Uscito con Longanesi, il saggio di Sergio Romano Trump e la fine dell’american dream sembra raccontare in realtà la fine delle speranze che il mondo occidentale per intero ha riposto nella più grande potenza mai esistita che non dei sogni degli stessi americani, da sempre parti opposte di una nazione al contempo «puritana e liberale, bigotta e spregiudicata, isolazionista e internazionalista, protezionista e liberoscambista».
Si è liberi di pensarla come si vuole ma resta il fatto che il neo-presidente degli Stati Uniti d’America è stato democraticamente eletto con un’elezione in cui a premiarlo è stato proprio l’elettorato, ovvero la parte reale dell’America, disseminata nei cinquanta stati tra praterie, deserti, città e campagne, centri e periferie… non solo geograficamente ma anche socio-culturalmente parlando. I suoi elettori lo hanno votato perché le sue dichiarazioni e le sue promesse «erano esattamente quelle che volevano sentire dal loro presidente».
Il saggio di Romano è una sorta di biografia non autorizzata di Donald Trump come personaggio pubblico attratto dalla politica, anche se restatone formalmente fuori fino al momento della candidatura a presidente. Un libro che ripercorre le tappe che lo hanno portato a diventare prima molto ricco poi molto famoso, poi ancora, credibile agli occhi di una gran fetta degli americani, visti i risultati delle elezioni presidenziali. La parte più interessante del testo, comunque, risulta essere Un proscritto europeo nel quale l’autore elenca una serie di «domande che gli europei dovrebbero fare a se stessi». Ad esempio la prima chiede se sia «ancora utile affidare la propria sicurezza a un consorzio militare in cui il principale socio è, dallo scorso novembre, un personaggio contraddittorio, stravagante e imprevedibile».
Interrogativi che, in realtà, bisognava porsi da tempo per eventi e situazioni che con Trump hanno trovato un più ampio margine di dibattito ed estensione ma che prima non erano di certo del tutto assenti. Romano stesso ammette che «esiste una stampa che ha rinunciato a qualsiasi pretesa di obiettività per scalzarlo dal potere», la medesima che in altri punti del libro definisce “la migliore americana”. Mezzi di informazione che hanno inevitabilmente influenzato gli altri nel resto del mondo. È lecito raccontare malefatte e cattive intenzioni ma quando si perde di obiettività non è mai un buon segno per la qualità e la credibilità stessa dell’informazione.
Alcuni esempi.
- La notizia più clamorosa del viaggio di Trump in Arabia Saudita fu la firma di impegni per la fornitura al Regno dei Saud di armi per la somma di 110 miliardi di dollari. Per correttezza andava sottolineato che «erano trattative avanzate durante la presidenza di Obama». Immediatamente divennero «un tassello della politica estera che il nuovo presidente avrebbe fatto nella regione». Se la trattativa si fosse conclusa durante la presidenza Obama avrebbe ingenerato lo stesso clamore mediatico?
- Grande eco ha suscitato anche la dichiarazione del presidente Trump di voler costruire un muro lungo la frontiera messicana per fermare gli ingressi irregolari. Poco risalto venne invece dato alla precisazione che, in realtà, il muro esisteva già dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Una sequenza di muri e recinti, fari e sensori. Trump voleva solo «che la cinta fosse completata a spese del Messico».
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Il saggio di Romano si presenta al lettore come un lungo articolo di giornale, un reportage di dati e fatti in cui spesso l’autore inserisce, come in un’antica tragedia, i suoi personali cori. Opinioni e considerazioni espresse secondo il suo personale gusto e la sua esperienza o formazione. Nella quasi totalità in opposizione alla figura, all’operato e alle dichiarazioni del presidente Trump.
Un saggio, Trump e la fine dell’american dream di Sergio Romano, che si rivela molto interessante soprattutto per le conclusioni cui l’autore giunge e vuol far giungere il lettore ne Un proscritto europeo. Nella volontà di guardare e far guardare oltre gli eventi e le semplici dichiarazioni, oltre l’informazione o la disinformazione. Nella speranza di raggiungere e coltivare un più elevato spirito critico, arma necessaria per contrastare l’avanzata non solo di singoli personaggi ambigui ma di intere potenze e organizzazioni.
Per la prima foto, copyright: Samantha Sophia.
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