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A novembre 2016 esce con Newton Compton Un giorno a Napoli con San Gennaro di Maurizio Ponticello che ha al suo attivo numerosi libri che parlano della sua città. Anche questa volta, come le altre, l’autore riesce a stupire il lettore presentando un testo che si inquadra con difficoltà in un solo genere. Non è un’agiografia in senso classico, non è un testo storico e neanche una guida ma un ibrido, esattamente come il protagonista.
Il vescovo di Benevento è il “meno santo” pur essendo il più venerato, la sua effige è la meno rappresentata nelle edicole votive pur essendo egli il più “glocal” con milioni di fedeli sparsi per tutti e cinque i continenti.
Nella città della Sirena, che «è mezza in tutte le sue espressioni», sacro e profano non sono divisi ma convivono, «in particolar modo per tutto ciò che concerne san Gennaro». Il culto del santo e la passione per il miracolo della liquefazione del sangue sono talmente legati alla terra che li ha originati che, paradossalmente, «per assistere a una festa d’altri tempi bisogna volare negli Stati Uniti, dove quasi tutto è rimasto congelato agli anni delle prime generazioni». Napoli sta cambiando, o meglio i napoletani lo stanno facendo e Ponticello teme si possa arrivare velocemente al de profundis del «calo affettivo» evidente anche nel brusco ridimensionamento dei nati Gennaro. Scampoli di identità partenopea perduti forse per sempre proprio nell’era in cui il santo ha fatto breccia nel digitale con una app che permette ai fedeli di accendere un virtuale cero votivo a tempo.
Nell’immaginario collettivo «Gennaro appartiene alla terra che l’ha adottato» e per l’autore le celebrazioni del santo «sortiscono l’effetto di risvegliare il senso di comunità quale antidoto allo sradicamento imposto dalla società». Il santo si pone così oltre gli schieramenti religiosi e il “vero miracolo” che compie va ricercato «nella funzione che egli assume di gonfalone e collante che mette insieme miseria e nobiltà». Un culto fortemente sentito e seguito quello per il vescovo di Benevento, una fede che travalica il confine religioso e si mescola al quotidiano, sprofonda nelle viscere di una città che è da sempre emblema della passione, della carnalità, del trasporto… e per questo ripetutamente attaccata, facile bersaglio di chi vuol ridurre il tutto a pura “sceneggiata”.
Maurizio Ponticello combatte da anni, con i suoi libri e le sue conoscenze, per sfatare i luoghi comuni, abbattere i muri del pregiudizio, rinnegare le leggende metropolitane e ridare valore alla storia vera, alle narrazioni con fondamento, alle tradizioni che hanno reso unico e immortale il capoluogo partenopeo. Una città che lo stesso Ponticello ha definito “cassa di risonanza”. Quello che vi succede in realtà accade ogni giorno ovunque ma un evento a Napoli viene subito amplificato e così gli stereotipi si saldano e il pregiudizio pure.
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Leggendo Un giorno a Napoli con san Gennaro colpiscono la dicitura iniziale (“Questo libro non è stato sottoposto a censura preventiva”) e i ringraziamenti finali, in particolare quelli che Ponticello riserva a Napoli (“senza questa città il mondo sarebbe molto più povero”). Un museo a cielo aperto che non smette mai di meravigliare. Con i suoi problemi, certo. Con le sue bellezze, fuor di dubbio. Evitando la censura preventiva l’autore ha potuto raccontare ciò che altrove viene taciuto, perché ritenuto scomodo o sconveniente. Il quadro che ne emerge non è solo più realistico e credibile ma anche più interessante. La volutamente incompleta bibliografia di riferimento pubblicata a margine del testo già da sola basterebbe a rendere l’idea del lavoro enorme compiuto da Ponticello per creare la sua opera, ma chi ha il piacere di leggere il testo per intero può comprendere fino in fondo la portata di un simile lavoro. Testi sempre più rari, purtroppo, e anche per questo maggiormente apprezzati da chi riesce a coglierne fino in fondo l’essenza e l’esigenza.
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Quanto è importante conoscere tradizioni e cultura? Quanto è necessario studiare e approfondire per portare la conoscenza verso la verità documentata? Se conosciamo il passato riusciamo a meglio comprendere il presente? Quale sarà il futuro del nostro passato? L’originalità della cultura partenopea è motivo di vanto o di vergogna? Maurizio Ponticello in Un giorno a Napoli con san Gennaro, come in altre sue opere, dimostra di avere ben chiare in mente le risposte a questi interrogativi ma è straordinario quanto riesca a profondere le sue idee e le sue riflessioni senza mai invadere le libertà, soprattutto di pensiero, di chi legge le sue parole. L’autore accompagna chi legge in un cammino di conoscenza e gli lascia al contempo piena libertà, gli mostra il volto reale dei fatti e degli accadimenti ma evita giudizi e pregiudizi, in coerenza perfetta con il suo pensiero.
(Fonte Biografia Autore www.newtoncompton.com)
Source: Si ringrazia Maurizio Ponticello per la disponibilità e il materiale
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