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Irma Loredana Galgano

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“Proiezioni. Una storia delle emozioni umane” di Karl Deisseroth

17 lunedì Ott 2022

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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BollatiBoringhieri, KarlDeisseroth, Proiezioni, recensione, saggio


La malattia mentale è una delle maggiori cause di sofferenza umana. Ma cosa provoca sentimenti intensi nella persona sana o malata? O, più direttamente, cosa sono in realtà quei sentimenti, in senso fisico, fino al livello delle cellule e delle loro connessioni?

Karl Deisseroth racconta casi clinici provenienti dalla sua esperienza di medico di psichiatria d’emergenza e li spiega alla luce di scoperte scientifiche ottenute da tecnologie inedite, che lui stesso a contribuito a sviluppare. 

Unendo in un unico racconto le intuizioni provenienti dall’impiego delle tecnologie, le storie dei suoi pazienti e la storia evolutiva dell’umanità, Deisseroth dipana la grande avventura delle emozioni umane. 

Proiezioni pone il lettore difronte all’essenziale bisogno di interrogarsi sulla condizione stessa di essere umano, sui sentimenti universali di perdita e dolore che scaturiscono dalle relazioni e sulle fratture profonde dei modi in cui possiamo percepire la realtà. 

Per Deisseroth, quando si tratta di descrivere l’esperienza interiore umana, la medicina e la scienza da sole si rivelano inadeguate, e dunque egli racconta alcune delle storie non dal punto di vista di un medico o di uno scienziato ma dalla prospettiva di un paziente. Le tre prospettive insieme riescono a inquadrare lo spazio concettuale necessario. 

Ognuna di queste prospettive agisce come una lente, focalizzata in modo diverso sul mistero della mente, fornendo una visione diversa della stessa scena. 

Nella malattia psichiatrica, l’organo di per sé non è danneggiato in un modo che si possa vedere. Il problema nasce dal suo processo di comunicazione nascosto. Non c’è niente che possiamo misurare, se non con le parole: la comunicazione del paziente e quella dello psichiatra. 

Tuttavia, sottolinea l’autore, per quanto complicato possa sembrare, il cervello umano è solo un ammasso di cellule come ogni altra parte del corpo umano. 

Come è stato necessario per il recente avanzamento di altri campi della biologia (come la biologia dello sviluppo, l’immunologia, …), anche per le neuroscienze si sarebbero dovuti trovare nuovi metodi che consentissero una comprensione più profonda, a livello cellulare, del funzionamento di un cervello intatto. 

Una delle prime tecnologie poste in essere nel laboratorio guidato da Deisseroth ha affrontato proprio questo limite: riuscire a causare o sopprimere una precisa attivazione in specifiche cellule. E si chiama la metodologia optogenetica. 

La scienza, sottolinea nel testo Deisseroth, proprio come le canzoni e la letteratura, è una forma di comunicazione umana, anche se si differenzia per il fatto che inizialmente sembra una conversazione che riguarda soltanto quella parte di esseri umani addestrati ad apprezzarne il pieno significato. Significato che viene dagli esseri umani ai quali gli scienziati immaginano di rivolgersi, con la consapevolezza che queste conversazioni non saranno a senso unico.

Una comunicazione che, esattamente come accade per le canzoni e la letteratura, abbraccia anche un aspetto che alberga appena sotto la superficie: parte di ciò che possiamo essere è essere violenti verso l’altro. 

Ci sono molti percorsi che portano alla violenza, con una complessità sociale che è fondamentale capire per Deisseroth. Allorquando la violenza è inflitta su esseri umani da esseri umani senza una ragione evidente, apparentemente come un atto fine a se stesso, non si può non porsi una domanda: siamo per natura buoni di cuore o peccatori originali?

In entrambi i casi l’autore ritiene necessario strutturare le società umane in modo che a nessun individuo venga mai data la totale fiducia né il pieno potere di agire, con controlli a tutti i livelli: personale, istituzionale e governativo. 

