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È innegabile che, dopo la strage al Bataclan, siamo scesi in guerra.
Ma chi è il nostro nemico? Qual è il suo scopo? E quello di chi lo combatte? Come si vince la guerra contro il terrorismo? Quali sono i principali errori commessi dall’Occidente? Domande che è opportuno porsi e risposte che potrebbero anche lasciare increduli o irritare ma che è giusto conoscere.
Terrore e idiozia. Tutti i nostri errori contro il terrorismo islamista esce domani, 11 dicembre, per Mondadori, scritto a quattro mani da Franco Cardini, docente di Storia Medievale alla Scuola Normale di Pisa, saggista e studioso dei rapporti tra il mondo cristiano euromediterraneo e l’Islam, e da Marina Montesano, docente di Storia Medievale all’Università di Messina, studiosa di storia della cultura medievale e dei contatti tra Oriente e Occidente letti attraverso le fonti della storia delle crociate e del pellegrinaggio.
Poche settimane di lavoro sono bastate a Franco Cardini e Marina Montesano per raccogliere e riunire per iscritto tutti gli errori commessi e le idiozie pensate o dette riguardo quanto sta accadendo e rischia di trascinare tutti nell’ennesima carneficina voluta dagli uomini per “salvare il mondo (occidentale) e condurlo alla pace”.
Proprio di tali errori abbiamo parlato con Franco Cardini, in quest’intervista rilasciata in anteprima a Sul Romanzo, pochi giorni prima dell’uscita di Terrore e idiozia. Tutti i nostri errori contro il terrorismo islamista.
Fin dal titolo, una presa di posizione molto netta. Quali sono le idiozie e gli errori più comuni e pericolosi che l’Occidente sta commettendo nei confronti del terrorismo islamista?
Ve ne sono di più tipi. C’è quella dei politici e dei capi di Stato ad esempio, che in linea di massima fingono di non capire, o non capiscono, che siamo davanti a un movimento politico, che è quello jihadista, che non ha nulla di religioso a parte qualche slogan, che vuole l’unione di tutti i musulmani per combattere l’Occidente.
Ci troviamo dinanzi a un postulato ideologico che sembra fatto apposta per attaccare un ambiente che si sta proletarizzando. L’Islam conta un miliardo e seicento milioni di persone, la maggior parte delle quali appartiene a ceti sociali bassi, sia culturalmente sia economicamente, ma che comunque guardano allo sviluppo europeo. Che hanno presente, seppur in modo molto schematico, le ragioni per cui il mondo occidentale è diventato ricco e si è diffuso con la sua potenza, non soltanto per la forza delle sue invenzioni e delle sue scoperte, ma anche per il sistema coloniale, che è stato un sistema di sfruttamento.
Difronte a questa realtà non si può reagire combattendola come fosse uno sbocco di violenza irrazionale, non si riuscirà a vincere con gli aerei, con i droni o con le truppe di terra.
Perché secondo lei si continuano a impiegare questi metodi indicandoli come risolutivi?
Le potenze occidentali e anche il mondo musulmano alleato delle prime, soprattutto le monarchie del golfo Persico e della penisola arabica, non riescono a mettersi d’accordo. Questo sarebbe già un elemento di stupidità se non venisse anche il sospetto, e nel libro si parla pure di questo, che in realtà non si combatte questo nemico perché tutto sommato non è tale ma fa comodo a qualcuno.
Da un lato c’è la difficoltà dei politici, il loro impantanarsi in dichiarazioni di guerra totale al fenomeno jihadista, che appaiono molto ferme ma non lo sono affatto. Ricordiamo che la coalizione contro il cosiddetto Stato Islamico non è invenzione recente, non è nata dopo l’attentato di Parigi del 13 novembre, è in piedi da un anno e mezzo.
Così una coalizione composta dalle principali potenze occidentali, inclusi noi anche se siamo il fanalino di coda, dai Paesi arabi-musulmani (Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Egitto…), compresi Paesi musulmani che non sono arabi, come la Turchia, non ha fatto niente se non impantanarsi in questioni particolari come il caso della Siria.
Cos’è successo in realtà in Siria?
