Patrizia Debicke, fiorentina di nascita, francese d’adozione, lussemburghese per residenza, ha sperimentato diverse esperienze lavorative e imprenditoriali prima di passare alla scrittura e all’insegnamento. Al suo lavoro di redattore e collaboratore editoriale aggiunge infatti quello di docente di scrittura e relatore per conferenze storiche del FAI. È autrice di romanzi, gialli, thriller e thriller storici d’avventura. Nel corso della nona edizione del Premio Europa, a Pisa, ha ricevuto il premio alla carriera per lanarrativa gialla e noir al femminile. Le abbiamo rivolto alcune domande sul romanzo storico chiedendole anche qualche consiglio pratico indirizzato a chi vuole avvicinare la sua scrittura a questo genere letterario.
Rileggere la storia in chiave letteraria è un’operazione antica di almeno due secoli, se vogliamo considerare Scott come il capostipite del genere definito “romanzo storico”. Molto spesso ne viene fuori un lavoro critico, altre volte narrativo-divulgativo. Nei suoi romanzi aggiunge l’ingrediente della suspense facendoli diventare thriller storici d’avventura. Perché?
Perché? Potrei dire, ed è tutto vero, perché mi piace l’intrigo e, per esempio, nel Rinascimento le spy story sembravano all’ordine del giorno. Poi la Storia è un buon veicolo per affrontare altre tematiche, quali il fanatismo che è la mia bestia nera. E perché sono dotata di intelligenza laterale che mi fa sempre cercare un percorso più complesso per arrivare al punto (anche se, purtroppo, non all’altezza del leutnant Julius von Hertestein, l’eroe del mio ultimo romanzo La Sentinella del Papa; francamente mi secca doverlo ammettere). In realtà forse la risposta più giusta è che mi piacciono molto sia la Storia che l’avventura, ma visto che per ora è impossibile usare la macchina del tempo e non sarebbe sempre facile o di tutto riposo vivere delle avventure in diretta, ho scelto di costruirle a tavolino, di viverle e farle vivere sulla carta; insomma di farmi l’artefice di thriller storici d’avventura.
Come nasce un romanzo storico e cosa lo differenzia maggiormente dagli altri generi letterari?
Un romanzo storico nasce dall’obbligatoria conoscenza della Storia e degli usi e costumi di quell’epoca da parte di chi si accinge a scriverlo. Poi bisogna impegnarsi a far correre la storia tra rigidi binari preordinati, onde evitare il “deragliamento”. L’amico e grande scrittore Marco Buticchi cita sempre il centurione con al polso l’orologio nel film in costume del ventennio fascistaScipione l’Africano (1937), per segnalare a gran voce cosa non si deve assolutamente fare. Comunque tutti possiamo incappare in errori, magari involontari come quando, in fase di edizione, corressi nel mio testo La Gemma del cardinale: la regina Elisabetta I; togliendo il I (che stava per prima) perché allora la famosa regina vergine si chiamava semplicemente Elisabetta). Beh, zac!: fu trasformato istantaneamente dall’ultimo revisore delle bozze della casa editrice in Elisabetta II. Oddio, sono certa che l’attuale grandissima monarca inglese sarebbe pronta ad affrontare allegramente oltre 600 anni di vita… ma l’errore ci fu. Dicevo, prima conoscere bene la storia, ma avere poi anche l’accortezza e l’umiltà di mettere da parte i mesi di minuziose ricerche, di caccia al particolare e trasformare il tutto in un bel fondale dove il romanzo corre e costringe il lettore a girare le pagine per arrivare alla fine e scoprire… Leggete per credere! E far muovere e parlare sempre protagonisti e comprimari in modo plausibile. Soprattutto se ci si vuol servire di personaggi realmente esistiti. Rifarsi al loro vissuto, che si può sempre interpretare, considerando che stiamo scrivendo una fiction e non un saggio storico, ma non stravolgere. E quindi, a mio vedere, ciò che differenzia maggiormente lo storico d’avventura dagli altri generi sono il tempo e la fatica necessari per arrivare alla definitiva stesura della trama e alla sua ambientazione.
Patrizia Debicke è scrittore, storico, collaboratore editoriale, critico, docente di scrittura nonché membro di giuria in premi letterari: che consiglio si sente di dare a un giovane scrittore che si accinge a scrivere il suo primo romanzo storico?
Di non farlo! O di trasferirsi in Inghilterra o negli Stati Uniti. Il mercato italiano non funziona. Tra poco si arriverà al pessimo risultato che ci saranno più scrittori che lettori; ma a parte questa valutazione, se qualcuno vuole veramente provare, consiglio di rileggersi le mie risposte alla seconda domanda e queste poche idee che seguono:la costruzione sarà quella di un romanzo tradizionale. Un inizio che porta a una fine, di solito preordinata. Una scaletta e un elenco dei personaggi sono assolutamente necessari. Talvolta qualcuno dei personaggi prende spazio e si impone… D’accordo! Ma evitare sempre gli eccessi e i tempi morti. Tagliare senza pietà. È indispensabile mantenere un ritmo vivace che incuriosisca il lettore. Curare l’incipit che per qualunque romanzo è il must, la presentazione di quanto seguirà. Il lettore si conquista nelle prime pagine. L’incipit va pensato, costruito e curato al massimo. In un romanzo storico l’ideale sarebbe fargli fare subito un tuffo nel passato.Gli snodi narrativi stanno all’autore. Si può adottare un percorso lineare, saltare da un protagonista all’altro, servirsi di flash-back.I protagonisti andrebbero decisi dall’inizio, regalando loro carattere e vita propria. Per ciascuno annotare abitudini, caratteristiche fisiche, pregi e difetti. Suggerisco di scrivere sempre tutto e tenerlo a portata di mano. Troppo spesso mi succede di leggere che un personaggio cambia colore degli occhi tra il primo e il tredicesimo capitolo. Le lenti a contatto colorate non c’erano… e via discorrendo. Il lavoro da fare è lungo.
Sta lavorando a qualche progetto in particolare in questo periodo?
Ho appena consegnato il secondo giallo storico che ha come interprete La Sentinella del Papa; sto correggendo alcuni racconti lunghi di ambientazione storica e vorrei riprendere in mano e rivedere un romanzo storico che ho nel cassetto. Un progetto attuale. Poi articoli, recensioni eccetera. Non mi faccio mancare nulla!
http://www.sulromanzo.it/blog/sul-romanzo-storico-intervista-a-patrizia-debicke-van-der-noot
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