È arrivato anche in Italia il libro-evento che ha scosso l’America: Dopo, della statunitense Koethi Zan, pubblicato dalla casa editrice Longanesi nella versione tradotta dalla lingua inglese da Annamaria Biavasco e Valentina Guani. Dopo mostra al lettore una problematica sociale purtroppo sempre attuale, da un’angolazione del tutto particolare.
L’io narrante è Sarah, una ragazza che abita in una casa normale, conduce una vita normale, appartiene a una famiglia normale, eppure trascorre il suo tempo in compagnia della sua migliore amica,Jennifer, a stilare la lista dei mai, da cui il titolo originale del libro (The Never List), ovvero l’elenco delle cose da non fare assolutamente per non mettersi in pericolo. Le due ragazze passano gran parte della loro adolescenza a studiare le statistiche su incidenti, malattie, calamità in modo da essere preparate al meglio per affrontare quella che credono sarà l’esperienza più pericolosa della loro vita: il trasferimento al campus universitario, dove ben presto scopriranno i limiti della loro lista: «Per noi il male era una cieca eventualità statistica, non un nemico che potesse deliberatamente perseguitarci».
Come si riesce a superare un trauma che ti accompagna e ti perseguita esattamente come il male che ti è entrato nel cervello per anni? «Il primo giorno nello scantinato fu senza dubbio il più duro, anche se Jack non scese nemmeno una volta. Dovevo cercare di orientarmi in una vita senza più punti di riferimento». Sindrome di Stoccolma, attacchi di panico, claustrofobia, agorafobia, comportamenti ossessivo-compulsivi… Sarah, Tracy e Christine cercano disperatamente di andare avanti sapendo di poter contare solo su stesse. «Curiosità professionale travestita da coinvolgimento emotivo», definisce Sarah il morboso bisogno di ficcanasare, da parte, praticamente, di tutti (psichiatri, psicologi, cronisti, curiosi), nei meandri e negli abissi più profondi del loro dolore, per conoscere ogni minimo dettaglio della loro tragedia; per capire, giudicare e sentenziare il loro responso.
«Dunque era di questo che si occupavano i grandi studiosi. Se ne stavano lì seduti a cercare di capire se in un modo o nell’altro te l’eri andata a cercare. Non avevano nessuna intenzione di colpevolizzarti, per carità: volevano semplicemente capire quali imprudenze avevi commesso, che passi falsi avevi fatto perché il mondo ti crollasse addosso. […] Non si rendeva conto a quali estremi eravamo arrivate io e Jennifer per cercare di difenderci dai pericoli. Eppure, era successo proprio a noi».
Come si fa a superare un’esperienza talmente traumatica che non solo ti è entrata dentro ma sembra addirittura aver modificato il tuo DNA?Sarah, Tracy e Christine sono arrivate a odiarsi, prima di realizzare di provare questi sentimenti perché in fondo ancora vittime del loro carnefice, anche a distanza di dieci anni, perché lui, Jack, non le ha semplicemente violentate; non le ha solo torturate, ma le ha fatte regredire a uno stato che Sarah definisce “bestiale”. «La mia incapacità di superare il passato mi limitava nel rapporto con gli altri. Era come se il mio mondo si fosse ristretto, lasciando spazio soltanto a me».
Solo arrivate all’epilogo della vicenda le tre ragazze scopriranno i motivi e il legame che unisce Jack a Noah e allora capiranno il perché di tanti risvolti bui del passato, ma anche del presente. Alle torture sommeranno le perversioni, agli studi di psichiatria le letture erotiche, al dolore l’incredulità: «Dieci anni prima, quando finalmente ero riuscita a scappare, avevo pensato che non sarei mai più stata infelice. Non poteva esserci spazio per l’infelicità, una volta tornata libera. Perché, allora, non riuscivo a trovare la pace? Cosa mi mancava?»
Sarah aveva sempre pensato che per lei era stato tutto molto più difficile che per le altre perché su di lei gravava la responsabilità di quanto accaduto a Jennifer. Solo alla fine realizza quanto, in realtà, sia stata dura anche per Tracy e Christine, oltre che per Adele,Helen, Jenny, per le altre 54 ragazze rapite da Jack, per le tante ragazze rapite da Noah e per… Jennifer e Sylvia. Non riusciva a capacitarsi, Sarah, di come fosse stato possibile che quest’ultima avesse acconsentito volontariamente a unirsi in matrimonio con Jack Derber, in carcere a scontare una condanna terribile e lei, fedele alla sua religione e al suo credo, si fosse invaghita di lui al punto da voler diventare sua moglie.
Attanagliata dal suo immenso dolore Sarah non riusciva a immaginarsi un inferno peggiore di quello vissuto in prima persona, non riusciva a farlo perché non aveva indagato sulla storia di Sylvia, ancora non aveva seguito la pista indicata da Adele, e non aveva incontrato Noah. E ritrovato il corpo di Jennifer. Quanto può entrare nel tuo essere il male e cambiarlo, quanto può agire in profondità la tortura sul tuo corpo e quanto sulla tua anima? Rivedendo Jennifer, Sarah se ne farà una triste idea.
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