Intorno alla questione siriana è sorta una ferocissima polemica soprattutto in merito al fatto che il presidente Assad resti in carica o si ritiri. Quanto accaduto è dovuto alla grave mancanza di previdenza e intelligenza dei politici… Assad aveva proposto da tempo una riforma costituzionale in Siria che avrebbe portato alle elezioni sulla base di un pluripartitismo. Ebbene la sua proposta non è stata accettata, le potenze occidentali l’hanno ritenuta strumentale e demagogica, quando in realtà sarebbe stato un modo per pacificare, almeno temporaneamente, il Paese e andare a libere elezioni. Ora la Siria è inquinata da forze jihadiste aderenti all’ISIS che hanno in pratica fagocitato tutte le altre formazioni anti-Assad.
Qual è stato il ruolo, se ne hanno avuto uno, dei media internazionali?
I media continuano a non informarci correttamente, parlando un linguaggio per un verso allarmistico e per un altro molto generico. Lasciano intendere che tutto l’Islam è pericoloso, il che non ha il minimo fondamento.
Nel mondo islamico ci sono continue lotte: quelle tra i gruppi religiosi, gli sciiti e i sunniti, e poi tra Stati musulmani, che spesso non si limitano all’aspetto politico diventando veri e propri scontri militari.
I nostri mass media continuano a non informarci di tutto ciò, mostrando invece una sorta di colata lavica che sta avanzando e che può travolgere l’Occidente. Sembra tutto studiato per generare in noi apprensione, disorientamento, per indurci ad azioni inconsulte. E a ben riflettere ciò è proprio quello che vogliono le centrali terroristiche. Se ci lasciamo terrorizzare facciamo il loro gioco. Non capire una cosa così semplice è da idioti.
In quest’ottica, come valuta la reazione del governo francese ai recenti attentati che hanno colpito Parigi?
Lascia senza parole la reazione inconsulta del presidente Hollande. Se ne capisce purtroppo la logica politica ma questa è un’aggravante.
Non si reagisce a una cosa grave come quelle accaduta in territorio francese, fatta da cittadini francesi o belgi che tali restano anche se di fede musulmana, con un’azione unilaterale di bombardamento indiscriminato su un centro urbano, anche se poi hanno sostenuto di aver ucciso solo terroristi, non si capisce bene sulla base di quali fonti o risultanze.
Bombardando un centro urbano non si uccidono solo militari (i terroristi si comportano come tali) ma anche la popolazione civile. Ora noi non siamo in guerra con Raqqa, una città che dipende formalmente dal governo iracheno, un Paese alleato, amico. Noi italiani stiamo addestrando l’esercito e la polizia iracheni. Raqqa è occupata dalle forze dello Stato Islamico, tenuta in ostaggio da una banda di briganti, e non si possono bombardare dei civili che oltretutto sono già delle vittime.
Hollande è presidente di un Paese, la Francia, che fa parte dell’ONU e dell’Unione europea e non può procedere unilateralmente solo sulla base di un bisogno di fare una rappresaglia che, se proprio la vogliamo chiamare col suo nome, è una vendetta, consumata però ai danni di persone del tutto innocenti rispetto a quello che è successo a Parigi.
Quali saranno le dirette conseguenze di queste azioni?
Regalare simpatie al Califfo. Mettiamoci nei panni di una persona a cui sono stati ammazzati dei famigliari a causa dei bombardamenti fatti dall’aviazione di un Paese che sostiene di essere nemico dello Stato Islamico. Le simpatie dei superstiti penderanno sempre più per il Califfo, e ciò è proprio quello che lui vuole.
Prima ha parlato delle influenze della disinformazione. Queste, unitamente alle azioni dei governi, quanto vanno a incidere sull’opinione pubblica?
Non si può spargere disordine, paura indiscriminata, apprensione. È un’idiozia. Equivale a fare il gioco dei terroristi.
Gli operai musulmani picchiati, le facciate delle moschee sporcate con sangue di maiale, le famiglie che rivendicano la tradizione del presepe in odio ai bambini musulmani… Io sono invecchiato sentendo la storia, che annualmente si ripete, di qualche famiglia che protesta per il presepe nella scuola, ma a ben guardare è sempre stato uno scontro tra italiani, i musulmani non hanno mai detto nulla in proposito.
L’Islam considera Gesù un grande profeta e ha una forte venerazione per la Madonna. I musulmani non hanno alcun preconcetto, sono alcuni italiani che portano avanti campagne per una scuola laica o, per contro, azioni motivate dall’intenzione di ferire l’altro che deve essere un nemico per principio.
Come si combatte il terrorismo?
