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Irma Loredana Galgano

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Sesso e pregiudizi: normalizziamo ciò che è normale. Intervista a Rosa Montero

18 martedì Lug 2017

Posted by Irma Loredana Galgano in Interviste

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Incarneecuore, intervista, Lacarne, romanzo, RosaMontero, Salani

Sesso e pregiudizi: normalizziamo ciò che è normale. Intervista a Rosa Montero

Il sesso e le donne, di qualunque età. I pregiudizi duri da scalfire riguardo il comportamento da tenere. Uscire dagli schemi e infrangere le regole di una società, purtroppo, ancora molto maschilista genera il rischio di essere etichettate come “maledette” o “maledettamente perdute”.

Magari oggi si corre meno il rischio di venire rinchiuse in ospedali psichiatrici ma finire nella gogna della cerchia dei conoscenti oppure quella mediatica se si è un nome in vista… beh bisogna ammettere, sempre purtroppo, che può e succede davvero.

Ne abbiamo parlato in un’intervista con Rosa Montero, autrice di In carne e cuore, edito da Salani nella traduzione di Michela Finassi Parolo.

Ne La carne, uscito in Italia come In carne e cuore, si racconta la vita della protagonista ma anche quella degli scrittori, definiti “maledetti”, protagonisti a loro volta della mostra organizzata dalla stessa Soledad. Uscire dagli schemi e osare uno stile di vita diverso comporta il rischio di venire etichettati male in qualunque epoca e società?

Senza dubbio. Male e, soprattutto, si viene presi per pazzi. Nel corso del tempo, molti dissidenti sono stati rinchiusi in ospedali psichiatrici. Questo è successo soprattutto alle donne. Molte donne ribelli sono finite in qualche reparto psichiatrico e questo romanzo ne presenta un esempio con Josefina Aznarez…. Soledad si guarda nelle storie degli scrittori maledetti come chi si guarda allo specchio, perché, per ragioni che non possiamo rivelare e raccontate nel romanzo, nonostante sia una donna affermata sul lavoro, colta e intelligente, si è sempre sentita sul punto di essere emarginata socialmente, sul punto di essere esclusa. Quando, all’inizio del romanzo, Soledad definisce cosa significa per lei essere un personaggio maledetto, apparentemente parla della mostra che sta allestendo, ma in realtà fornisce una definizione di sé.

Ma i tormenti affrontati da Soledad non riguardano soltanto il suo essere in società, quanto piuttosto il suo relazionarsi con il tempo che passa inesorabile e con gli effetti e le conseguenze di ciò. Secondo lei quante cinquantenni vivono in silenzio più o meno le stesse sensazioni della protagonista del libro?

Hahaha, non solo le persone di cinquanta o sessant’anni, no. È proprio questo il supplizio generale, è proprio questa la tragedia dell’essere umano, che viene al mondo pieno di voglia di vivere, con un “IO” immenso che riempie ogni cosa, e che il tempo passi invece così in fretta e ci conduca alla morte. Al nulla, che è impensabile. Si comincia a invecchiare in culla. Questo romanzo tratta del passare del tempo, ciò che ci rende tempo e di come il tempo ci fa e ci disfa, perché vivere è dissolversi poco a poco nel tempo, e questo comincia già nell’infanzia, come ho detto…

Ecco perché ho avuto la soddisfazione di verificare che questo romanzo è letto da uomini e donne di tutte le età, e ci sono ragazzi e ragazze trentenni che si identificano con Soledad.

Sesso e pregiudizi: normalizziamo ciò che è normale. Intervista a Rosa Montero

Il desiderio di avere ancora una vita sessuale attiva a una “certa età” e di mantenere un aspetto gradevole oltre i fatidici “anta” perché, secondo lei, facilmente viene indicato come sconveniente e/o volgare al punto che le donne mature si vedono presto etichettate gergalmente MILF (Mother I’d Like to Fuck)?

Beh, anche se il maschilismo è diminuito molto in Occidente stiamo ancora vivendo in società molto sessiste, senza dubbio. E dalla donna ancora si esige di più (soprattutto in ciò che riguarda il fisico) rispetto agli uomini, sebbene ci sia sempre meno disparità.