Alla sociopatia, o all’aggressività, sono stati collegati dei geni specifici, tra cui quelli che codificano per le proteine che elaborano neurotrasmettitori come la serotonina nella sinapsi. 

Le moderne neuroscienze hanno iniziato a individuare i circuiti neurali che sottostanno alla violenza diretta verso un altro membro della stessa specie. Il fatto quindi che gli individui possano essere istintivamente e potentemente alterati nella loro espressione della violenza solleva profonde questioni di filosofia morale. 

I ricercatori hanno fatto ricorso alla precisione dell’optogenica per bersagliare soltanto le cellule della VMHVL. La stimolazione di queste cellule con la luce ha suscitato una serie frenetica di atti di aggressione violenta.

Ma, precisa Deisseroth, con un impulso elettrico la violenza non può solo essere generata ma anche soppressa. 

E sono questi i punti da cui bisogna partire per indagare a fondo il fenomeno certo ma anche e soprattutto per sperare di creare una nuova società, con una cultura della nonviolenza. 

Proiezioni è il primo libro di Karl Deisseroth per il grande pubblico. In diversi passaggi infatti può anche sembrare troppo “tecnico” per un lettore generalista ma è grande l’abilità dell’autore di rendere poi complessivamente il libro fruibile, comprensibile e molto interessante per il lettore. Nonché di notevole importanza, per la tematica trattata, di grande impatto e valenza. 

Il libro

Karl Deisseroth, Proiezioni. Una storia delle emozioni umane, Bollati Boringhieri, Torino, 2022.

Traduzione di Giuliana Olivero dal titolo originale Projections. A Story of Human Emotions.

L’autore

Karl Deisseroth: professore di Bioingegneria e Psichiatria alla Stanford University, dove insegna e dirige il corso di laurea in Bioingegneria, e cura pazienti con disturbi dell’umore e autismo.


Articolo disponibile anche qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Bollati Boringhieri per la disponibilità e il materiale.

Disclosure: Per le immagini, tranne la copertina del libro, credits www.pixabay.com


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© 2022, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).

“Perché fidarsi della scienza?”

14 domenica Nov 2021

Posted by Irma Loredana Galgano in Recensioni

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BollatiBoringhieri, NaomiOreskes, Perchéfidarsidellascienza, recensione, saggio

La scienza ha sempre ragione? No.

E allora perché fidarsi della scienza?

La domanda, soprattutto di recente, in tanti se la sono posta. Molti, purtroppo, hanno trovato una facile risposta avallando le tesi di coloro che Oreskes chiama «mercanti di dubbi». Ovvero coloro i quali portano avanti, con ogni mezzo, la strategia di creare l’impressione che la scienza coinvolta nelle varie questioni sia instabile e che i relativi temi scientifici rimangano giustamente oggetto di contestazione. 

Per farlo si ricorre spesso, anche in Italia accade, all’attacco personale rivolto a scienziati ed esperti, spostando in questo modo in secondo piano la scoperta o il lavoro scientifico. Un lavoro che può non essere perfetto, certo, ma che viene comunque sempre sottoposto a rigide e ripetute revisioni e condiviso all’interno di una comunità, quella scientifica appunto, dove dati, teorie, ipotesi, tesi e conclusioni vengono sviscerate e analizzate, controllate, criticate, condivise o rigettate. Il tutto poi va avanti, in genere, per lunghi e articolati periodi di tempo. 

Ma questo sembra non interessare i mercanti di dubbi, come anche i loro seguaci. A volte basta un commento sarcastico sull’esperto o sullo scienziato che ha avanzato una tesi più o meno distante dal mainstream affinché il tutto diventi e ingeneri solo una gran confusione.

È strumentale, voluto e pianificato: screditare gli scienziati per screditare la scienza. 

Come si può fidarsi di uno scienziato quando si ritiene di averlo facilmente e pubblicamente smentito? Oppure quando viene dimostrato che ha commesso un errore? Che ne ha commessi più d’uno?

