L’eredità medicea, il nuovo romanzo storico di Patrizia Debicke ambientato nella Firenze della prima metà del 1500, è uscito lo scorso dicembre 2015 per Parallelo45 Edizioni. Inserito nella collana Secondo Millennio, per tutte le sue circa trecento pagine racconta dell’assassinio di Alessandro de’ Medici, della nomina del suo successore Cosimo, delle indagini per smascherare l’esecutore del delitto e soprattutto per trovare il mandante, ma offre anche, grazie all’abilità descrittiva che è propria dell’autrice, uno sguardo d’insieme sulla vita degli uomini e delle donne di quel periodo storico, il corteggiamento e gli amori, ufficiali o clandestini, gli accordi e gli affari, le eredità da dirimere e dietro ogni cosa gli intrighi e le congiure che scorrono attraverso le stanze di palazzi e castelli, ben celati come i numerosi passaggi segreti propri di queste architetture.
«Mi avevano riportato le sue farneticazioni. Parevano deliri di un ubriaco da non prendere sul serio… E invece! Qualcuno gli ha prestato il coraggio? Qualcuno che ha fatto tesoro della sua scempiaggine e si è servito di lui». L’uso attento di parole e termini, le descrizioni brevi di ambienti e personaggi, la grande attenzione ai dialoghi e alle espressioni tipiche del periodo storico fanno sì che il lettore si immerga nella scena descritta fin dalle prime battute e vi resti piacevolmente imprigionato al punto che, sospendendo la lettura, provi quasi un senso di smarrimento realizzando di trovarsi nel XXI e non nel XVI secolo.
«Richiuse il libricino e fece per riappoggiarlo, ma Angela si mosse bruscamente e glielo face cadere tra le coltri. Si spalancò impudico a rivelare i caratteri eretti e precisi che si allineavano sul frontespizio del primo foglio. Gli unici non di sua mano e la memoria lo colpì improvvisa come uno schiaffo». Come in altri passaggi del libro, la Debicke fa un uso ripetuto della personificazione, accostando e raffrontando la virilità e al contempo la sensibilità dell’essere uomo con la tenerezza e il dolore dei ricordi.
Alessandro Vitelli, comandante in capo dell’esercito imperiale a Firenze e garante del ducato, vigila e coordina le indagini sull’assassinio di Alessandro de’ Medici; lui che «biasimava l’assassino ma non piangeva il morto» era costretto a lavorare circondato dai sospetti, in un clima teso originato dal fatto che ognuno continuava a chiedersi chi potesse essere l’artefice del delitto e soprattutto di chi potersi veramente fidare.Investigazioni basate sull’intuito, sul sospetto e su qualche rara testimonianza diretta o indiretta in un tempo in cui non esistevano supporti tecnici, tecnologici o scientifici e bisognava affidarsi al proprio fiuto, alle parole di qualche informatore, testimone, spia o traditore… ma dove alla fin fine il tutto era mosso dall’impiego dei sensi della vista e dell’udito.
Come in altri suoi libri, anche ne L’eredità medicea Patrizia Debicke racconta di uomini possenti e valorosi, combattenti impavidi frutto di una formazione attenta e scelte personali determinate, ma anche della selezione naturale che allora, molto più di adesso, era spietata. Di uomini travolti dalla passione e dall’amore, vero e profondo, per la propria donna, lasciando in ombra i “cattivi”, quelli che non amano che se stessi, che maltrattano e sfruttano i più deboli e le donne. Una scelta che a tratti sembra voler essere un buon auspicio, in considerazione anche del fatto che la violenza di genere, ancora oggi, è un problema tutt’altro che risolto.
Diversi sono i passaggi del testo della Debicke nei quali si ritrovano elementi che accomunano il mondo contemporaneo alla Firenze medicea e all’Italia tutta di quel periodo. Non di poco conto l’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato, nelle contese dinastiche, nella vita civile della popolazione e di chi la governa, negli intrighi di palazzo, ricatti e delitti. E l’atteggiamento di nobili e amministratori che hanno una considerazione del popolo che di certo non li nobilita. «Tanti anni fa Basilio, indovino e matematico greco, gli ha fatto l’oroscopo. Gli ha predetto una favolosa eredità che doveva condurlo a un futuro di gloria. Renderemo pubblico quell’oroscopo. Gioverà. Il popolino si aspetta che le profezie si avverino».
L’eredità medicea è un romanzo storico di genere giallo ma è anche un libro grazie al quale la Debicke invita il lettore a riflessioni forti, a volte amare sulla società, sulla sua stratificazione e sull’importanza o meno della spiritualità che sempre più spesso si ritrova negli spazi remoti, su eremi isolati e lontani da tutto. Elementi che concorrono a lasciare nel lettore una valida eredità,non solo medicea.
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