Il Servizio Sanitario Nazionale Britannico, stando alle dichiarazioni rilasciate dal tory Lord Maurice Saatchi a The Telegraph, avrebbe deciso di ridurre i fondi per le cure anticancro, escludendo dal rimborso una dozzina di farmaci potenzialmente salvavita. A essere interessati dall’eventuale taglio sarebbero i farmaci più innovativi che ancora non hanno ricevuto l’approvazione del Nice, l’equivalente della nostra Agenzia del Farmaco, finanziati attraverso il Cancer Drugs Fund, il fondo stanziato dal Governo inglese proprio per le cure in attesa di approvazione o rifiutate perché il costo è troppo elevato per la loro efficacia.
Lord Maurice Saatchi, vedovo della scrittrice Josephine Hart, deceduta a causa di una tumore nel 2011, sostiene che «si tratta di cure che offrono un’ultima possibilità di allungare la vita a pazienti con patologie molto diffuse, come lo sono il tumore al seno, alla prostata o all’intestino. Il Fondo offre loro una possibilità, una speranza. I tagli creeranno ansia in migliaia di persone che già soffrono per la malattia». Il sito de The Telegraph pubblica per esteso l’elenco dei farmaci che non saranno più rimborsati, all’incirca la metà dei 25 finanziati.
Se dovesse avere seguito, questa sarà certamente una scelta politica che troverà pochi consensi e molti malumori in considerazione anche dell’elevato numero di cittadini inglesi affetti da neoplasie, purtroppo. Situazione non molto dissimile da quella italiana, dove, secondo i dati forniti dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), ogni giorno si scoprono 1.000 nuovi casi di cancro. Circa 365.000 persone che ogni anno, per ogni giorno si ritrovano a dover affrontare una dura sfida che li porterà allo sconforto, nella paura più buia, che genererà in loro sentimenti contrastanti e nella quotidiana lotta per la sopravvivenza lo Stato dovrebbe loro spianare la strada almeno per ciò che riguarda assistenza medica, sanitaria e terapeutica lasciandoli così liberi di affrontare i propri tormenti e trovare la forza di andare avanti, comunque. E invece anche in Italia da tempo si discute dell’elevato costo delle terapie e del timore che presto non si riesca più a garantire per tutti i malati un’assistenza sanitaria gratuita e in parte è già così.
Secondo i ricercatori dell’Institute for Healthcare Informatics entro il 2017 l’oncologia rappresenterà la prima voce di spesa farmacologica nei Paesi industrializzati.
Ricercatori statunitensi e italiani concordano nel sostenere che occorre una riorganizzazione delle linee guida ospedaliere, una riduzione degli sprechi e un’ottimizzazione generale per evitare che alla fine gli esosi costi ricadano sui malati.
Siti di Medicina Naturale e Alternativa però mettono l’accento sulla scarsa considerazione data dai Governi, compreso quello italiano, alle cure ‘alternative’ messe appunto da ricercatori «osteggiati dalla medicina ufficiale». L’elenco proposto è molto lungo e vario ed effettivamente scorrendolo si realizza la quasi totale assenza di diffusione e comunicazione in merito e forse andrebbe messa in conto anche questa opzione, ovvero la possibilità di portare avanti una ricerca staccata dalle grandi multinazionali del farmaco e che magari afferisca direttamente allo Stato.
https://luciogiordano.wordpress.com/2015/01/15/gran-bretagna-cure-anticancro-troppo-costose-bisogna-ridurre-la-spesa-pubblica/
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