quali hanno considerato l’omosessualità una «degenerazione borghese». E ancora oggi di certo non basta l’approvazione di una legge che legittima le unioni civili tra persone dello stesso sesso «per rimuovere gli strati di menzogna e le zone di silenzio che hanno accompagnato per secoli ogni comportamento legato all’omosessualità».

Anche la letteratura raramente ha osato rappresentare amori omosessuali, e quando qualche scrittore lo ha fatto «ha dovuto farei i conti con enormi e spesso insormontabili problemi di censura o di autocensura», o con un indifferente silenzio, caratteristica anche della critica letteraria, «spesso più oltraggioso della stessa condanna».

Un libro, L’eroe negato di Francesco Gnerre, una sorta di canovaccio che l’autore modifica e accresce di pari passo alle esperienze di vita e alle letture e ricerche effettuate, che mai si sono arrestate da quando era ancora solo un ragazzo. Pubblicato prima nel 1981, poi nel 2000 con Baldini Castoldi e nel 2018 con Rogas Edizioni, il suo testo non vuole assolutamente essere o diventare un catalogo degli autori omosessuali del Novecento italiano, piuttosto una sorta di enciclopedia, di approfondimento sul tema dell’omosessualità nella letteratura del ‘900, studiata attraverso gli autori e le loro opere. Che può rappresentare anche una base di partenza e di conoscenza per meglio apprendere l’evoluzione e le caratteristiche della produzione letteraria del nuovo Millennio che affronta il medesimo tema.

Se, infatti, dal punto di vista sociale e civico l’Italia è sempre stata e lo è tuttora indietro rispetto ad altre nazioni, a livello di rappresentazione letteraria «c’è stata una vera e propria rottura col passato, il clima è totalmente mutato».
La letteratura che ha testimoniato e accompagnato la trasformazione sociale e culturale dell’ultimo secolo, «dalla paura dell’omosessualità a una sua sostanziale accettazione», pone oggi nuove domande. Continuando a mettere in discussione norme e valori codificati e a «sperimentare, attraverso la scrittura, nuovi modi di vivere i rapporti umani».


Articolo originale qui


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“La forza della necessità. Antologia del radicalismo inglese dei secoli XVIII e XIX” di Mauro Cotone (Rogas Edizioni, 2017)

31 martedì Ott 2017

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Laforzadellanecessita, MauroCotone, Occidente, recensione, RogasEdizioni, saggio

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forza della necessità

Pubblicato con Rogas Edizioni La forza della necessità di Mauro Cotone si presenta proprio come una classica antologia. Dopo la prefazione, curata Adolfo Noto, e una introduzione al periodo storico il testo è strutturato in capitoli, ognuno dei quali dedicato a un singolo autore. L’idea è quella di ripercorrere, attraverso le singole elaborazioni, il pensiero e i movimenti che hanno portato, più o meno pacificamente, alla nascita del radicalismo sociale. Tesi e proposte che «esulino dall’ambito agrario» e che spazino «dalle esigenze del movimento femminile, fino alla condanna dello schiavismo, per arrivare persino alla semplificazione linguistica».

Leggendo il testo di Cotone si ripercorre mentalmente tutta la storia delle travagliate lotte, giurisdizionali e sociali, combattute dalle popolazioni per vedere riconosciuti i propri diritti. I medesimi che oggi, purtroppo, vengono dati per scontati, accantonati o non giustamente considerati.

La forza della necessità, pur trattando argomenti che facilmente possono risultare tediosi o ostici per il grande pubblico, risulta ben strutturato, chiaro e interessante. In diversi punti la narrazione si fa talmente sublime che il lettore quasi dimentica di stare leggendo. Gli sembra di trovarsi in un’aula accademica e di stare ascoltando una lezione o una conferenza sul tema dello «sviluppo di alcune linee di pensiero politico che cominceranno così a definirsi e a essere definite ‘democratiche’».

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