
L’affare Modigliani di Dania Mondini e Claudio Loiodice, edito da Chiarelettere in prima edizione a ottobre 2019, è una palese denuncia. Contro i troppi intrecci, misteri, errori, omissioni, leggerezze… che hanno ruotato e ruotano intorno alla figura dell’artista di origini livornesi.
Un libro scritto in “chiave criminologica”, una vera e propria inchiesta che, partendo da una ricostruzione geo-cronologica dei fatti, indaga a fondo sui particolari, sulle sviste, sui processi, le sentenze, le false certificazioni e gli alibi altrettanto dubbi che hanno caratterizzato questo vero e proprio business stimato dagli autori in almeno 11miliardi di euro. Cresciuto a dismisura proprio in seguito alla prematura scomparsa dell’artista le cui opere, prima vendute per mero bisogno di sussistenza, hanno poi visto lievitare il loro valore in maniera imponente. Lo stesso è accaduto per i tanti falsi in circolazione.
Sei sono i protagonisti principali della narrazione: Amedeo Modigliani e la sua compagna Jeanne Hébuterne, la loro figlia Jeanne e la nipote Laure, l’archivista piemontese Christian Parisot e “il tenace alfiere e cacciatore di falsi” Carlo Pepi. Sei personaggi principali intorno a cui si muovono tutta una serie di comparse su quello che gli autori hanno indicato e descritto come un immaginario palcoscenico sul quale si snoda l’intera vicenda ma, soprattutto, si consumano gli otto capitoli che vanno a comporre il libro. Otto capitoli per altrettante “scene del crimine”, minuziosamente descritte e analizzate, con precisi e definiti riferimenti al materiale cartaceo e non su cui gli autori si sono basati e che permane in loro possesso, a testimonianza e prova delle loro affermazioni.
Scopo del libro infatti non è solo la divulgazione della intera vicenda, ma una vera e propria denuncia di fatti criminali. Il testo contiene diverse ipotesi di reato. Le prime copie del libro sono state infatti consegnate alle procure competenti, in Italia e all’estero.
Cento anni di storia raccontati da Dania Mondini e Claudio Loiodice impiegando un registro narrativo molto rigoroso, forte, deciso e preciso. Affermazioni secche. Dichiarazioni che lasciano poco o nulla spazio a fraintendimenti. Esposizioni dei fatti e delle opinioni o testimonianze chiara e concisa.
Un rigore stilistico che non può non essere ricondotto al fine ultimo per cui il libro è stato scritto. Un atto di denuncia volto a ridare dignità all’artista Modigliani, al suo estro come al suo essere una persona che ha pensato fuori dagli schemi ma non per questo merita o ha meritato discredito.
“Anarchico, folle, violento, alcolizzato, drogato, attaccabrighe, dispotico, irascibile, puttaniere, irresponsabile, egocentrico” sono solo alcuni dei dispregiativi con i quali è passato alla storia “il più grande dei pittori italiani del Novecento”.
Un libro, L’affare Modigliani, scritto da Mondini e Loiodice anche per rivalutare e preservare l’immenso patrimonio culturale, artistico e architettonico dell’Italia, troppo spesso oggetto di interesse solo economico. Un patrimonio dal valore inestimabile che non può non aver attirato l’interesse anche dei corrotti e del malaffare.
Un testo molto interessante, quello scritto da Dania Mondini e Claudio Loiodice. Una lettura a tratti anche impegnativa, nei contenuti, ma sempre scorrevole e accattivante per lo stile di scrittura e lo studio della struttura dell’opera nel suo complesso, sicuramente oggetto di attento e preventivo interesse da parte degli stessi autori. Un libro che essi dedicano a Giordano Bruno, “eretico rivoluzionario” perché a volte è proprio nell’eresia la vera rivoluzione. Perché l’eresia non è ciò che non va detto, bensì ciò che non si vuole venga detto. In questo senso anche L’affare Modigliani è una vera e propria “eresia”.


