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Luca Rastello, I buoni

A marzo di quest’anno Chiarelettere ha pubblicato la prima edizione de I buoni di Luca Rastello. Un romanzo che si impone nella mente del lettore fin dalle primissime battute: penetranti, intense, a volte ambigue e apparentemente incomprensibili. Va letto tutto, fino in fondo, va assimilato per poter essere davvero capito. Il registro utilizzato dall’autore è quello del linguaggio parlato e trattandosi di un misto di lingue, almeno all’inizio, c’è il rischio di perdersi nei meandri del percorso costruito ad arte da Rastello; percorso che condurrà il lettore fino alla riga più nascosta, lasciandolo poi libero di comprenderne il significato reso ormai evidente.

Nella prima parte l’autore ci porta a conoscere i posti più ignoti di una città che a noi sembra tanto lontana come le persone che la abitanoUn luogo accessibile solo agli autoctoni e agli operatori umanitari i quali, sotto l’egida del Cristianesimo, si spingono sempre più oltre nel loro cammino che dovrebbe condurli alla salvezza, non solo propria ma di tutte le anime incontrate, aiutate, soccorse, salvate. Già. Dovrebbe. Invece quello stesso mondo sotterraneo di malattie, di violenza, di soprusi, di aggressioni verbali e fisiche, di imbrogli, di ricatti… lo ritroviamo pari pari all’interno del palazzo di cristallo, la sede della ong internazionale di cui fanno parte i protagonisti, un colosso del volontariato umanitario, l’ennesimo fallimento della società occidentale moderna.

«Abbiamo bisogno di convivere con il male, fingendo di combatterlo, abbiamo bisogno di accettare un mondo inaccettabile che ci stritola, e abbiamo bisogno di abitarlo sotto anestesia». Si sa, lo sanno tutti ormai, che non è possibile credere veramente di salvare il mondo e i suoi abitanti con le donazioni, eppure è l’unica cosa che riscuote ancora successo. Ci sono quelli che pensano di lavarsi la coscienza donando uno, due, cinque, otto, dieci euro o anche di più, magari riuscendo a detrarre dalle tasse qualcosa, e quelli che spalancano le braccia a questi donatori famelici di riscatto, che si proclamano i salvatori delle anime perse. I moderni pastori che accolgono nel loro gregge i più bisognosi, a patto che i donatori non cessino mai di donare altrimenti non se ne fa più nulla.

«Lascialo stare, don Silvano. Lui si nutre del disperato bisogno di conciliazione che nasce dalle nostre vite in cattività. Lui è la forma del mondo com’è». Ed ecco che questo esercito di anime da salvare, da redimere, diventa una grossa opportunità di business, una macchina che macina soldi e potere. Andrea Vitaliano, operatore umanitario, e Mauro Bulgarelli, fotografo, iniziano la loro avventura incontrandosi nel Centro che accoglie i bambini di Singurei, vittime di un’epidemia assurda di AIDS che li ha colpiti tutti, proprio loro, figli di genitori sani. Il perché lo si comprende in seguito. Incontrano Aza nella città degli invisibili, piena di mondi sotterranei, dove lei è cresciuta e da dove ne è uscita, nonostante vi resti legata, come un bimbo alla madre attraverso il cordone ombelicale. Aza, Adrian, sua moglie e tutti gli altri… vite spezzate, stordite, bisognose di aiuto. Eppure, quando la ragazza arriva in Italia, sembra essere la più equilibrata all’interno del gruppo degli operatori della sede centrale dell’organizzazione di don Silvano.

Luca Rastello

Azalea, Aza oppure ancora Lea, a seconda di chi la chiama, in un batter d’occhio da profuga diventa un’opportunità per chi, anche inconsciamente, continua a pensare di essere parte del mondo dei giusti, dei forti, dei popoli evoluti… dei buoni. Nel libro di Rastello l’onere del riscatto se lo accolla per intero Adrian, ma nella vita reale sembra ancora che queste persone siano degli ingrati, dei ladri, degli assassini, dei drogati… i cattivi.

L’autore si sofferma anche nel racconto di tragici fatti di cronaca italiana che aiutano il lettore a mettere nella giusta prospettiva il mondo occidentale e i suoi abitanti. Anche Torino mostra i suoi cunicoli sotterranei, nascosti, con i suoi abitanti che brulicano e vivono all’ombra di un mondo che non sa fare di meglio che dimenticare, o fingere di ricordarli. «Le lacrime della città operaia per i suoi figli. Figli invisibili ormai. Forzati, oggi come trenta, quarant’anni fa a cercare, per quanto è possibile, spazi di umanità dentro i ritmi spietati della fabbrica».

I buoni di Luca Rastello è un profondo viaggio nei luoghi dell’Italia e della Romania di cui non si parla maiÈ il cammino attraverso il sentiero dell’ipocrisia del mondo. È il racconto di vite spezzate in nome di un Dio che nulla ha a che vedere con la religione e la spiritualità ma che si chiama potere.

http://www.sulromanzo.it/blog/i-buoni-di-luca-rastello

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