Senza dubbio c’è un pericolo ma, da che mondo è mondo, il terrorismo non lo si batte con i bombardamenti. Lo si fa con l’intelligence, con l’infiltrazione, individuando i centri terroristici, distruggendo alle radici le ragioni per cui qualcuno potrebbe decidere di andare a fare il terrorista.
Ci sono ragazzi che vanno a fare i soldati col Califfo che sono stati allevati da noi, con i nostri valori… sono drogati, spaesati, marginalizzati, si può dire tutto ma bisogna pur chiedersi perché a un certo punto la nostra società li delude talmente da spingerli a unirsi a una banda di tagliatori di teste.
Il Califfo è un nemico che si riuscirà a sconfiggere?
Si riuscirà a batterlo. Insomma il Califfo ha una cinquantina di migliaia di persone al suo seguito, non di più. Certo sono ben armati, sono ben addestrati e bisogna interrogarsi su chi gli dà i soldi per finanziarsi.
Una delle ragioni per cui i turchi hanno abbattuto l’aereo russo sembra riconducibile al fatto che la Russia fosse sul punto di bombardare un convoglio di petrolio pompato dal Califfo che si stava dirigendo verso la Turchia.
In una situazione internazionale come la nostra, nella quale ogni cosa è costantemente monitorata, tutti i movimenti di conti, anche di importo non particolarmente rilevante, sono controllati, ebbene in questo sistema dovremmo credere al racconto che non si riesce a individuare la fonte finanziaria alla quale attinge il Califfo?
C’è chi teme che nei prossimi decenni vi sarà una lenta e inesorabile islamizzazione del continente europeo. Che cosa ne pensa e cosa direbbe ai sostenitori di questa ipotesi?
Noi cristiani d’Europa, pur non avendo una forte identità religiosa, siamo cinquecento milioni di persone abbastanza ricche nel complesso, o comunque in rapporto alla media islamica. I musulmani che per il momento sono tra noi, considerando quelli che arrivano e quelli che si convertono, ammontano circa a una decina di milioni di persone in tutta Europa. Quelli che paventano queste teorie qualche calcolo lo hanno mai fatto?
Inoltre bisognerebbe chiedersi: con quali strumenti ci convertirebbero? Io vedo le moschee che sono molto modeste, spesso non gliele facciamo neanche aprire. I loro giornali sono altrettanto modesti. Non hanno un’università…
Capirei che qualcuno avesse paura di essere colonizzato dai protestanti, che hanno moltissimi mezzi. Dagli ebrei, che sono pochi ma hanno molti mezzi e sono molto colti. Io non ho mai visto alcun accenno di colonizzazione da parte degli islamici.
Ritornando alla Turchia, lei ritiene possa essere visto come un Paese-ponte fra Occidente e Oriente oppure un tentativo mal riuscito di integrazione di un territorio di pace fra Cristianesimo e Islam?
La Turchia è un Paese che si è fortemente occidentalizzato, anche in maniera autoritaria. Già nell’Ottocento scelte fatte da sultani andavano in questa direzione, poi c’è stata una grande rivoluzione europeizzatrice condotta da Mustafa Kemal Atatürk.
In questo momento c’è una situazione di reflusso e anche di simpatie islamistiche, per un verso di volontà di riforma nei confronti delle tradizioni musulmane e per l’altro proprio di inclinazioni a favore dello Stato Islamico.
Erdogan, che certo non nutre simpatia verso l’IS, è un politico che ha ricevuto vantaggi dal cauto ritorno a una condizione nella quale la fede islamica ha più peso rispetto al passato. In questo momento, non ha più tanto interesse a entrare in Europa come un tempo. Le sue richieste furono bocciate e gli fu addirittura chiesto di condurre delle prove di lealismo verso l’Europa. Noi abbiamo abolito la pena di morte mentre in Turchia ancora c’è, però l’UE si sente parte dell’Occidente e noi sappiamo che Paesi occidentali mantengono la pena di morte, gli Stati Uniti d’America, per esempio, dove viene applicata piuttosto spesso. Per cui si poteva anche venire incontro a questo processo di europeizzazione della Turchia, che era sincero. Non lo è altrettanto adesso, perché il clima è cambiato.