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“Il Patto sporco” di Nino di Matteo e Saverio Lodato (Chiarelettere, 2018)
Immagine in evidenza: Amedeo Modigliani, Bambina in abito azzurro, 1918, Collezione privata Jonas Netter
© 2019, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano).
Queste storie scritte e raccontate dai due soci, come loro stessi, Loiodice e Mendini ,si definiscono, sono risapute da anni, distribuite a larghe mani dal loro mentore Restellini.
Sono i risvolti di una battaglia tendente a stabilire una titolarità per le autentiche delle opere di Modigliani.
I contendenti, Parisot e Restellini, sono stati e sono entrambi attenzionati, a volte assolti a volte condannati, dalla Giustizia in Italia, Francia, in alcuni altri paesi U.E oltre che recentemente in America.
Sono convinto che il Loiodice, dall’incerto italiano parlato e scritto e la signorina buongiorno della RAi , lei si laureata ma in Teologia non sono in possesso di titoli che li abilitano alla materia. Titoli che non possono neanche vantare i “suggeritori” di questa vicenda.
Io ho subito alcuni processi per il mio interessamento all’opera di Modigliani dai quali sono uscito innocente con formula piena. I due ignoranti perché ignorano sappiano, che con sentenza passata in giudicato emessa dalla Corte di Appello di Roma il 19\ 12 \ 2019, il sottoscritto È innocente e quanto da loro scritto e blaterato diventa materia penale.
Alle otto denunce di diffamazione di cui gode la coppia si è aggiunta anche la mia(i tempi di prescrizione partono dal momento che l’offeso viene a conoscenza del reato) e se ne aggiungerà una ogni qual volta che pronunzieranno il mio nome in maniera offensiva).
Concludendo: scritto scontato, di parte, calunnioso, strumento di un oscuro progetto già attenzionato dalla autorità giudiziaria.
L’AFFARE MODIGLIANI – Dichiarazione degli autori
Dania Mondini e Claudio Loiodice
16 settembre 2020 .
Oggi alle 13:07, il sig: Matteo Vignapiano, questa volta senza pseudonimo, personaggio a noi citato nel libro in merito al seqestro ella mostra i Palestrina ed ai conseguenti arresti, postava un commento sulla recensione fatta dalla dott. Irma Loredana Galgano.
Dato che non è nostra abitudine farci intimorire da querele temerarie e personaggi pregiudicati come Vignapiano, già condannato per ricettazione, continuiamo la nostra battaglia per la legalità.
Le informazioni citate nel nostro libro sono tratte da documenti ufficiali dei Carabinieri e del GIP di Roma, dai quali risulta che il medesimo Matteo Vignapiano, sia pregiudicato. Lo stesso è stato arrestato il 18/12/2012 insieme a Parisot con l’accusa di falso, truffa e ricettazione. Fatti da noi narrati da pag. da 63 a 70 de L’Affare Modigliani.
Per quanto riguarda le affermazioni diffamatorie nei nostri confronti, adiremo per via legale e non certamente innescando una sterile polemica con un personaggio noto alle cronache giudiziarie e con il quale non vogliamo ovviamente aver nulla a che fare. Lo invitiamo pertanto a fare lo stesso attendiamo la notifica della sua paventata querela, come le altre da lui citate mai al momento pervenute. Per dovere di cronaca e affinché il lettore stesso possa valutare al di là delle sentenze che Vignapiano afferma essere assolutorie, la personalità e la reputazione sua e dei suoi coimputati pubblichiamo di seguito stralci dei documenti originali in nostro possesso.
GIP
“Questo Gip condivide la preoccupazione del Pm quanto al pericolo di reiterazione di condotte della stessa specie con riferimento ad entrambi gli indagati. IInvero, emerge dalle rispettive personalità una sistematica e professionale commissione dei reati di questa natura. Il Parisot in particolare ha creato una vera organizzazione, quale è quella degli Archivi, avvalendosi di abili falsificatori e sfruttando così il mercato di opere d’arte. Anche Vignapiano, che non risulta svolgere stabilmente altra attività lecita, pur non avendo un ruolo nella struttura degli Archivi, utilizza il nome e la struttura di Parisot e gli Archivi per commerciare falsi. Egli annovera peraltro una precedente condanna per ricettazione. Il Pm nella richiesta di misura cautelare valorizza anche altri aspetti della personalità del Vignapiano tra cui i contatti con personaggi già noti nell’ambiente della circolazione di opere d’arte false e riporta alcune conversazioni telefoniche sull’argomento, alla cui lettura si rinvia.