Per Naomi Oreskes il problema è di facile soluzione: non bisogna fidarsi. Non bisogna mai fidarsi del singolo scienziato o esperto in maniera incondizionata. Proprio perché può sbagliare, oppure agire per interesse. Può succedere. E allora che fare? Anche per questo serve il curriculum e la valutazione dello stesso, oltre tutti i lavori svolti e i risultati ottenuti. 

Il punto focale è che la fiducia non deve essere riposta negli scienziati presi singolarmente ma nella scienza in quanto processo sociale, proprio perché garantisce il suo consenso solo dopo aver sottoposto le proprie tesi a uno scrutinio rigoroso e plurale. Perché anche nel momento di maggiore diffusione delle tesi più assurde e bizzarre, esisteva ed esiste una comunità scientifica che non offriva e non offre il suo consenso, mettendo in evidenza gli aspetti ideologici e gli interessi nascosti che si celano dietro quei risultati.

Perché dovremmo credere agli scienziati quando i nostri politici non lo fanno? È un altro degli interrogativi ricorrenti. Per rispondere a esso bisogna concentrarsi sui motivi per cui queste diverse categorie (scienziati e politici) svolgono il proprio lavoro, sullo scopo che vogliono raggiungere e gli interessi che devono perseguire. Per Oreskes non bisogna mai controbattere perché così facendo si finisce per ammettere che la contestazione esiste, è reale. Non bisogna mai rispondere al fuoco con il fuoco. Piuttosto spostare i termini del dibattito. E un modo utile per farlo è mettere in luce le motivazioni ideologiche ed economiche che spingono a negare la scienza, per dimostrare che quelle obiezioni non sono scientifiche, ma politiche. 

Più di una volta in Italia, nel corso della pandemia da Covid-19, ci si è trovati difronte all’apparente paradosso della incongruenza tra le conclusioni o le procedure suggerite da medici, virologi, scienziati e comitato tecnico scientifico e quelle che poi in realtà sono state le decisioni prese dai governi, quello precedente presieduto da Giuseppe Conte e quello attuale, presieduto da Mario Draghi. 

Il motivo di fondo alla base della distanza, per molti versi incolmabile, tra le opposte posizioni non è altro che da ricercarsi nel motivo che spinge quelle scelte. 

Ciò però, spesso, ingenera confusione nei cittadini. Come il tanto famigerato Certificato Verde – Green Pass. Che è una misura politica appunto, non un provvedimento sanitario di contenimento del virus. Questo per fare solo uno dei tanti esempi possibili.

La superiore affidabilità delle tesi scientifiche deriva, nella sua visione, dal processo sociale che le produce. Un processo che non è perfetto certo, come non lo è il metodo utilizzato (il metodo scientifico appunto). È necessario invece, sottolinea l’autrice, dare una immagine della scienza come attività comunitaria di esperti, che impiegano metodi diversi per raccogliere evidenza empirica e passano al vaglio le conclusioni che ne traggono. 

Con margini di errore certo, come qualsiasi altra attività umana, ma un’attività portata avanti con determinazione, conoscenza, competenza e abnegazione. Altrimenti non si riuscirebbero a spiegare i progressi, i successi, le scoperte, le invenzioni e le innovazioni… nonostante tutto.

Il libro

Naomi Oreskes, Perché fidarsi della scienza?, Bollati Boringhieri Editore, Torino, 2021.

Titolo originale: Why trust science?, Princeton University Press, Princeton – NJ, 2019.

Traduzione di Bianca Bertola.

L’autrice

Naomi Oreskes insegna Storia della Scienza e Scienze della Terra all’Università di Harvard. 

Ha lavorato come consulente per la United States Environmental Protection Agency e la US National Academy of Sciences. 

È nei consigli di amministrazione del National Center for Science Education e del Climate Science Legal Defense Fund.


Articolo disponibile anche qui


Source: Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Bollati Boringhieri Editore per la disponibilità e il materiale

Disclosure: Per le immagini, tranne la copertina del libro, credits www.pixabay.com


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