Erdogan ora ha altre possibilità: ha davanti a sé il mondo musulmano in crescita, è diventato, insieme ad altri Stati quali l’Egitto e l’Arabia Saudita, uno dei principali Paesi musulmani sunniti del mondo, ha davanti a sé anche la possibilità di attrarre Paesi musulmani sunniti del centro dell’Asia che hanno una forte componente etnica turca. Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan… grandi produttori di petrolio e di materie prime, verso i quali Erdogan sta facendo una politica di fratellanza etnica volta alla creazione di un potenziale mercato comune. Ovvio poi che ciò lo mette in rotta di collisione con la Russia, ma questi due Paesi sono geo-politicamente destinati a essere nemici.
In questa fase, a Erdogan l’Europa sta stretta, magari è interessato a rimanere nella NATO che attualmente è un’organizzazione paralizzata da una buona dose di ambiguità nei confronti dello Stato Islamico.
La Francia tende a risolvere principalmente la questione siriana eliminando Assad, altri Paesi NATO non sono dello stesso avviso, molti Stati membri ritengono che tra l’IS e alcuni Paesi arabi nostri alleati ci siano dei rapporti. Non si osa dire che c’è un rapporto di amicizia, di collaborazione o di complicità ma questo è nelle cose perché molto probabilmente tra la compagine dello Stato Islamico e quella dell’Arabia Saudita, del Qatar e della stessa Turchia ci sono delle relazioni anche a livello governativo.
Lo stiamo vedendo: se i Paesi occidentali della Nato lo volessero davvero, il Califfo sarebbe spazzato via in pochi giorni.
Cosa andrebbe fatto?
Tanto per cominciare ci vorrebbe una campagna di terra. E proprio su questa gli Stati membri non trovano un accordo.
Erdogan sostiene che sarebbe pronto a farla. Noi sappiamo perché la vuol fare: il suo esercito passerebbe dalla Siria e dal Kurdistan, sistemerebbe secondo gli interessi turchi questi Paesi e poi arriverebbe al Califfo e, a quel punto, chissà cosa farebbe. Naturalmente non possiamo permettere che ciò accada. D’altra parte non si può attaccare il Califfo se non con forze musulmane sunnite, perché questi tiene a presentarsi come il più puro rappresentante dell’Islam sunnita. Attaccandolo con un esercito di soldati musulmani sunniti si dimostra al mondo islamico che non è lui il puro rappresentante dell’Islam sunnita.
Il fatto è che queste forze musulmane noi non le abbiamo e Erdogan non vuole mettercele a disposizione, lo stesso vale per il presidente egiziano. Inoltre sono pochissime. Il Maghreb africano non si vuole impegnare. E allora noi con chi la vogliamo fare questa campagna di terra contro il Califfo? Con gli occidentali che lui chiama crociati? Oppure con gli iraniani? È proprio quello che il Califfo vuole. Essere attaccato dagli occidentali e dagli iraniani per dimostrare all’Islam sunnita che lui è il miglior sunnita del mondo, il più degno di esserne il capo, attaccato dai crociati cristiani e dagli eretici sciiti iraniani.
E le campagne aeree?
Batterlo solo per via aerea non è possibile, in quanto le forze del Califfo non sono tante e per poter attaccare efficacemente un’armata militare piccola in un territorio enorme bisogna prima farla concentrare e per fare ciò occorre un’azione di terra. Altrimenti si uccidono solo dei civili inermi, come è già accaduto e sta ancora accadendo purtroppo in Afghanistan.
Il Califfo, evidentemente, ha forti intelligenze in molti Paesi dell’Occidente e dell’Islam sunnita. Per questo continua a sopravvivere. Costituisce di sicuro un pericolo nel vicino Oriente ma va fatto un discorso diverso, in quanto il Califfo non organizza direttamente attacchi terroristici che invece partono da cellule autonome. Se poi queste forze autonome lavorano nella sua direzione e fanno attacchi terroristici efficaci il Califfo se ne appropria, ci mette il suo marchio, come un franchising, dando così l’idea di avere una forza territoriale nel vicino Oriente compatta e un’altra terroristica diffusa in Europa. Ma si tratta solo di un errore visuale ottico.
Eppure è proprio questo errore ottico a spaventare maggiormente l’Occidente. Perché?
È un altro esempio di idiozia il non capire la trappola mediatica nella quale entriamo quando crediamo che il Califfo sia il grande burattinaio del terrorismo europeo.
Il Califfo semplicemente si serve di un terrorismo europeo che è endemico, spontaneo, indipendente da lui che non ci mette un soldo, non ci mette nemmeno uno dei suoi uomini, non fa progetti, lascia che questo terrorismo generi da solo e chiaramente sta riuscendo nel suo intento.
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