Carabinieri:
“OMISSIS era strettamente legato ad un altro pregiudicato, specializzato nello stesso settore, VIGNAPIANO Matteo, il quale era già stato individuato dal Nucleo TPC di Bari come il venditore di tre disegni e di una scultura in bronzo a firma MODIGLIANI di dubbia autenticità nell’ambito di un procedimento penale della Procura della Repubblica di Matera, poi stralciato a Roma e iscritto con questo stesso numero di fascicolo. VIGNAPIANO ha venduto le opere di seguito indicate a OMISSIS che le acquistò in nome e per conto della figlia, OMISSIS , stilista di una nota casa di moda. Già dalle prime telefonate, intercettate sia a PARISOT che a VIGNAPIANO, sono emersi evidenti elementi di reità
Leggo solo ora,
grazie per l’attenzione.
Non si cela il nome di Matteo Vignapiano dietro Mathieu VIGNON, è ampiamente chiaro sui social e sul mio lavoro.
Io sono stato dirigente in una multinazionale Americana per 30 anni circa, poi ho avuto un azienda nel settore Arte prima di fare l’illustratore e il pittore per varie case editrici.
Ho lavorato con U.Mastroianni, Emilio Greco e molti altri noti artisti.
Celare è nascondere, chi legge può verificare se ciò risponde a verità con un giro di click.
Quindi è sbagliato quando mi indicate”persona di poco conto, che altro non sa fare………’converranno, materia penale.
La coppia Loiodice/Mondini significa in maniera subdola la mia posizione di pregiudicato.
Sono stato condannato, venti anni fa, per la ricettazione di fotocopie di una agenda di un mio concorrente aziendale, poi fallito e condannato per bancarotta fraudolenta, ma questo non è un mio problema,trovate nella scrivania di un mio agente di vendita, proveniente da quella azienda, ne avevo trenta di agenti, nel frattempo deceduto.
I fatti erano questi e non potendo difendermi, rispettando la decisione del Giudice di Pace, senza appellarmi, mi presi la condanna in questione, 400 mila lire di multa.
Ero colpevole, non avevo saputo controllare bene i miei collaboratori.
E Loiodice \Mondini si “azzuppano il loro pane”.
Rispondo in maniera sequenziale, e spero esaustiva.
Non è mia intenzione intimorire, un Giudice darà sentenza.
La denuncia \querela non é paventata, è stata presentata alla Procura di Roma, 4 piano, ufficio querele, in tempo utile, poiché, Loiodice, ignorante in quanto ignora, non sa, e ne gongolava in alcune interviste, che i termini partono da quando la parte lesa viene a conoscenza dell’offesa, tra l’altro il reato viene sistematicamente reiterato.
In quanto a Bari, mi risulta che fui indagato per un’opera di Paladino che fu riconosciuta poi autentica dal Maestro.
Dei tre disegni e della scultura in bronzo di Modigliani non ho notizia di addebito o di stralcio a Roma.
Le vostre informazioni certo che sono tratte da una inchiesta ma di un giudizio di primo grado,e mi congratulo, molto bene riportate, qui noto più la mano della Mondini, per il Loiodice, dall’incerto Italiano parlato e scritto, la vedo dura e mi auguro che gli accessi agli atti, a dispetto di quanto ghigna il Loiodice: “il Giudice ce li ha negati ma noi sappiamo come procurarceli”, un intervista debitamente registrata che continuava “vero Andrea”, siano stati assunti con regolare richiesta al Tribunale in questione, cosa che verificherò domani stesso.
In caso contrario c’è un problema, per i”soci” e per “Andrea”.