Mi sorprende molto il fatto che l’avere una vita sessualmente attiva a una certa età risulti ancora scioccante. Non ho mai voluto scrivere un romanzo sul sesso di una donna di sessant’anni, ma volevo parlare di sesso e basta. Il sesso a sessant’anni mi sembra di una normalità assoluta.

Può, secondo lei, incidere su questo un retaggio culturale di influenza anche religiosa duro da scalfire che vuole la donna, maggiormente se madre, “angelo del focolare”? Lo stesso titolo del suo libro (La carne) che in Italia diventa In carne e cuore sembrerebbe un tentativo di alleggerire l’aspetto carnale appunto della vicenda.

Sì, credo che l’influenza religiosa sia un carico retrogrado nello sviluppo delle donne. Quanto al cambiamento di titolo, il mio editore mi ha detto che c’era già un romanzo dal titolo La carne, ecco perché abbiamo cambiato. Il pensiero della donna destinata a essere “angelo del focolare” mi sembra così datato e obsoleto che mi viene da ridere.

Molto clamore ha fatto la notizia non tanto della sua elezione alla Presidenza di Francia quanto il fatto che Emmanuel Macron avesse al suo fianco una compagna molto più grande, anagraficamente parlando. Si è letto e ascoltato di tutto su questo, compreso che fosse una cosa normalissima. È evidente che così non è altrimenti non ci sarebbe stato tutto l’interesse che invece c’è stato. Perché la coppia Macron-Trogneux è stata una “notizia”?

Anche in questo caso si tratta di una questione di pregiudizio maschilista. Nessuno parla della coppia formata da Trump e sua moglie, anche se la differenza di età è più grande rispetto a quella tra Trogneux e Macron. Insomma, vige il pregiudizio, il pregiudizio rende ciechi, perché in realtà ci sono sempre state le donne con uomini più giovani, sempre, in tutti i secoli. Anche la regina Vittoria d’Inghilterra, che era l’esempio massimo del puritanesimo del XIX secolo, ebbe per molti anni un amante più giovane di lei, Mr.Brown. C’è sempre stato questo tipo di coppie, ma per il pregiudizio sessista imperante sono rimaste in generale segrete, clandestine. Ora cominciano a normalizzarsi e a venire alla luce, come nel caso di Macron.

Sesso e pregiudizi: normalizziamo ciò che è normale. Intervista a Rosa Montero

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Riguardo la protagonista del suo libro invece qual è stata l’osservazione o la critica che più l’ha impressionata?

Hahaha, non leggo mai le recensioni, ma quello che mi più ha colpito è stato il fatto che cinque o sei volte i giornalisti mi hanno detto che era molto coraggioso affrontare il tema tabù dei rapporti sessuali nelle donne di sessant’anni, quando, insisto, l’idea di parlare di questo tema non è mi è mai passata per la testa. Ho voluto parlare di sesso e basta; che poi la protagonista abbia sessant’anni mi sembra una cosa normalissima, sono circondata da uomini e donne che cercano di fare l’amore il più possibile, come tutti. Non è mica come noi donne che ci disattiviamo sessualmente a una determinata età, ai cinquanta o cinquantatré anni! Nessuno dice a Richard Gere: quello che mi piace di te è che hai il coraggio di rompere il tabù del sesso negli uomini di 67 anni con donne di 37 anni più giovani, hahahaha… insomma, è questo il punto. Normalizziamo quello che è normale, per favore.


Per la traduzione dell’intervista dallo spagnolo, si ringrazia Monica R. Bedana.

Per la prima foto, copyright: Nathalia Bariani.

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© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

Quando basta una spilla per travolgere il destino. “L’uroboro di corallo” di Rosalba Perrotta (Salani, 2017)

18 giovedì Mag 2017

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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EstEuropa, Luroborodicorallo, recensione, romanzo, RosalbaPerrotta, Salani, Sicilia

Quando basta una spilla per travolgere il destino. “L'uroboro di corallo” di Rosalba Perrotta

Nessuno, per quanto lo speri, si aspetta che davvero da un momento all’altro la propria vita venga stravolta da un’inattesa eredità. Eppure è quanto accade alla protagonista de L’uroboro di corallo di Rosalba Perrotta, edito da Salani. Un libro senza dubbio alcuno al femminile e una scrittura “rotonda”, calda e avvolgente. Tutti i personaggi principali del romanzo sono donne ma è l’universo femminile nella sua complessa immensità a essere narrato dall’autrice. Dall’annientamento in cui volutamente si celano alcune donne all’esuberante intraprendenza di altre, dal rigore imposto da alcune culture all’ansia di emancipazione e libertà di altre ancora. Nonché della lotta interiore prima che esteriore di chi si ritrova in bilico tra i due mondi e, pur essendo attratta dall’essere “continentale”, con estrema difficoltà riesce a liberarsi dalle briglie della chiusura “isolana”.

