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Carla Vistarini ha costruito la sua carriera modulando termini e parole al pari di quanto i musicisti fanno con le note e la melodia che ne è scaturita ha sempre conquistato il pubblico. In effetti è proprio dalla musica che parte la sua preparazione e il suo esordio artistico, ma questa volta ha scelto di ‘parlare’ direttamente al suo pubblico e lo ha fatto con un romanzo intenso, profondo, contemporaneo. Un libro che cattura fin dalle prime pagine per la veridicità dei personaggi, per il loro essere parte di una società spietata, pronta a toglierti tutto, a inaridirti anche l’anima, esattamente come quella attuale, reale. Il tutto narrato con una prosa diretta, lineare.

La Vistarini, dopo aver scritto canzoni per i big della musica italiana, programmi per la televisione, testi per il teatro, a settembre 2014 pubblica con la Corbaccio Se ho paura prendimi per mano dimostrando ancora una volta le sue capacità di scrittura e confermando che il mestiere di scrivere per raggiungere il suo intento ha bisogno sempre di quella spinta profonda che viene dal cuore.

Hai costruito la tua carriera scrivendo parole, frasi, intere canzoni che, al pari di una poesia, raggiungessero il cuore e l’anima di chi le ascoltava e hai lasciato che fossero altri a intonarne la melodia e trasmetterle al pubblico. Questa volta invece hai scelto di scrivere parole e frasi indirizzate direttamente al lettore. Se ho paura prendimi per mano edito da Corbaccio è un romanzo dove scegli di affrontare temi forti e al contempo delicati: l’innocenza e la corruzione. Perché?

«La lunga crisi che stiamo vivendo ha mostrato senza pietà  la ferocia e l’indifferenza in cui un’intera società può precipitare quando si perde l’idea stessa di innocenza, di rinascita, di speranza. C’è un cinismo diffuso in giro, demolitore di fiducia e di purezza,  e tanta sete di potere, tanta avidità.    Il meglio della natura umana rischia a ogni istante di essere corrotto  dal Male che assume forme sempre più insidiose. Nei romanzi di una volta il Cattivo aveva un nome e cognome, era un  personaggio riconoscibile, oggi il Male, complici le difficoltà oggettive nelle quali ci dibattiamo, assume forme impreviste, nascondendosi non di rado dietro volti rispettabili e addirittura dietro  istituzioni dalle intenzioni di facciata più o meno benemerite. Insomma, tutto è più sfumato e ingannevole.  Se ho paura prendimi per mano mi ha permesso di raccontare queste due realtà, il Bene e il Male, contrapponendole con chiarezza, in una storia di innocenza e corruzione, dove un piccolo Eroe, Smilzo, ultimo fra gli ultimi, combatte i Mostri della cupidigia e della crudeltà  in uno scontro frontale da cui dipende la sopravvivenza del Bene, rappresentato dalla vita di una piccola bambina di 3 anni appena, sola al mondo e preda di oscure trame.»

La storia, assolutamente attuale, racconta dell’aridità dei sentimenti che la società contemporanea addirittura sembra esigere da chi la vuol ‘conquistare’. Ma la vera conquista del protagonista poi, in realtà, sarà un’altra…

«Il  senzatetto protagonista, insieme alla bambina, del romanzo, è un uomo solo, sconfitto anche se ancora giovane, ha solo 35 anni. Vive sotto i ponti, in una ‘suite di cartone, come la chiama lui. Prima del tracollo economico e  sociale di cui è stato vittima, era  un uomo ricco, smaliziato, analista finanziario gran maneggiatore di denaro proprio e altrui, travolto dalla crisi e da operazioni spregiudicate e azzardate. Dall’avere tutto al non avere nulla il passo è breve, ha scoperto Smilzo, che non ha più neanche un nome vero, o lo ha dimenticato.  Eppure stranamente questa sua condizione di assoluta emarginazione e solitudine lo ha reso un uomo in pace con se stesso, quasi sereno e pronto, quando si  ritrova tra i piedi qualcuno tanto più debole e più solo di lui, come la bambina, a farsene carico fino alle estreme conseguenze. Trova il riscatto della sua esistenza e una nuova vita, non solo metaforicamente.»

Sullo sfondo Roma, la città eterna col suo continuo andirivieni talmente caotico da sembrare quasi surreale. Una metropoli che toglie ma regala anche tanto e il protagonista lo impara sulla propria pelle.

«Roma credo stia vivendo un momento storico particolarissimo e feroce. La Grande Bellezza ha per contrappeso un disordine costante e all’apparenza irrecuperabile, un’idea di impunibilità dei comportamenti illegittimi e criminali, una zavorra di luoghi oscuri dove tra tenebre imperscrutabili pullulano esistenze, peccati e misteri insondabili. Qualcosa si è rotto nel meccanismo sociale e sopravvivere è questione di adattamento, buon senso, inventiva e incontri fortunati. Perché c’è sempre qualcuno che resta ‘buono’ nel mare in tempesta, e la fortuna sta nell’arte dell’incontro. E Smilzo si rivela  un maestro di quest’arte, trovando aiuto in personaggi come don Pietro, un prete pieno di dubbi ma pastore  indefesso di anime smarrite; o come il Professore, alle prese con i primi segni di un Alzheimer incipiente che affronta con un sorriso insieme al suo migliore amico il cagnolino Picchio; come Veronica, la ex-fidanzata; e tanti altri, “indimenticabili”, come i lettori mi dicono.»

Alcuni tratti del romanzo ricordano scene da spy story e thrillerd’azione ma poi l’intreccio e lo sviluppo della trama assumono presto i tratti di originalità che rendono Se ho paura prendimi per mano una storia molto più calata nella realtà di quanto possa sembrare. C’è un messaggio in particolare che speri raggiunga i lettori?

«Sì, ma prima ancora di qualsiasi messaggio, spero di avvincere il lettore con la forza del racconto in sé, e di conquistarlo. Lavorare con le parole delle canzoni, con quelle della satira, con i dialoghi di un testo teatrale e cinematografico, ti fa restare sempre con i piedi per terra, ovvero con la testa e il cuore al lettore. Scrivo storie per appassionare chi legge, come spero di restare appassionata io, da lettrice seriale quale sono, ogni volta che leggo i libri degli altri scrittori. Quindi: prima l’avventura, i colpi di scena, la trama, i personaggi. E poi, ma solo tra le righe, tra una lacrima di commozione e una risata, tra una battuta e uno snodo imprevisto, ecco lo spunto di riflessione, l’affacciarsi di un dubbio, sociale o etico. Ho cercato di sussurrare qualcos’altro, qualcosa in più, all’orecchio del lettore. Soprattutto la voglia di non arrendersi, e l’idea che in ogni essere umano, a scavare bene,  c’è sempre qualcosa di buono. Anche se cadiamo in basso, come succede a Smilzo nel romanzo, la possibilità di riscatto è a portata di mano, basta coglierla e lottare fino in fondo per realizzarla.»

https://luciogiordano.wordpress.com/2015/02/09/se-ho-paura-prendimi-per-mano-intervista-a-carla-vistarini/

© 2015, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

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