Certo che sono stato arrestato nel 2012 per la vicenda in oggetto e ho subito otto mesi di arresti domiciliari .
Scrivete che il P.M. non era giustizialista, eppure aveva richiesto l’arresto in carcere, negato dal Tribunale.
In una udienza il mio Avvocato,che chiedeva la revoca degli arresti domiciliari, dopo 5 mesi,si è sentìto rispondere dal P.M. da voi indicato non giustizialista : per me doveva stare in carcere!
Attenzione, a differenza di voi io non discuto quella dichiarazione, ma non mi venite a parlare di clemenza.
Tutto quello che vi divertite a riportare, parlo delle deduzioni di “Andrea e company” , intercettazioni e conclusioni degli inquirenti, meticolosi, puntuali, un attento lettore, alla luce della sentenza dalla III Sezione di Appello Penale di Roma, N.15173\2019 del 19\12\2019 , Presidente Dott Claudio Tortora, Consiglieri Dott. Patrizia Campolo e Dott. Maria Cristina Muccari, deduce che è solo immondizia, rancorosa, incompetente, insomma porcheria.
Ma non per quanto gli inquirenti avevano prodotto e per il conseguente giudizio di primo grado indotto, no, per quanto ancor oggi voi cercate di promulgare.
La sentenza recita la mia assoluzione piena, tanto che il P.M., nonostante avesse, quello indicato da voi non giustizialista, richiesto una pena doppia del primo grado, ha pensato bene non ricorrere in Cassazione.
Oggi, fatevene una ragione, untori e portatori di non verità, la sentenza è inappellabile.
Ho già presentato istanza di risarcimento allo Stato Italiano.
Ma già, per voi i Giudici , di Roma o di Lugano, o vediamo di dove altro, se non sentenziano con quanto in linea con il vostro pensiero o sono fessi o chi sa che cosa…..( Loiodice pensiero, registrato).
Voi non volete avere a che fare con me, bene io non mi offendo, ma qualora vorreste io sono pronto ad avere a che fare con voi sull’argomento, sulla questione vera che vi ..motiva, pubblicamente.
Lo scompisciante “magnante Russo”, perdoni la mia divertevole citazione il Loiodice, ma non riesco a farne a meno, ha, credo, l’esperienza giusta per intendere: CAMBIANO I MUSICANTI MA LA MUSICA È SEMPRE LA STESSA.
Chiudo, non voglio annoiare voi e chi legge, notificandovi che il mio profilo FB è aperto, possono pubblicare quanto vogliono.
Chiederò consenso anche ai vostri profili, per parlare “schiettamente” di Modigliani.
Io ho conosciuto e sostenuto, con discrezione, Jeanne prima e Laure Modigliani dopo, credetemi, ne so.
So anche che non intendete intrattenervi con un “pregiudicato”, ma fate uno sforzo, parliamone, pubblicamente, forse potremmo giungere alla verità….vera.
Se è questa che vi interessa.
il progetto del pavido la comprometterà.
Restellini, Parisot,Pepi, se pur a latere, sono solo fcce della stessa medaglia.
Rifletta, analizzi e consideri.
Saluti.
Come ebbi ad anticipare i soci Mondini e Loiodice sono stati rinviati a giudizio per diffamazione a mezzo stampa dal GIP di Trento (luogo dove è stato commesso il reato di diffamazione ,poiché il libro edito da CHIARELETTERE li è stato stampato,e dovranno presentarsi in aula a Marzo.
Già ,come è nel loro stile, avvalendosi di midia loro solidali(la Mondini è signorina buongiorno giorno Rai uno e molto ne approfitta), hanno cominciato a insinuare dubbi sui Giudici che li giudicheranno. HANNO LA CONVINZIONE I DUE DI ESSERE I SOLI DEPOSITARI DELLA VERITÀ,E SI SONO SEMPRE POSTI AL DI SOPRA DELLA GIUSTIZIA CON SCRITTI E DICHIARAZIONI.
Io, che mi costituirò parte civile anche in quel processo, attendo fiducioso il giudizio dei Giudici .