L’eredità di cui si racconta ne L’uroboro di corallo non è di quelle che fanno schizzare alle stelle il conto in banca; è piuttosto paragonabile a un’antica cassapanca, carica di errori e memorie, che prima o poi, volenti o nolenti, bisogna spalancare. Per poter fare i conti con se stessi prima ancora che con il proprio destino. Se poi a questo carico già pesante aggiungiamo un palazzetto da sistemare e ridestinare e un gioiello dal potenziale potere magico, allora la vicenda si complica e si infittisce. È esattamente quel che ha fatto l’autrice, scegliendo di aggiungere carne sul fuoco a ogni passaggio al punto che, in alcuni momenti, il lettore teme si possa bruciare tutto da un momento all’altro.

Anastasia è nata e cresciuta in Sicilia, a Catania. Allevata da una madre fedelissima al rispetto della tradizione e dei ruoli sociali ben distinti di uomo e di donna. Anastasia è nata e cresciuta in Sicilia, a Catania, allevata da una madre fedelissima al rispetto della tradizione e dei ruoli sociali ben distinti di uomo e di donna. Avvezza alla critica spietata di qualsivoglia atteggiamento o dicitura potesse illudere la figlia che fosse possibile vivere, vestire e pensare in maniera diversa da come erano abituate a fare.

Quando basta una spilla per travolgere il destino. “L'uroboro di corallo” di Rosalba Perrotta

Anastasia scopre tardi e in maniera del tutto casuale che le affermazioni di sua madre erano viziate dalla paura del giudizio e del pregiudizio. Il giro di boa può essere indicato nell’incontro con le cugine al momento della spartizione dell’eredità della compagna del nonno, quando per la prima volta Anastasia vede la spilla di corallo a forma di uroboro, quel gioiello che cambierà e stravolgerà la sua esistenza.

Tra personaggi reali e apparizioni immaginarie, racconti di vita e fantasie oniriche o deliranti la Perrotta racconta la storia di Anastasia e dell’intera famiglia Buonincontro, di Catania e della Sicilia; narra la vicenda di Helena Kazalauskiené, fisioterapista di origini lituane trasferitasi sull’isola per seguire il nonno di Anastasia, comune a tante ragazze immigrate dai paesi dell’Est Europa o da altri continenti, le quali se riescono a evitare schiavismo e prostituzione restano per la gran parte vittime della gabbia del pregiudizio. E lo fa con un registro narrativo lento, a tratti ripetitivo, ma utile per rendere più inciso il narrato, come una pennellata ripetuta più volte per rimarcare un colore ben definito. Nel caso del libro della Perrotta sono i sentimenti a essere maggiormente delineati, le delusioni come le speranze, gli sfarfallii dell’amore come i crampi dell’abbandono, la gioia della condivisione e il rancore dell’invidia. Delle donne soprattutto. Gli uomini restano nell’ombra, quasi una sorta di ologrammi necessari ma non rilevanti. E lo stesso può dirsi di Catania e della Sicilia tutta, un fondale che resta per l’intero romanzo un mero sottofondo.

Quando basta una spilla per travolgere il destino. “L'uroboro di corallo” di Rosalba Perrotta

Un libro interessante, L’uroboro di corallo di Rosalba Perrotta che è riuscita a conciliare nella scrittura serietà e ilarità, realtà e fantasia, constatazione e provocazione senza eccessi, evitando al contempo di precipitare nella banalità e portando all’attenzione dei suoi lettori un buon romanzo contemporaneo.

http://www.sulromanzo.it/blog/quando-basta-una-spilla-per-travolgere-il-destino-l-uroboro-di-corallo-di-rosalba-perrotta

© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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